Dopo quasi otto anni di attesa, richieste, annunci, tentativi e rifiuti degni di una saga galattica, lo scorso 10 gennaio il consiglio di amministrazione del futuro Lucas Museum of Narrative Art ha annunciato che finalmente il sito sul quale fisicamente verrà costruito il Museo è stato scelto: si tratta dell’Exposition Park di Los Angeles. Alla fine la Città degli Angeli l’ha spuntata su San Francisco, che era l’unica altra candidata rimasta a ospitare il Museo pensato e voluto da George Lucas per ospitare la sua immensa collezione privata di memorabilia dedicata all’arte della narrazione a qualunque livello.
San Francisco fu proprio la città nella quale, originariamente, sarebbe dovuto sorgere quello che in un primo momento doveva chiamarsi Lucas Cultural Art Museum. Dopo ben quattro anni di trattative con alcune aree protette nelle vicinanze dei luoghi preventivati, Lucas annunciò che il museo sarebbe invece sorto a Chicago, che si era proposta per mezzo dell’allora sindaco, il pezzo grosso del Partito Democratico Rahm Emanuel. Quando venne svelato il progetto riguardante quest’ultima città, con le dimensioni del museo all’incirca quadruplicate rispetto a quelle di San Francisco e la posizione sulle sponde del Lago Michigan, tutte le associazioni ambientaliste insorsero, appoggiate da un fronte civile capeggiato dal quotidiano Chicago Tribune, che accusò Lucas di voler costruire un monumento a se stesso più che aprire uno spazio pubblico a favore dei cittadini. In questo clima di opposizione il progetto fu approvato legalmente, salvo venire travolto da una seconda ondata di critiche riguardanti il massiccio design del Museo che sarebbe andato – secondo i critici – a deturpare l’ambiente lacustre, per di più senza un effettivo beneficio pubblico. A maggio 2016 Lucas, sfiancato dalla querelle, annunciò di aver abbandonato l’iniziativa e di stare considerando siti a Los Angeles e a San Francisco, che nel frattempo si era rifatta avanti. E da lì arriviamo fino al definitivo annuncio del 10 gennaio.
Ma di cosa si tratterà in effetti? Cosa troveremo nel Museo, e per quali caratteristiche è stato così osteggiato? Sostanzialmente, si tratterà della sterminata collezione di oggetti d’arte di Lucas: quasi diecimila tra quadri e illustrazioni di artisti famosissimi come Degas, Renoir, Rockwell, Parrish, ma anche costumi, materiale di scena, locandine, e bozzetti dei grandi classici del cinema e dell’epoca d’oro di Hollywood, tra cui c’è da scommettere che il materiale dedicato a Star Wars farà la parte del leone. Sarà così possibile ammirare tele di impressionisti al fianco di memorabilia provenienti magari dai set di Guerre Stellari e de I Dieci Comandamenti, in una fusione di arte cosiddetta “alta” e “bassa”, come si usa da un po’ di tempo a questa parte, e soprattutto apprezzarne il lato “narrativo”, come traspare dalle dichiarazioni dello stesso Lucas: “Il Lucas Museum non avrà barriere, né divisioni artificiali tra arte “alta” e “popolare”, permettendovi di esplorare un’ampia gamma di coinvolgente narrativa per immagini. I visitatori meno inclini a visitare un tradizionale museo di belle arti saranno invitati a entrare in contatto e immedesimarsi con forme d’arte che riconoscono e amano. (…) Una sola visita può cambiare non solo il modo in cui pensate ai musei, ma quello che pensate sia arte. Conoscete già l’arte narrativa, perché è l’arte che racconta le storie che amate. La nostra raccolta comprende creazioni originali e artigianali, dagli schizzi agli storyboard, dai set ai costumi dei film. E mettiamo in mostra l’arte narrativa nei quadri, nelle illustrazioni, nei fumetti, nella fotografia e in molti altri media. Vi chiediamo di riconsiderare con noi cosa sia l’arte e apprezzarla per il lato artistico nella narrazione. Vi invitiamo anche ad esplorare la discendenza dell’arte narrativa, così che possiate vedere quale arte abbia ispirato il lavoro e gli artisti di oggi.”
Un’impostazione sicuramente interessante e innovativa rispetto alla “rigidità” dei musei tradizionali e che, se ben implementata, vale sicuramente il miliarduccio pulito che dovrebbe sganciare di tasca propria il buon George per finanziare il progetto senza – dice sempre Lucas – gravare sulle tasche del contribuente USA. Intanto il progetto losangelino è già di dominio pubblico: si tratterà di una struttura dalle forme curve e “liquide”, che insisterà su un’area di circa tre ettari, di cui circa 10000 mq di Museo vero e proprio. Progettato dallo studio dell’archistar Ma Yansong, il Lucas Museum of Narrative Art dovrebbe aprire i battenti il 4 maggio 2020. Nel frattempo, potete visitare il sito ufficiale del Museo su lucasmuseum.org, e che la Forza sia con noi!
–Luca Tersigni–