Guida galattica per Illyonisti: Space Opera [Parte 1]
Guida galattica per Illyonisti: Space Opera [Parte 2]
Star Trek e Star Wars sono diventati con il tempo, uno per la televisione, l’altro per il cinema, sinonimi di space opera, pur portando avanti, come abbiamo visto, due prospettive molto differenti di questo importante genere. Ma non sono sicuramente gli unici casi di grande space opera portata sullo schermo; anzi, proprio trainati da queste due colonne della fantascienza, furono moltissimi i prodotti che vennero proposti agli appassionati, con risultati altalenanti e vere e proprie gemme che sono passate perlopiù inosservate, non riuscendo a ottenere il successo che meritavano.
Proprio a questo riguardo, non si può non citare quel capolavoro che è Firefly, telefilm diretto da Joss Whedon, che i più conosceranno per Buffy l’ammazzavampiri, altra serie di culto degli anni novanta, e per il più recente The Avengers, uscito nel 2012. Quella di Firefly è stata una storia sfortunata, vista la prematura chiusura della serie dopo appena 14 episodi, nonostante lo stuolo di fan e le loro proteste. Purtroppo i costi molto elevati e un riscontro non troppo positivo negli ascolti determinarono la fine di quello che da molti viene ancora considerato come uno dei migliori telefilm di fantascienza mai creato. Anche in questo caso la figura dell’astronave assume un’importanza cruciale all’interno della storia. La nave in cui si svolge gran parte della vicenda, infatti, è un cargo di classe Firefly, ribattezzato Serenity, che sono rispettivamente i nomi della serie televisiva e del film che venne girato nel 2005 per concludere la vicenda così indegnamente lasciata in sospeso. Film che vinse il Nebula, l’Hugo e il premio Prometheus, ovvero i premi più importanti nel campo della fantascienza, oltre a risultare primo nel sondaggio della rivista britannica FSX su quale fosse il miglior film di fantascienza di sempre.
La storia ruota quindi anche qui attorno all’astronave, che riunisce al suo interno i diversi destini dei membri del suo equipaggio, un gruppetto di persone che vive di espedienti e lavoretti illegali, deciso a vivere ai margini della società opprimente che si è venuta a creare in seguito a una devastante guerra civile. E sono proprio i personaggi, ben caratterizzati e sviluppati, uno dei punti forti della serie, grazie anche ad attori di prim’ordine come Nathan Fillion, insieme a un’ambientazione che pur muovendosi nella tradizione della space opera porta una ventata di novità al genere. Infatti la disparità sociale tra ricchi e poveri che si viene a creare durante il conflitto porta alla formazione di comunità e piccoli agglomerati abitativi per le classi meno abbienti in ambienti dalle condizioni di vita disperate, come lune e pianeti desertici a malapena vivibili. La società, dominata dalla legge del più forte, che si viene a creare in questi luoghi sperduti è del tutto simile a quella del vecchio Far West, quindi vediamo mescolate sapientemente scene e situazioni tipiche dei western in un’ambientazione che è chiaramente quella fantascientifica. Il risultato è, come ci si può aspettare, unico e rende Firefly un’opera così particolare da essere imprescindibile per tutti gli appassionati del genere.
Molto più classica, al confronto, appare un’altra serie storica della space opera televisiva: Babylon 5, di J. Michael Straczynski. Prodotta nel 1993, sembra quasi volersi proporre come alternativa a Star Trek, presentando contesti e tematiche davvero troppo simili a quelle del suo ingombrante predecessore. L’ambiente in cui si sviluppa la storia, però, in questo caso si espande e appare di più ampio respiro, giacché vengono abbandonati gli spazi angusti di un’astronave, palcoscenico in cui poteva agire solo il numero limitato di personaggi che formava l’equipaggio, adattando tutta la vicenda ad un’immensa stazione spaziale e alla sua popolazione. Lungo le cinque stagioni da cui è composta questa serie viene analizzata la società multietnica e multirazziale (data la presenza di numerose razze aliene antropomorfe, come nella tradizione iniziata con Star Trek) formata dagli abitanti della quinta stazione ad avere il nome Babylon (anche in questo caso il nome del mezzo con cui si viaggia nello spazio è il titolo con cui ci si riferisce al tutto). Chiaramente le tematiche che possono essere affrontate partendo da simili premesse saranno differenti, mettendo l’accento sulla politica e sull’amministrazione di una realtà così ampia, oppure sulla convivenza di razze con usanze e stili di vita estremamente diversi.
