Alzi la mano chi, tra i videogiocatori PCisti, non ha mai sentito parlare dei MOBA! Forse, però, tra tutti quelli che non l’hanno alzata (e sono in moltissimi, visto il successo del genere in questi ultimi anni) ci sarà chi ancora non conosce il significato di questo acronimo, che sta per Multiplayer Online Battle Arena, vere e proprie arene da battaglia online. E forse, soprattutto tra coloro che si sono avvicinati a questo mondo solo attraverso il famosissimo League of Legends, ci sarà anche chi non sa che il capostipite del genere MOBA è stata una semplice custom map del capolavoro Blizzard Warcraft III. Sto parlando di DotA, altro acronimo che sta, visto che ho iniziato sciorinando benignamente etimologie, per Defense of the Ancients, la difesa degli antichi nel nostro dolce idioma. Da questo illustre antenato, creato nel 2003 da una sola persona sotto lo pseudonimo di Eul, sono nate tutte le diverse incarnazioni di MOBA che oggi hanno raggiunto la fama: League of Legends primo fra tutti, ma anche i vari SMITE, Guardians of Middle-earth (ambientato nel mondo de Il Signore degli Anelli), Infinite Crisis (basato sui supereroi della DC Comics) e chi più ne ha più ne metta.
Sui motivi del successo del genere si potrebbe parlare a lungo: la sua facile fruibilità, dovuta soprattutto alla brevità delle partite, il fatto di essere tutti giochi più o meno gratuiti, non ultima la moda del momento, sono tutti validi elementi che spiegano l’incredibile popolarità che hanno raggiunto i MOBA negli ultimi tempi.

La grafica e la cura per i dettagli lasciano a bocca aperta!
In questa scia non poteva non inserirsi un colosso dei videogiochi per computer, anzi, IL colosso Valve, che con la sua piattaforma Steam ha portato avanti un vero e proprio rinascimento del divertimento elettronico su PC. E la Valve entra nell’arena delle Battle Arena virtuali (scusate, ma non potevo esimermi da questo gioco di parole) in grande stile; non con un gioco qualunque, bensì con il seguito del primissimo DotA. Pur avendo perso il significato dell’acronimo nel nome (a causa di problemi di copyright con Blizzard) Dota 2 si presenta subito come il successore ufficiale del capostipite del genere, conservando ogni aspetto del titolo originale, dagli oggetti agli eroi, ma innalzando il tutto con un aspetto grafico davvero curato. Che appare ancora più sbalorditivo se si pensa che il motore grafico che regge tutto questo ben di Dio di dettagli e colori è il Source Engine, lo stesso di Half Life 2, per intenderci. Stiamo parlando di un motore di ben dieci anni fa, ma quando entreremo nelle lussureggianti foreste delle lane di gioco (i tre sentieri in cui gli eroi delle due squadre combattono a suon di magie e ultimate), magari per far guadagnare al proprio personaggio un po’ di esperienza extra con gli abitanti della jungla, vi assicuro che dimenticherete di questi dettagli tecnici. Infatti Dota 2 sa immergervi subito in un mondo fantasy carico di tensione e competitività.

Uno degli eroi si da all’alpinismo
Di quest’ultima ce n’è anche troppa, se si considera la “cattiveria” della community, forse addirittura più spietata con i novellini di quella di altri giochi simili. Preparatevi, insomma, a leggere la parola noob più di una volta per partita, oltre che ad assistere a dei veri e propri duelli verbali dai toni accesissimi. Il consiglio è di giocarci, se potete, con un gruppo di amici, visto che ne beneficerà anche la coordinazione dei vostri agguati e la riuscita delle vostre tattiche.
L’obiettivo è quanto di più semplice: distruggere l’Ancient, ovvero la base, degli avversari falciando quanti più eroi nemici è possibile lungo il tragitto, ma Dota 2 sa essere un gioco molto severo, in cui la strategia è tutto e anche la scelta di un item sbagliato nell’equipaggiamento dell’eroe può portarvi ad una tragica disfatta. Il cosiddetto effetto “palla di neve”, quando cioè un errore non viene corretto in tempo procurando danni sempre più grandi e irreparabili, si fa sentire molto, e una partita iniziata male difficilmente potrà risolversi in una vittoria. Questa può essere considerata la differenza maggiore con League of Legends, oltre al fatto di avere già completamente sbloccati e disponibili, senza pagare un soldo, tutti i 108 personaggi che formano il parco eroi, divisi nelle due fazioni dei Radiant e dei Dire, in eterno conflitto. Se si considera che il gioco è in continuo aggiornamento al fine di bilanciare al meglio ogni aspetto (entro la fine di ottobre è stato annunciato un grosso upgrade del gioco) e che sta prendendo sempre più piede tra gli e-sports, si può comprendere la bontà del lavoro svolto da Valve.
Delle belle storie di background per ognuno degli eroi e una profusione di citazioni dal mondo videoludico tutte da scoprire (cito solo, come esempio, lo “scettro di Aghanim”, dal nome dell’antagonista di The Legend of Zelda: A Link to the Past) rifiniscono il tutto, rendendolo un gioco ancora più interessante per tutti gli appassionati di fantasy. Ed ora, all’Ancient nemico!!!
– Davide Carnevale –