Immensi illyoners, quello di cui oggi andremo a parlare riguarda un’esperienza del tutto unica. È quel qualcosa che una volta finito vi farà rimanere con il classico dubbio della serie “ma è successo davvero, oppure ho sognato tutto?”, e starete lì, imbambolati con vaghi ricordi persi nell’oblio più totale. Se vi sto spaventando mi fa piacere, e ci tengo a rincarare la dose aggiungendo qualche parola (apparentemente) a caso: Titan, Souls, 16bit, pixel, una sola freccia, morte, morte, morte e… MORTE! Se non avete capito di cosa sto parlando, questa recensione vi chiarirà tutto, e se siete dei veri hardcore gamers vi colpirà nel vostro punto debole, dritto in pieno petto!
Titan Souls è un videogioco d’azione/avventura, sviluppato dalla casa indie Acid Nerve e distribuito dalla Devolver Digital, creato da Mark Foster che con il nickname Claw realizzò in 48 ore il primo prototipo funzionate a fine 2013. Il titolo è uscito ufficialmente pochi giorni fa, il 14 aprile, ed ha visto la luce grazie al trio composto dallo stesso Mark Foster, ideatore e creatore, supportato da David Fenn (compositore della colonna sonora) e Andrew Gleeson (curatore dell’aspetto artistico), e sin dal primo instante suscitò un evidente interesse. Già giocando solamente la demo si capiva che questo prodotto non sarebbe passato inosservato, e che soprattutto non sarebbe stato alla portata di tutti, sia per il forte richiamo al retrogaming (con i giochi usciti sulle console di attuale generazione fa sempre storcere la bocca vedere un pixel game, seppur ben fatto), sia per la sua evidente difficoltà. Non mi focalizzerò sul parlare della trama perché sostanzialmente (almeno per chi giocherà questo titolo per la prima volta, e quindi con una sola “run” che potrebbe durare molto) non presenta una storia ben precisa, e potrebbe essere compresa solo a stento andando piano piano avanti, sempre accompagnati da grandi dubbi. Le Titan Souls, le fonti spirituali da cui si originano tutti gli esseri viventi, sono il nostro obiettivo, e dovremmo sconfiggere i titani che ne proteggono i frammenti per ottenere il potere. Come la maggior parte degli indie, la longevità non è enorme, e in particolare la sua durata si estende intorno alle 4-5 ore: un’esperienza di gioco breve, ma che potremo sicuramente definire intensa!
Noi Illyon-hardcore gamers l’abbiamo giocato, e vi possiamo assicurare che l’alto livello di difficoltà (e la morte) regna sovrano, rendendo il Game Over appostato dietro ogni angolo, ma facendo comunque sì che il gioco risulti coinvolgente, portandoci alla mente i tempi andati in cui rimanevamo estasiati dall’imponenza dei titani di Shadow of the Colossus, ai quali Titan Souls largamente si ispira (anche lì avevamo un mondo aperto con una storia che non veniva raccontata ma andava scoperta, con enormi nemici contro cui bisognava confrontarsi in epici scontri 1vs1). Ne siamo rimasti assolutamente affascinati, e abbiamo alternato momenti di felicità (quasi come quando, in una situazione di vita o di morte, ti serve fare un critico, tiri il dado ad occhi chiusi e dopo averli aperti impaurito scopri che hai fatto 20!) a momenti di estrema frustrazione in cui tirare il controller fuori dal balcone poteva essere un valido sfogo. Il gioco si presenta come un open world (ci sono zone da esplorare sebbene non siano poi così enormemente grandi) dove il nostro coraggioso protagonista si fa largo tra i 20 titani incontrabili, dovendoli sconfiggere usando il solo colpo dell’unica freccia che ha a disposizione. Non abbiamo dunque una barra di vita, così come non ce l’ha il boss che ci troveremo di fronte, e l’unica nostra ragione di vita sarà uccidere il titano prima che lui uccida noi. Osservare prima il boss e le sue azioni e poi trarne beneficio con l’ausilio della nostra sola arma è la sostanza del gioco: ragionare strategicamente e osservare tanto (oltre ad una buona dose di riflessi Kedi per schivare) è la strategia vincente.
Ovviamente l’handicap dell’avere una sola freccia, ergo una sola possibilità per uccidere l’avversario, si fa sentire, soprattutto considerando che nel mentre penserete a scoprire il suo punto debole, starete lì a cercare di schivare i colpi del titano, consumando il tasto col quale rotolerete. Una volta tirata la freccia, se il colpo non dovesse andare a segno potremo comunque andarla a riprendere “manualmente” a nostro rischio e pericolo, o attirarla a noi tramite telecinesi, rendendola comunque un’arma pericolosa, poiché se la freccia dovesse toccare il boss nel frattempo che si sposta cautamente verso di noi, potrebbe tranquillamente ucciderlo. Se da un lato abbiamo un povero personaggio armato di una sola freccia pronto a saltellare di qua e di là per evitare di essere schiacciato, dall’altra abbiamo dei nemici molto avvantaggiati: spesso avranno degli scudi/armature a proteggerli, e il loro punto debole non è palesemente telefonato come risulta in molti giochi attuali; al contrario, ogni titano ha un suo modo di essere battuto, quindi per sconfiggere questi enormi giganti dovremo prima studiarli un po’ e indurli ad attaccare senza farci uccidere, per prenderci del tempo per scoprire dove tirare la freccia.