Con l’avanzare di un nuovo medium artistico come quello videoludico, le idee e gli elementi della space opera non potevano essere ignorati dai creatori di videogiochi, che al contrario hanno preso a piene mani da quella riserva di idee che si erano pian piano formate in principio nella letteratura e poi nel cinema e nei programmi televisivi. Non potevamo quindi concludere che con i videogiochi ispirati alla space opera. Citare i tantissimi titoli basati sull’universo di Star Wars sarebbe davvero impossibile, ma almeno uno tra questi deve essere, per forza di cose, nominato. Knight of the Old Republic (KotOR, per i veri appassionati) è un gioco di ruolo sviluppato da quei geni della Bioware nell’ormai lontano 2003 e si contraddistingue per una trama eccezionale, per molti aspetti di gran lunga superiore a quella dei film di George Lucas. I suoi personaggi mai banali e l’epica storia in cui vengono calati lo rendono ancora oggi uno dei più bei giochi di ruolo occidentali mai creato, da poco riproposto anche su Ipad. Ma non è l’unico capolavoro che i ragazzi della Bioware hanno tirato fuori dall’oceano di stelle della space opera. Nel 2007 esce infatti Mass Effect, un videogioco che non ha nulla da invidiare a un film o a una serie televisiva di successo, grazie alla cura maniacale nel ricreare un nuovo universo, talmente ricco e approfondito da sembrare originale pur riprendendo in abbondanza cliché e luoghi comuni del genere. Eppure il comandate Shepard, protagonista della trilogia di Mass Effect, riesce a essere talmente credibile da farci calare completamente nei suoi panni, tanto da farci provare le sue stesse sensazioni, le stesse emozioni per i suoi compagni e i suoi stessi dolori, lottando con lui per la salvezza della Terra e dell’intero universo.
Lo ammetto, questi due giochi non avevano bisogno poi di molte presentazioni, quindi per farmi perdonare concludo suggerendovi il titolo di un altro gioco di space opera meno conosciuto: Sins of a Solar Empire. In questo caso ci troviamo di fronte ad uno strategico in tempo reale, ma dalle proporzioni davvero spaziali, dove avremo il controllo di un impero vasto quanto un sistema solare, che dovremo amministrare, proteggere e ampliare, sfruttando soprattutto le nostre capacità di condottiero galattico. Gli scontri tra centinaia e centinaia di astronavi, infatti, sono qualcosa di stupendo e le lunghe partite, che possono durare anche un paio di settimane, sono quanto di più soddisfacente possiate trovare in un videogioco.
Bene, comandati stellari, esploratori galattici e contrabbandieri dello spazio; abbiamo esplorato in lungo e in largo il sottogenere della space opera, un’ampia parte della fantascienza talmente importante da caratterizzare, agli occhi di molti, tutto il genere della science fiction. Ne abbiamo analizzato gli albori letterari e gli sviluppi cinematografici e televisivi, fino a concludere con il suo sfruttamento nel campo videoludico. Ora è tempo di inserire le coordinate nei motori a curvatura e di impostare nuovamente la rotta verso casa, pur sapendo che non ci tratterremo a lungo. Il richiamo dello spazio è troppo forte e la nostra sete di avventure e di scoperte inesauribile…
– Davide Carnevale –