La presenza di titoli indie nel mercato dei videogame ha rivoluzionato il modo di vedere il gioco e di giocare. La nostra epoca è costellata da prodotti che hanno fatto successo seppur realizzati da sviluppatori sconosciuti, come Goat Simulator, che è arrivato in alto nelle classifiche dei giochi più venduti di sempre, nonostante tratti di una capra. Qui, però, parliamo di un titolo nato per essere giocato da pochi perché riguardante tematiche misteriose e, a tratti, inquietanti: sto parlando di Tormentum: Dark Sorrow.
IL GIOCO
Tormentum: Dark Sorrow è un videogioco per PC creato dalla OhNoo Studio, casa produttrice di Amelia and Terror of the Dark, libro interattivo per iOS. Reperibile su Steam (anche in versione demo), questo punta&clicca vecchio stampo ci trasporterà all’interno di una dimensione onirica a metà tra l’incubo e la fiaba. Dico fiaba perché, nonostante le atmosfere lascino intendere al giocatore di trovarsi in un mondo oscuro, completamente avvolto dal male, alcuni elementi del videogioco, trattati con leggerezza, lo accomunano alle difatti più leggere fiabe.
Il gioco comincia con il protagonista, avvolto da un mantello e incappucciato esattamente come il Bearer of The Caurse di Dark Souls 2, imprigionato in una cella ed impossibilitato a muoversi. Di fianco a lui, un incrocio topo-furetto antropomorfo gli spiega che è stato catturato, ancora non si sa bene da chi e perché. La scena, quindi, cambia, e ci troviamo in una prigione lugubre del potente castello (perché è potente, non imponente), dove una guardia, forte dello stare al di là delle sbarre, ci schernisce e si gode la nostra prigionia. Scatta però il cambio turno e la sentinella, dopo averci messo al corrente di quello che ci succederà (ovvero torture, torture e ancora torture) se ne andrà beata a casa, lasciandoci il tempo di evadere e perlustrare il potente castello. Al giocatore spetterà quindi l’arduo compito di uscire da una cella arrugginita, risolvere vari enigmi e affrontare discorsi più o meno seri su quanto sia triste il mondo nel quale ci si trova.
NOTE TECNICHE
L’Interfaccia è semplice, immediata, ma scomoda: la schermata, difatti, si muoverà col mouse nonostante il gioco, seppur giocato a schermo intero, mantenga un rapporto 4:3 abbastanza disorientante (o forse fatto apposta? Chi lo sa.). Il sistema dell’interfaccia si presenta nel modo più semplice possibile: avremo una sacca per depositare i vari oggetti trovati e un taccuino per prendere appunti utili.
Il gioco non permette al personaggio di muoversi: quest’ultimo rimarrà fermo ai lati della stanza, permettendoci di esplorare il resto con il nostro mouse. E, in alcuni casi, questa è una fortuna, considerando che ci troveremo a vagare per lugubri spazi e a dover interagire con persone decisamente poco raccomandabili.
Il comparto sonoro è all’altezza del titolo e raggiunge un buon livello, assieme ai paesaggi che richiamano l’arte di Hans Ruedi Giger, lugubri, scomodi e terribilmente horror. Scheletri, creature aberranti e oscure “ci faranno compagnia” lungo il nostro percorso per scoprire la verità. Passiamo, ora alle note dolenti.
Nonostante il gioco si avvalga di una trama e di una ambientazione tetre e terribilmente oniriche, i discorsi presenti spesso non toccano lo stello livello di tragicità o serietà dell’atmosfera in cui ci ritroviamo immersi. Il dialogo iniziale tra l’uomo ratto e il giocatore, ad esempio, sembra fin troppo forzato e, anche a causa di un doppiaggio forse non troppo curato e scritto (anziché parlato), si ha come l’impressione di disquisire di argomenti “pesanti” con un’innaturale leggerezza. Alcune battute, poi, trasudano comicità e sembrano prese con forza dal copione del “perfetto stupido malvagio” dei film come Komodo Vs. Cobra e aberrazioni simili. Il tutto, ovviamente, è altamente penalizzante, soprattutto perché molto spesso saranno le stesse descrizione degli oggetti a far perdere di serietà al gioco.
Essendo un punta&clicca, la presenza di numerosi puzzle era inevitabile. Purtroppo anche qui, nonostante sarebbe stato abbastanza facile stupire i giocatori sfruttando la già sopracitata atmosfera horror, gli enigmi rimangono banali, il più delle volte scontati e semplici. Per i più complessi, tra l’altro, avremo a disposizione più pergamene in grado di darci direttamente la risposta corretta. Insomma, in un titolo che fa dei puzzle e dello spirito d’osservazione il suo forte, questo non è sicuramente un traguardo degno di essere premiato.
Tormentum, tra l’altro, è decisamente poco longevo. I più abituati a risolvere enigmi (o anche semplicemente gli utenti avvezzi a questa tipologia di prodotti) saranno in grado di completarlo in circa 3 ore, mentre ce ne vorranno dalle 4 alle 6 per i giocatori più “tranquilli”. La rigiocabilità del titolo è sostanzialmente nulla, considerando che non offre finali alternativi né finali segreti (o, almeno, per ora on ne sono stati svelati). Nota simpatica è la presenza di indizi non fondamentali per la risoluzione del gioco, ma che ci danno l’opportunità di svelare la trama, a tratti nascosta, dell’ambientazione nella quale giocheremo.
Insomma, la classica occasione sprecata: l’ambientazione spettacolare di Tormentum non basta a compensare le altre sue lacune. Voi cosa ne pensate? Ci avete giocato? Scrivetecelo qua sotto e, intanto, date anche un’occhiata al trailer!
– Yari Montorsi –
Recensione Tormentum Dark Sorrow: indie dal sapore dark
Yari Montorsi
- Ambientazione con disegni strabilianti;
- Comparto Sonoro all'altezza;
- Interfaccia pulitissima;
- I discorsi spengono un po' l'orrore presente nell'ambientazione;
- I puzzle sono semplicissimi, forse fin troppo;
- Longevità praticamente nulla;