Dal 1° dicembre è disponibile su Netflix la serie Dark, ideata da Baran Bo Odar (già direttore di Who Am I?) e Jantjie Friese, la prima produzione tedesca ad approdare sulla nota piattaforma di streaming.
La storia narrata in Dark si svolge a Winden, in Germania, dove alcune sparizioni di giovani hanno destato la città dal suo torpore, dando il via a un’escalation di avvenimenti sempre più preoccupanti. All’ombra di una centrale nucleare che veglia sul bosco di Winden, una coppia di poliziotti si ritrova a dover indagare su queste sparizioni e nel frattempo a fare i conti coi propri demoni interiori. Come annuncia il trailer, al centro delle indagini non ci sarà il come, né il chi, ma il quando. Infatti l’elemento temporale sembra avere un significato importante in tutta lo show, in cui i tasselli dovranno essere messi al posto giusto come in un puzzle.
“La nostra è davvero la produzione ideale per chi ama il binge watching (guardare tanti episodi di una serie tv in rapida successione, ndr): se, infatti, uno spettatore dovesse provare a seguire Dark in un altro modo, magari facendo una pausa di diverse settimane tra un episodio e l’altro, finirebbe quasi certamente per ritrovarsi confuso, e avrebbe difficoltà a orientarsi tra tutti i personaggi e le relazioni che ci sono fra loro”. Queste le parole dell’ideatore e regista Baran Bo Odar, che ha voluto stuzzicare la curiosità del pubblico parlando di una trama complessa e intricata.
Già dal trailer non si può non notare la strizzata d’occhio al cinema anni ’80, che dopo Stranger Things pare sia tornato di moda. Ragazzini in un bosco che corrono sulle loro bici, impermeabili gialli, sparizioni, walkman, esplorazioni pericolose: gli elementi che citano i cult della nostra infanzia giocando con l’effetto nostalgia ci sono proprio tutti. C’è da dire comunque che qua siamo su uno stile decisamente più oscuro rispetto a quanto visto in altri prodotti che mettono in primo piano il fattore avventura. La coppia di investigatori può ricordare quella vista in True Detective, e i drammi a cui andranno incontro saranno tutt’altro che leggeri.
Jantjie Friese, co-autrice della serie, ha anche aggiunto: “Non abbiamo scritto Dark pensando che dovesse piacere a un pubblico internazionale, inserendo quindi elementi adatti a spettatori giapponesi o francesi, e via dicendo. Abbiamo piuttosto cercato di raccontare qualcosa che avesse a che fare con la condizione umana e con domande universali, e che pertanto fosse interessante per tutti. Forse anche per non porci il problema, ci siamo concentrati su un piccolo universo privato, sperando che avrebbe interessato il pubblico di tutto il mondo”.
Voi che dite? L’avete già vista tutta? Continuate a seguirci, presto torneremo a discuterne!
–Andrea Carbone–
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