Elen sila lumenn omentielvo, avventurieri! Il tema dell’uomo macchina è molto caro a tutti gli appassionati di sci-fi, con le sue molteplici sfumature filosofiche e morali. Fin dove l’uomo può arrivare con la sua conoscenza per sfiorare i suoi stessi limiti, per carpire il segreto della creazione?
Come potremo considerare la vita artificiale, nostri simili oppure no? A queste e ad altre domande proveremo a trovare una risposta qui, portando come strumento di analisi alcuni film fantascientifici che hanno analizzato questo argomento o di cui ci serviremo per completare il discorso. Procediamo per gradi
Realtà o Sogno? La percezione dei sensi.
“Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da una sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?“.
La trilogia di Matrix è il punto di partenza del nostro viaggio. Ciò su cui inizialmente fa leva il primo film è la percezione del mondo attraverso i sensi e la differenza tra sogno e veglia, discorso portato avanti da Rene Descartes (Cartesio per gli amici) nelle Meditazioni Metafisiche. Ciò che riceviamo dai sensi molto spesso possiamo considerarlo vero, eppure a volte i sensi ingannano. Come fidarsi allora di ciò che ci ha ingannato almeno una volta? Procediamo con ordine. Per costruire una solida base critica su cui fondare una verità certa e inoppugnabile dobbiamo sapere dai chi parte l’analisi del pensiero. Da qui il famoso “cogito ergo sum“, penso quindi sono, ovvero: dal momento in cui dubito di qualcosa io penso, dal momento in cui penso percepisco di esistere. Ma come si inserisce questo discorso nel Tema? All’interno della Matrice non c’è una distinzione tangibile su cosa sia reale o meno, non prima della sua rivelazione.
In un mondo come quello di Matrix chiunque è nostro nemico all’interno del sistema, non c’è modo di distinguere chi sia umano e chi non lo sia. Il protagonista, nella progressiva scoperta e consapevolezza di se stesso come essere senziente diventa così messaggero della verità ultima e salvatore della stirpe umana, un Oltreuomo che prende per mano i suoi simili e li conduce verso il progresso. L’atmosfera soffocante che questa trilogia rivela è straordinariamente verosimile e porta ad una sconvolgente domanda: quanto lontano può spingersi l’uomo nei panni di dio?
La questione morale: chi è la macchina umana?
Meno sanguinoso ma sicuramente più empatico è il lato morale della questione. Ne “L’uomo Bicentenario” si narra la storia di NDR-114, robot domestico acquistato dalla famiglia Martin. Dapprima non viene accettato da tutti i componenti dei Martin ma nel corso della storia si dimostra predisposto a provare sentimenti e ad avere coscienza di sé, legando particolarmente con “Piccola Miss”, la figlia più piccola della famiglia. Venendo infine considerato membro effettivo dei Martin ricevendo come nome “Andrew“, il robot chiede di poter partire alla ricerca dei suoi simili ma dopo un viaggio durato vent’anni sembra tutto inutile…finché Andrew fa la conoscenza di Rupert Burns, talentuoso ingegnere robotico il quale lo informa che ha un modo per far somigliare un robot in tutto e per tutto ad un essere umano. Finanziando il progetto, Andrew si porterà sempre più avanti nel suo processo di umanizzazione, maturando nel tempo anche l’amore nei confronti di Portia, figlia di “Piccola Miss“. Nel corso di questa pellicola spesso il cambiamento lo si può percepire quasi fraternizzando con il protagonista, come un processo di maturazione che culmina infine nell’accettazione comune di Andrew come essere umano.
La centralità di questa storia sta nel comprendere cosa significhi voler essere accettati, cosa vuol dire affrontare pregiudizi e preconcetti tipici dell’uomo nei confronti del diverso con una sfumatura in più: da un lato la formidabile opera dell’uomo a imitazione di se stesso, forza intellettiva e fonte di vita artificiale; dall’altro l’emancipazione della creatura dal creatore stesso, l’identificarsi in un sé cosciente e definito.
Conclusioni
Seppur contrastanti, questi due film sono collegati da un filo comune.
Da un lato abbiamo la rivolta delle macchine affogata nel sangue, nata dalla superbia e dalla tracotanza dell’essere umano (da vedere “Enter The Matrix“, che aiuta ad implementare molto della trama che ruota intorno all’opera dei fratelli Wachowsky), dall’altro abbiamo invece un ipotetico evento che possiamo collegare “prima” di un così drastico cambiamento delle sorti del mondo. Due facce della stessa medaglia, che nel complesso possono fornirci la chiave dell’importanza fondante di questo tema: cosa potrebbe succedere se si fa un uso consapevole della tecnologia e cosa se ci si lascia sopraffare dalla superbia. Con tutto quello che c’è nel mezzo.
Isolani! Per oggi è veramente tutto. Voi cosa ne pensate? Se la nostra società fosse in grado di dare vita ad un cyborg come vedreste questo evento? Raccontatecelo qui sotto con un commento! Buona fortuna, avventurieri.
– Michele Giuliani –