È innegabile: i media sugli zombie sono diffusi come non mai in precedenza. Molti scrittori e sociologi concordano nel sostenere che questi ultimi due decenni siano stati fiaccati da una costante instabilità sociale che ha colpito duramente l’occidente con crisi economiche e con il persistente timore di vedersi privare dello stile di vita a cui ci siamo abituati. Questa lancinante fobia, paradossalmente opposta alle critiche insite nei primi film dei morti viventi, necessita di uno sfogo che ne tenga in scacco gli effetti logoranti; questi film horror, di fatto, null’altro sono che moderne gargolle atte a farci vivere enfatizzate esperienze apocalittiche all’interno delle rassicuranti mura domestiche in modo da attenuare le pene dei timorosi e desensibilizzare parzialmente la percezione di questo male.
La popolarità dei cadaveri ambulanti nel mondo videoludico, tuttavia, ha origini molto più pragmatiche; negli anni ’90 la tecnologia mostrava limitazioni che castravano evidentemente la creatività degli sviluppatori e, nel mentre, una rinnovata ventata di moralismo giudicava malamente qualsiasi violenza esplicita nei confronti dei personaggi umani. Gli zombie divennero velocemente la risposta definitiva. Notoriamente lenti, questi esseri non necessitavano di alcuna animazione di corsa – che avrebbe molto pesato sui processori di PC e console – e l’essere clinicamente defunti mitigava agilmente qualsiasi dibattito. In tal senso, diversi designer sono ricorsi all’escamotage di variare il pigmento sanguigno delle vittime per salvarsi in extremis dalla censura o, in casi meno comuni, per potersi garantire un’uscita su piattaforme classicamente legate ad un’utenza infantile. I tempi, tuttavia, cambiano e con essi si raffinano gli interessi dei giocatori, i quali non esitano a palesare le proprie preferenze con richieste fin troppo spesso inascoltate.
Ecco qui entrare in gioco Ubisoft che, nonostante tutti i suoi difetti, ha sempre vantato un’encomiabile interesse verso tutto quello che potrebbe fidelizzare i propri consumatori, costringendoli in una spirale di remunerativo consumismo. Stando a quanto afferma Eurogamer, infatti, alcuni fortunati giocatori del noto videogame Far Cry 4 sono stati selezionati per rappresentare il popolo in un sondaggio riguardante il futuro della saga. Non si tratta di un sistema insolito per lo studio di Montreal – ne aveva già fatto largo uso per delineare il destino di Assassin’s Creed – e non abbiamo motivi di dubitare la veridicità dell’informazione, ma quello che cattura la nostra attenzione è la varietà e i contenuti che parrebbero essere presi in considerazione.
Far Cry, per coloro i quali non fossero edotti, è una serie di lunga data nata a metà degli anni 2000, dalle menti della allora neonata Crytek, un gruppo di informatici noti per spingere ai limiti la tecnologia dei propri lavori. Nonostante questo longevo retaggio, tuttavia, il videogame ha acquisito vera popolarità solamente negli ultimi anni, in concomitanza con l’uscita del suo terzo capitolo, grazie anche a una massiccia reclamizzazione che faceva leva sul folle carisma di uno degli antagonisti principali. Dal 2012, in puro stile Ubisoft, abbiamo ottenuto regolarmente nuove uscite che, seppur non brillanti per innovazione tecnica, garantivano abbastanza alternativa da fare clamore al botteghino; ricordiamo, nello specifico, la squisita espansione autonoma nota come Blood Dragon, caratterizzata da azione enfatizzata e atmosfere neon-punk, ma anche il recente Far Cry 4, il quale ha introdotto aggiornamenti minori alla solida giocabilità ereditata dal predecessore.
Tornando alla questione, dunque, cosa ci stupisce così grandemente? Ebbene nel vagliare le opportunità future, affianco alla banalità dell’ormai stravisto combattimento contro i narcotrafficanti, la Ubisoft si apre anche a insoliti mondi infestati dalla minaccia vampirica, desolati deserti diesel-punk o agli intramontabili dinosauri che così raramente vengono sviluppati degnamente nelle loro controparti videoludiche. Qualora non mastichiate l’inglese, eccovi la lista estesa:
- Un gioco di Far Cry nella remota Alaska incentrato sul sopravvivere alla natura selvaggia
- Un gioco di Far Cry in un’ambientazione futuristica, sci-fi, su di un altro pianeta
- Un gioco di Far Cry nella guerra del Vietnam degli anni ’60
- Un gioco di Far Cry ambientato nelle giungle del narcotraffico peruviano
- Un gioco di Far Cry dove si può combattere o unirsi a vampiri
- Un gioco di Far Cry in uno stile spaghetti western nel XIX secolo americano
- Un gioco di Far Cry svolto durante un’infestazione zombie
- Blood Dragon 2. Un sequel di Blood Dragon
- Un gioco di Far Cry ambientato in un mondo post-apocalittico alla Mad Max
- Un gioco di Far Cry ambientato nei giorni presenti su un’isola di dinosauri alla Jurassic Park
- Un gioco di Far Cry basato nel mondo di Shangri-La di Far Cry 4
Non possiamo ignorare che l’ingombrante presenza degli zombie sia qui ancora riproposta, ma a sentire le prime indiscrezioni si tratta di una modalità meno gettonate dal pubblico, forse convinto che il titolo finirebbe per essere fin troppo vicino ai dettami dell’altrettanto noto Dead Island. I dinosauri – anche vista la vicinanza dell’uscita di un certo film – paiono essere i favoriti del momento, ma saremmo ugualmente entusiasti nel vedere realizzati molti dei panorami qui sopra descritti.
Superfluo menzionare che molti tra noi di Isola Illyon confiderebbero in un titolo incentrato sui nosferatu, soprattutto alla luce della cancellazione del videogame di Mondo di Tenebra, ma quale che sia l’esito della vicenda, non possiamo che rallegrarci che temi tanto fantasiosi – e, in alcuni casi, poco comuni – siano sinceramente soppesati e attendiamo con ansia di sapere quale di questi giochi conquisterebbe il cuore di voi lettori.
-Walter Ferri-