Fin dai suoi primordi, il genere umano per spiegare la vita costruisce delle storie. Storie di dèi e di uomini, di gesta eroiche e di imprese impossibili, storie di iniziazioni e di popoli eletti, storie di magia e di mondi lontani si ritrovano in leggende, favole e racconti popolari di ogni cultura. Storie che ci appassionano e ci ispirano perché semplicemente descrivono alla perfezione i nostri sogni. E queste storie che, in sostanza, ci mostrano di che cosa siamo capaci come esseri umani, sono state chiamate miti. Una delle caratteristiche principali del mito è la sua capacità di riproporre e rivisitare qualcosa di già visto e conosciuto dando però l’impressione di “consumare” qualcosa di sempre nuovo e, soprattutto, attuale. Oggi, infatti, non abbiamo fatto altro che cambiare il nome alle cose e svuotarle della loro originaria sacralità: per questo non sentiamo più parlare di “mitologia”, bensì di “immaginario collettivo” ed è per questo motivo che il re-naufrago Ulisse in cerca della propria Itaca diventa il capitano James T. Kirk che viaggia sull’Enterprise per rotte sconosciute.
La trilogia classica di Star Wars, assieme solamente a Il Signore degli Anelli, rappresenta la più grande storia mitologica della nostra epoca. George Lucas ci ha riproposto l’eterno conflitto tra Bene e Male attraverso il classico viaggio di un eroe – quello di Luke Skywalker, dai suoi inizi come semplice contadino fino a diventare un potente Cavaliere Jedi – narrato con un linguaggio adatto ai nostri tempi: un perfetto secondary world, come direbbe Tolkien, un universo complesso fatto di culture, lingue e paesaggi perfettamente coerenti e funzionanti, e nel quale spade, magia e cavalleria si fondono (per la nostra somma gioia) con armi blaster, droidi e viaggi nell’iperspazio. Solo il fatto che ci esaltiamo smodatamente ogniqualvolta sentiamo il motivo della sigla iniziale di Star Wars e vediamo comparire sullo schermo le magiche parole “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”, dovrebbe farci capire quanto quest’opera cinematografica parli ai nostri cuori proprio come facevano i miti delle antiche civiltà. Ma proviamo a guardare più nel dettaglio quali sono gli elementi che fanno di questa saga una vera e propria mitologia moderna, concentrandoci soprattutto sul primo film del 1977, uscito in Italia con il titolo Guerre Stellari.
Innanzitutto, le avventure del giovane Skywalker seguono lo schema classico dell’eroe: un agricoltore del pianeta Tatooine è catapultato in mezzo all’avventura quando nella sua vita compaiono due strani droidi con un messaggio segreto da parte di una misteriosa principessa in pericolo. Nonostante le spade qui siano laser, appare subito evidente il richiamo al classico plot di una fiaba da “C’era una volta…”. La svolta nella vicenda avviene con l’incontro di un mentore che indica il cammino da percorrere. Sì, perché spesso l’eroe è inconsapevole di esserlo fino a quando una guida più saggia di lui non lo mette di fronte al proprio destino. E, in effetti, un semplice agricoltore come Luke, abituato fino a poco prima a sparare a pantegane giganti assieme agli amici, non poteva certo pensare che le speranze dell’universo intero un giorno sarebbero state riposte in lui. Così come un pacifico hobbit della Contea non poteva sapere che dalle sue azioni sarebbero dipese le sorti della Terra di Mezzo, oppure come il giovane Artù era ignaro di essere destinato a riunire il regno nella pace.
Volendo continuare in queste analogia, cos’altro hanno in comune proprio questi tre eroi? Un mentore, appunto, una guida che possa consigliare e mettere in guardia. Come Merlino rivela ad Artù il proprio destino e lo aiuta usando la magia, in modo analogo anche Gandalf è la guida di Frodo e, ovviamente, Obi-Wan Kenobi… beh, sappiamo quale fichissimo Jedi sia Obi-Wan. I Cavalieri Jedi non siedono attorno ad una tavola rotonda, ma sono comunque un ordine di consiglieri, prima che guerrieri, i quali hanno il compito di mantenere la pace e il cui addestramento ricorda una via di mezzo tra il Buddhismo Zen e le arti marziali giapponesi (pensiamo a Yoda), di cui i samurai erano maestri e con le quali mantenevano un superiore equilibrio tra le mente e il corpo. È ciò a cui sarà addestrato Luke dalla sua guida, cioè all’uso di quella che nella saga è chiamata semplicemente Forza. C’è una particolarità in più: il mentore scompare sempre per tornare nel momento del bisogno e poter continuare nel suo ruolo affiancando l’eroe in eterno. Merlino scompare ma continua a consigliare Artù, Gandalf cade nelle profondità di Moria, ma poi rinasce più potente di prima, così Kenobi si lascia sopraffare da Darth Vader solo per poter seguire Luke come spirito-guida.