Non è un gioco macchinoso, questo è certo. Non è di quelli dove basta un po’ di pratica per prendere confidenza con i comandi, anche perché, tranne il tasto per lanciare la freccia e quello per rotolare, non abbiamo nient’altro. Sarebbe stato utile se avessero inserito il tasto imprecazione: un utile sfogo nei momenti di disperazione post mortem.
Che requisiti deve avere il videogiocatore che si approccia a Titan Souls? Domanda interessante dalla risposta che non sempre piace a tutti: se da un lato la freccia è l’arma del nostro protagonista pixelloso, dall’altro l’io gamer che è in noi deve solo armarsi di pazienza. Sono tante le volte che moriremo, altrettante quelle in cui bestemmieremo, e infinite quelle in cui verremo presi da raptus omicida in cui l’unica soluzione per porre fine alla frustrazione sarà legare il cappio dell’alimentatore attorno al nostro PC.
Una nota di merito va all’aspetto artistico del gioco. La grafica in 16bit a richiamo dei vecchi tempi passati fa scendere una lacrima che certamente si va ad aggiungere a quelle di rabbia nei momenti in cui saremo “oneshottati”, ma sarà una lacrima diversa: un ricordo a capolavori come The Legend of Zelda: A Link to the Past (che ne ricorda la visuale e lo stile), oppure ad Ico e Shadow of the Colossus ci assalirà, e in memoria dei vecchi tempi troveremo il coraggio per avanzare senza perderci d’animo. L’emozione accrescerà se pensiamo che all’epicità che ci sarà nel battere ogni titano si aggiunge una super colonna sonora che si sposa benissimo con gli eventi. Tutto il comparto tecnico, quindi, con quello stile retrò che non passa mai di moda, sicuramente conquisterà i cuori dei più sensibili ai capolavori degli hard pixel game, di quelli che non si vantano di aver platinato chissà quale recentissimo gioco, ma che stanno nel buio della loro camera bestemmiando in silenzio chissà quale divinità per non farsi sentire dalla nonna in cucina.
Dobbiamo dire che nonostante il gioco sia stato accettato positivamente, Mark Foster ha comunque corso un grande rischio: possiamo dire che si è appellato a quei cuori impavidi, ancora speranzosi che qualcosa di buono possa uscire dalla aziende che producono videogiochi, soprattutto quelle indie che senza alcuna pretesa a volte sfornano dei veri gioielli. Il rischio che questo gioco potesse essere poco apprezzato c’è stato, visto e considerato il lungo periodo di scadenza dove ormai i videogiochi prendono per mano il videogiocatore e lo portano tra i verdi campi abitati da boss che rasentano l’intelligenza di Murloc con l’emicrania, ma ritrovarci davanti questo tipo di giochi che risvegliano il core-gamer masochista che è in noi è una sfida a cui molti decideranno di cedere. I titani di questo gioco non vi vorranno bene, non saranno i vostri confidenti a cui racconterete le vostre paranoie sulla vostra solitudine in un mondo sconosciuto, ma vi tratteranno come trattereste in una giornata afosa una zanzara che vi svolazza vicino: vi schiacceranno in un solo colpo e si beeranno della vostra mancanza di abilità (sono cattivi, non proprio così platealmente, ma giuro di aver sentito che qualcuno di loro dopo l’ennesima mia morte mi abbia parlato e deriso). Un solo consiglio, giocatelo prendendo le dovute precauzioni: munitevi di casco, ginocchiere, proteggi-gomiti e guantoni da boxe, così che in qualsiasi attimo di pura follia terrete al sicuro il corpo nella quale il vostro spirito di hard core gamer risiede!
– Alessia Bellettini –
Recensione Titan Souls: titani, bestemmie e morti
Isola Illyon
- Lo stile del gioco, tutto in pixel art, è visivamente stupendo;
- Le musiche sempre azzeccate ed evocative vi faranno emozionare;
- Gli amanti dei giochi d'altri tempi si troveranno a casa;
- Finalmente, dopo tanto, un gioco veramente difficile...
- ... forse anche troppo, consigliato solo a giocatori dai nervi saldi;
- Breve, e le modalità sbloccabili potrebbero non invogliare a ricominciarlo;
- Alcuni titani sono meno ispirati di altri;