“Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn.”
“Nella sua dimora a R’lyeh il morto Cthulhu attende sognando.”
Secondo la fervida fantasia di H.P. Lovecraft, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, alle coordinate S47° W129°, non lontano da alcune isole della Micronesia, nella antichissima necropoli subacquea di R’lyeh giacerebbe tumulato in un sonno simile alla morte (non si sa se per l’intervento di qualche entità ancora più potente o per una specie di esilio autoinflitto dagli scopi ignoti) un essere di proporzioni e potenza immani, pronto a risvegliarsi e a calcare di nuovo la superficie del pianeta in seguito a una particolare congiunzione astronomica: Cthulhu. Ora, anche ai non addetti ai lavori il nome non dovrebbe suonare nuovo. Stiamo parlando di un essere vasto, potente e alieno, molto meno di altre entità scaturite (come vedremo) dalla fantasia del Solitario di Providence, ma capace di entrare nell’immaginario weird mondiale più a fondo di chiunque altro, tanto da conferire il suo nome all’intero corpus mitologico immaginario (“I Miti di Cthulhu”) e da essere identificato con l’intera poetica lovecraftiana. Ma in realtà di Chi, o di Cosa, stiamo parlando?
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Il buon Cthulhu è nientemeno che uno dei Grandi Antichi, ovvero un essere alieno venuto dalle stelle, dai poteri tanto vasti da poter essere paragonato a una semidivinità. Benché il suo piano di esistenza non si limiti a quello fisico e visibile, è comunque un’entità finita che possiede un qualche tipo di forma materiale (o quantomeno di sicuro in grado di esprimerne una) percepibile dai sensi umani, con qualche distorsione. Nonostante ciò, il Grande Cthulhu sembra in grado di ignorare allegramente alcune delle leggi più noiose della fisica, tipo quelle della Termodinamica. Malgrado sia entrato di prepotenza nell’immaginario fantastico dei tempi moderni, e malgrado sia stato protagonista di molti scritti di altri autori (August Derleth tra tutti), nella produzione lovecraftiana il Dio dalla testa di polpo è tutt’altro che onnipresente (per lo più ci sono rimandi, citazioni e allusioni). Direttamente, la creatura compare solo nel celeberrimo racconto del 1926 “Il Richiamo di Cthulhu”, che è anche l’unico nel quale Lovecraft ci offre una descrizione di prima mano del Terrificante: un piroscafo si imbatte per caso nelle rovine stillanti di R’lyeh, emerse in seguito a un cataclisma sottomarino. Da un mastodontico portale striscia fuori Cthulhu in persona, descritto come “una montagna che barcolla”. Le dimensioni del grande Antico sono quindi fuori scala, tanto da supporre possa essere alto chilometri: H.P. ce lo descrive come una figura vagamente antropoide, dal corpo gelatinoso e semitrasparente, grondante i peggiori miasmi derivanti dalla putredine sottomarina e dotato di immensi e tremendi artigli. Ma la caratteristica che lo lancia definitivamente nell’empireo blasfemo di Lovecraft è la testa di polpo, coi tentacoli disposti intorno alle fauci: allo stesso tempo alieno e paurosamente familiare. Che il simpaticone possa allegramente ignorare le leggi naturali e che la “materia” di cui è composto non sia completamente di questo mondo (impressione aumentata dalla geometria non euclidea della necropoli sommersa, in cui “gli angoli acuti si comportavano come angoli ottusi e viceversa”) è testimoniato dal fatto che, speronato e fatto esplodere come una vescica dal piroscafo lanciato a tutta velocità, Cthulhu si “ricomponga” immediatamente dopo.
CTHULHU FOR PRESIDENT
Al di là dell’aspetto “fisico”, Cthulhu possiede sicuramente una volontà e una personalità che, per quanto aliene, lo differenziano nettamente dai cosiddetti “Dei Esterni” del Pantheon lovecraftiano, principi cosmici completamente impersonali e indifferenti che si fanno talmente “densi” da assumere un’identità: Azatoth, il demone sultano che gorgoglia blasfemie al centro dell’esistenza (l’Entropia); Shub Niggurath, la spinta caotica e selvaggia alla vita; e Yog-Sothoth, l’attrito tra le dimensioni, la Soglia (il tempo). Cthulhu viene infatti indicato a volte come primo servitore di Azatoth, e come Sacerdote dei Grandi Antichi. Sia come sia, il suo potere più terrificante (a parte quello di rovinare la stagione balneare) è la telepatia, o meglio la capacità di menti particolarmente sensibili (sensitivi, artisti, folli) di “captare” i sogni e i pensieri del Grande Antico. Quando questi “dorme” a R’lyeh essi si limitano a incubi e visioni terrificanti, ma quando l’attività cerebrale si intensifica, da sveglio, Esso è responsabile di inspiegabili esplosioni di isteria collettiva in giro per il mondo, e della devastazione delle menti dei malcapitati. E l’aspetto più spaventoso, in fondo, è che non si tratta di un atto volontario – non più di quanto lo sia per un essere umano calpestare degli insetti mentre cammina.
Forse è proprio ciò ad aver proiettato la figura di Cthulhu nell’immaginario collettivo, tanto da essere diventato oggetto di merchandising (spille, magliette, tazze, pantofole, ecc.) e ispiratore di innumerevoli altre icone fantastiche (una per tutte, i mind-flyer di D&D). Nella nostra stoltezza non sappiamo che nel 1997 la US Navy, tramite microfoni subacquei installati per individuare sottomarini sovietici durante la Guerra Fredda, alle coordinate N50° W100° ha captato un misterioso e prolungato suono, simile al verso delle balene quando digitalmente accelerato. I biologi hanno però fatto notare che un suono simile potrebbe essere emesso solo da un animale incommensurabilmente vasto.
Il Grande Cthulhu russa e sogna a R’lyeh, ragazzi. E quando si sveglierà, come tutti quelli che hanno il sonno agitato, sarà molto di cattivo umore….
– Luca Tersigni –