Altro elemento decisamente fondamentale: non c’è eroe senza talismano magico. Re Artù riceve dalla misteriosa Dama del Lago la leggendaria spada Excalibur, emblema del potere, Sigfrido riforgia Balmung, la spada del padre spezzata da Odino, per poter uccidere il drago Fafnir e diventare invincibile, Thor fa tuonare i cieli con il possente Mjollnir, Achille imbraccia uno scudo forgiato da un dio. E Luke riceve da Obi-Wan la spada laser appartenuta al padre, accettandone l’eredità. Ma questo non è ancora sufficiente e, infatti, presto o tardi l’eroe incontra dei compagni che lo scorteranno nell’avventura.
Oltre a Gandalf, insieme a Frodo vi è una vera e propria Compagnia fatta di un gruppo assai eterogeneo di personaggi, e anche Luke è accompagnato da comprimari inusuali: un contrabbandiere, Han Solo, la sua spalla Chewbacca, i due droidi e, chiaramente, Obi-Wan. Nei miti e nelle leggende del passato vi è un vasto numero di allegre comitive: Giasone e gli Argonauti, i Cavalieri della Tavola Rotonda, Achille e i Mirmidoni, Ulisse e i suoi compagni guerrieri e marinai, solo per ricordarne alcuni. Abbiamo una guida, abbiamo il talismano e abbiamo dei compagni, non resta che partire per salvare la principessa!
Entrare in un labirinto o attraversare un passaggio verso l’ignoto è spesso uno dei primi ostacoli che l’eroe deve superare nel corso del suo viaggio. Luke e i suoi compagni escono dall’iperspazio a bordo del Millennium Falcon, ma, invece di trovare il pianeta Alderan, vengono risucchiati da una enorme stazione da battaglia, la Morte Nera. Sarà là dentro che, superato un labirinto fatto di stanze, corridoi e pozzi, troveranno la principessa Leia. Ma nei racconti mitologici i labirinti nascondo sempre delle simpatiche sorprese. Le lotte contro mostruosi nemici si sprecano in tutte i miti, perché costituiscono la prova da superare per poter raggiungere un tesoro, per poter salvare una popolazione minacciata o, appunto, soccorrere innocenti donzelle. Gli dèi greci, per esempio, erano benevoli nei riguardi dei mortali che dimostravano coraggio nel combattere i mostri, e spesso li aiutavano. Allo stesso modo, nei momenti critici, Luke è aiutato dalla Forza.
Tutti ricordiamo Teseo alle prese con il Minotauro nel palazzo di Cnosso o Perseo nello scontro con Medusa o ancora Ulisse nella grotta di Polifemo o infine Ercole che strangola a mani nude il leone di Nemea. Limitandoci ai miti europei, anche nelle culture nordiche abbiamo esempi famosissimi: oltre a Sigfrido, anche Beowulf diventa un eroe uccidendo un mostro, il brutale Grendel, che terrorizzava la corte del re danese Hrothgar. Non entriamo nel merito de Il Signore degli Anelli perché ovviamente tutti sappiamo quanti labirinti e quanti scontri devono superare i protagonisti. Anche Luke e compagni, prima di poter scappare verso l’uscita assieme alla principessa, devono affrontare una temibile bestia strisciante, un Dianoga, nelle fogne della Morte Nera, salvandosi per un soffio. La principessa Leia – che non è affatto la classica fanciulla in pericolo, come lo sono invece Elaine, salvata da Lancillotto da una torre in fiamme, o Andromeda, strappata alla morte da Perseo – è finalmente tratta in salvo e le forze del Bene possono riorganizzarsi per sferrare l’attacco finale ai nemici e distruggere la Morte Nera.
Molti altre situazioni narrate da Lucas nei film successivi ricalcano dei topos narrativi presenti in miti, leggende e fiabe che vi lascio verificare da soli: l’addentrarsi in un bosco sacro dopo essersi lasciati alle spalle il mondo conosciuto; le unioni mistiche tra uomini e donne; sacrifici in cambio di conoscenza; la riconciliazione tra padri e figli. L’ultima cosa fondamentale da evidenziare è che nella mitologia l’eroe, una volta fatto ritorno a casa forgiato dalle avventure vissute, deve utilizzare ciò che ha imparato per il bene di tutta la comunità. Anche Luke non si sottrae a questa sua responsabilità e, una volta diventato un vero Jedi, è pronto per intraprendere la sua discesa agli inferi. Enea lo fa per comprendere meglio il mondo, Ercole per compiere un’impresa eroica, Luke invece deve distruggere la minaccia che si cela nella seconda Morte Nera e salvare la parte buona rimasta in suo padre, Darth Vader. Ora la ricerca dell’eroe è veramente conclusa e i festeggiamenti possono avere inizio.
Mi permetto di consigliarvi alcune letture davvero molto interessanti per chi fosse incuriosito e volesse approfondire questi temi: il fondamentale L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell, che ha ispirato profondamente George Lucas ma anche i fratelli Wachowski per la sceneggiatura di Matrix, Il potere del mito sempre di Campbell e il volumetto di Silvia Leonzi Lo spettacolo dell’immaginario edito da Tunué. Infine vi consiglio di consultare la curatissima e approfondita pagina web http://www.moongadget.com/origins/index.html.
– Michele Martinelli –