Durante festività sante come quelle imminenti – e con sante intendo che ci permettono di dedicarci, finalmente, a santissime smazzolate di D&D – la possibilità di ritrovarsi con del tempo libero da investire nelle attività fantasy che ci stanno più a cuore sale vertiginosamente. Dall’alto di una luccicante nullafacenza, perché di studiare non se ne parla nemmeno per idea, riprendendo fiato dalla maratona dei regali, cosa c’è di meglio di mettersi al pari con le recenti uscite di Dragonero? E allora sotto col 17, Il Trafficante di Schiave!
Numero non certo fortunato, per tutti gli scaramantici alla lettura, ma che risponde ad una domanda sorta spontanea alla fine degli scorsi numeri, 15 e 16, nei quali le disavventure a palazzo reale e lo sfarzo dei suoi corridoi erano state piacevoli e indimenticabili per il nostro Dragonero un po’ come può essere prendere il corno di un rinoceronte, lanciato a 35 km/h, lì dove non batte il sole: “ma Gmor e Sera, intanto, che caspita di fine hanno fatto?”
Il cuccioloso orco e la piccola elfa silvana, ormai sempre più in friendzonatissimo rapporto di amicizia pari quasi ad una situazione padre-figlia, sono in giro per le viuzze della Capitale dell’Impero. Oh, d’altra parte è Natale anche lì, dovranno pur sempre fare due pensierini…
Il tempo di fare i turisti innamorati, però, finisce presto: dopo aver ammirato la Via delle Corporazioni, il Palazzo dei Cartografi e quello dei Mercanti, giunti in una locanda per rifocillarsi rapidamente e non dare nell’occhio, i due vengono inevitabilmente adocchiati da un gruppo di vili manigoldi, intenzionati ad attaccar briga, distraendo il suo accompagnatore peloso e rapendo lo scricciolo, vero obiettivo di suddetti figli di buona donna, al fine di venderla al mercato delle prostitute di Lashùre. “Lurida bestia!”, e subito volano ceffoni.
Naturalmente, terminata la carriola di mazzate, Gmor si ritroverà solo e sconsolato, poco lucido e incapace di riorganizzare una sortita offensiva. Ma in suo soccorso giungeranno Ian e il bacuccheggiante stregone Alben, che non si perderanno d’animo e, anzi, imbastiranno una vera caccia all’uomo tra le milel viuzze e i condotti di Vàhlendàrt, decisi a riprendersi la propria compagna. Ci riusciranno?
Tralasciando lo scontato ruolo di Ian, al solito paladino senza macchia e senza paura (poi dici perché è troppo facile tifare per il protagonista), posso senza ombra di dubbio affermare che sia Alben, finalmente, in questo numero, ad avere il suo perché, senza essere confinato come di consueto a due battute in croce, e a fare decisamente la parte del leone. Il confronto a distanza (in tutti i sensi) con lo stregone Oda, viene vinto a man bassa dal nostro canuto beniamino, che non si risparmia certo raggi fotonici o cattivissimi incantesimi anti-pugnalate. E a fare a metà le persone. Ok, pare ci provi abbastanza gusto nel combattere e sopraffare chi è intenzionato a fargli la pelle. Cattiveria della terza età, ci sei piaciuto, Alben.
Tra la frenesia degli inseguimenti e del sangue, spicca l’indomito e ineguagliato coraggio di Shima, il pupazzo di legno tenuto in vita dalla magia del panzonissimo Oda. Il punto è che potremmo stare ore, mesi, anni a discutere dell’etica dell’anima, del considerare essere vivente un essere inanimato mosso da uno stregone, del fatto che possa provare sentimenti o meno. Ma a noi ce ne frega altamente, isolani, dal momento che è schiattato con due fendenti di spada, e ci auguriamo di trovare altre perle del genere, nei prossimi numeri. Pace all’anima sua. Voi, sotto l’albero, se potete, adottate un fantoccio e incantatelo: vi scalderà il cuore. E il camino, nel caso finiste la legna. Con le recensioni di Dragonero si tornerà nel 2015: auguri a tutti!
– Mario Venezia –