Noi isolani non potevamo proprio mancare alla XXVIII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. La tendenza, che vede i numeri del salone subalpino costantemente in crescita da diverse edizioni, si è riconfermata quest’anno, con più di 340.000 presenze nell’arco dei cinque giorni della fiera. Numeri che consolidano questo come l’appuntamento principale del settore editoriale e librario nazionale. Il Salone ha occupato tutti e cinque i padiglioni del complesso Lingotto fiere (lo stesso nel quale si svolge Torino Comics, pur se su superfici decisamente ridotte).
L’appuntamento torinese, pur mantenendo ovviamente come protagonista la parola scritta stampata su cellulosa o impressa in database elettronici, rappresenta ancora una volta un grande contenitore, capace di spaziare tra i media come nessun’altra fiera italiana è in grado di fare. Accanto a giganteschi spazi diretta di network televisivi, capeggiati dalla RAI, è possibile trovare postazioni di diverse emittenti radiofoniche, aree stampa e punti di accesso alla rete, che creano un immenso spazio digitale condiviso in tempo reale, oltre a quello fisico. Aggiungete le tantissime conferenze, seminari e workshop sparsi senza soluzione di continuità temporale per le varie sale conferenze, e avrete un’idea della dimensione dell’evento. Fortunatamente, gli spazi calpestabili sono tanto vasti da permettere comunque la diluizione di una folla simile, e di consentire una densità di pubblico per metro quadro vivibile. Questo per quanto riguarda l’atmosfera generale del Salone.
E invece la presenza e lo stato generale dei nostri generi preferiti sui libri? Sicuramente, quello che emerge dalla presenza di pubblico agli stand conferma l’ottimo stato di salute della domanda di letteratura fantasy, specie da parte della fascia di età preadolescenziale e adolescenziale. Attualmente si riscontra un riflusso di produzione verso l’High Fantasy e la cara vecchia Sword&Sorcery, dato che la domanda si fa sempre più insistente: un sottile ma deciso mutamento di gusti del grande pubblico, compresa la fascia di età più giovane, qualche anno fa decisamente rivolta ai sottogeneri Urban e Paranormal Romance. La novità è che attualmente questo tipo di pubblicazioni non arrivano più solo dall’estero, tradotte, ma c’è ormai un risoluto fermento di autori nostrani che si dedicano proprio a queste tematiche, e soprattutto una serie di case editrici per lo più di genere che hanno tutto l’interesse a spingere questo tipo di produzione.
Infatti, allargando queste considerazioni agli editori, all’interno del salone abbiamo una suddivisione piuttosto netta: ci sono le grandi case editrici generaliste come Bompiani, Feltrinelli, Mondadori e via di questo passo, che praticamente in fiera si presentano con degli stand che sono assimilabili né più né meno agli store che potete trovare in qualsiasi centro commerciale dello stivale, dove è piuttosto difficile rintracciare non dico un responsabile editoriale, ma anche solo un addetto stampa o un addetto social. In ogni caso, questo tipo di casa editrice ha spesso un catalogo fantasy e sci-fi degno di nota, ma altrettanto spesso lo mantiene per una pura questione di diversificazione dell’offerta, e ha poco interesse a coltivare i talenti del genere di casa nostra. Accanto a questo tipo di realtà ne esiste un’altra completamente diversa, fatta di case editrici medie e medio-piccole, spesso dedicate o comunque con una storia nella quale un ben determinato genere assume un’importanza preponderante. È il caso di Fanucci, storica editrice italiana della fantascienza mainstream, con un piccolo ma agguerrito catalogo di prodotti fantasy, ma anche di realtà come Dunwich, Specchionero, Tunué ed altri, che coniugano la competenza nel settore editoria con la passione per il genere fantastico, cosa che si riflette nel lavoro non esclusivamente di stampa, pubblicazione e distribuzione dei prodotti, ma anche di scouting e percorso di crescita interno dei propri autori: a mio parere il futuro della letteratura fantasy nel nostro paese passa di qui. In altra sede parleremo nel dettaglio delle attività, delle linee editoriali e delle novità che presentano queste case editrici, ma qui è il caso di riportare un esempio emblematico: la Gainsworth Publishing.
Al di là del nome anglosassone, parliamo di un’italianissima editrice di Novara, che non solo dichiara espressamente tra i propri intenti la volontà di far crescere giovani scrittori, mettendo all’indice forme più o meno raffinate di sfruttamento degli stessi (vedi l’EAP), ma dando anche seguito alle intenzioni con i fatti. Gainsworth si occupa esclusivamente di letteratura fantastica, con un catalogo che va dal fantasy, al fantasy ironico, dal thriller soprannaturale, alla paranormal romance. Abbiamo così in catalogo la saga dark fantasy “The Dark Hunt” di Julia Sienna, giunta al suo secondo capitolo, “Con l’ultimo respiro” di Lorenzo Sartori e “La Colonna di Antanacara – L’avvento” di Ronnie Pizzo e Nicolò Parolini, fino ad “Occhi di Drago”, un libro sui nostri amici scagliosi scritto a sedici mani, e “L’Ultimo eroe”, di Diego Tonini, un fantasy tutto da ridere. E questo solo per rimanere nell’ambito del fantasy propriamente detto.
Valentina Santini, una delle responsabili dell’Editrice ed appassionata di fantasy prima di ogni altra cosa, non si capacita “…di come le Case Editrici siano così spaventate nell’avere a che fare col fantasy. Eppure è un momento d’oro per il genere, c’è una fortissima richiesta e questo particolare tipo di narrativa potrebbe fare da punta di lancia per un’ulteriore diffusione del libro tra i più giovani.” Le chiediamo da cosa dipenda il successo di un’Editrice dedicata al fantastico. “L’importante è diversificare. Offrire un catalogo più ampio possibile al pubblico e ve l’assicuro, in Italia abbiamo fior di autori in grado di affrontare tutti i sottogeneri. Noi presentiamo l’High Fantasy, il fantasy ironico, il thriller paranormale, il catalogo per i più piccini. Qui al Salone esordisce per esempio la nostra nuova linea paranormal romance con il romanzo “Energy” di Elena Orlandini. E poi passione, competenza, ed un amore viscerale per il genere.”
Insomma, speriamo davvero di vedere questa “new wave” fantastica italiana ai massimi livelli nell’immediato futuro.
Alla fine della giornata, passando invece alle vecchie conoscenze, ci siamo recati all’Arena Bookstock per seguire la conferenza di Licia Troisi sul freschissimo ultimo libro di Nashira (di cui potete leggere prologo, primo e secondo capitolo in esclusiva proprio su Isola Illyon!). Tra una battuta, una risposta alle domande dei propri fan, qualche informazione in più sul capitolo conclusivo di Nashira (di cui non spoileriamo nulla per non rovinarvi la sorpresa) ed aneddoti divertenti, la scrittrice si è lasciata sfuggire di essere già al lavoro sulla prossima saga, rigorosamente fantastica, e di stare facendo il pensierino di tornare a scrivere ancora di Nihal, un personaggio al quale è particolarmente legata, per ovvi motivi.
Alla fine della Fiera (è proprio il caso di dirlo), qui Torino, a voi Isola!
– Luca Tersigni –