Come qualcuno di voi potrebbe sapere, la tradizione partenopea non ha proprio nulla da invidiare a quella tedesca del Poltergeist.
La nostra analisi dei fenomeni del folklore e della tradizione continua e questa volta, dopo aver parlato dell’uomo nero (se ti sei perso l’articolo, leggi qui!), andremo ad analizzare una delle figure caratteristiche dell’immaginario e della superstizione napoletana: “o’ Munaciello”!
Per chi di voi non abbia avuto la fortuna di nascere campano, la prima (dovuta) specifica, è quella sull’etimologia del nome di questa creatura che per molti aspetti ci ricorda i folletti dispettosi dei racconti del nord e centro Europa e che, per altri, in maniera a dir poco inquietante, ci riporta invece alla memoria le storie che riguardano il sottosuolo urbano (esattamente, sto proprio dicendo che in questo preciso momento, o’ Munaciell potrebbe sgusciare sotto casa vostra!). Il nome dell’essere deriva dagli abiti monacali da lui indossati: Munaciello, in napoletano, significa infatti letteralmente “piccolo monaco”. Parliamoci chiaro: per quanto il nostro stato, tanto quanto le sue tradizioni sono ovviamente carichi di cristianità, trattasi nient’altro che di un essere deforme, dalla testa troppo grande e dal corpo troppo piccolo (molto probabilmente un nostrano Tyrion Lannister), che si aggira dispensando fortuna e cattiva sorte in laceri abiti da frate.
Ma come nasce il Munaciello? E soprattutto, è mai nato davvero? Molti sono stati gli studi a riguardo delle leggende napoletane, e ne abbiamo prova fin dal 1881, con il saggio di Matilde Serao “Leggende napoletane”. L’origine della creatura sarebbe datata addirittura 1445, durante il regno di Alfonso V d’Aragona; e tutto questo, a Napoli, potrebbe non essere associato alla tradizione musicale-poetica-pizzaemmandolino? Ovviamente no. Il bambino, quindi, sarebbe il figlio della relazione fra tale Caterinella Frezza ed il povero garzone sciacquagabbiani Stefano Mariconda, fatale proprio a quest’ultimo, assassinato secondo la leggenda, proprio dalla famiglia di lei. Alla morte dell’amante, scoperta la sua gravidanza, la nostra Caterinella decise di rinchiudersi in un convento, dove mise alla luce un bambino deforme, orribile a guardarsi; iniziò dunque a vestirlo con un abito da monaco, sperando che la sua devozione riuscisse a donare una condizione di salute migliore al bambino. Purtroppo per lui, però, non fu così.
Il nomignolo Munaciello, quindi, gli sarebbe stato attribuito dal popolo, così come tutti gli attributi soprannaturali che spaziano dal buon auspicio alle sciagure che questo bimbo deforme sarebbe stato capace di far puntualmente avverare. Se c’è un mistero ancora più grande di quello della sua nascita, è proprio quello della sua scomparsa: a seguito della morte della madre, il mostro fu bersaglio di ogni tipo di angheria e sopruso, fino al giorno della sua scomparsa. C’è chi dice, addirittura, che sia stato il diavolo stesso a reclamarlo ed a farlo scomparire oppure, più realisticamente (se in questi casi si può addirittura parlare di realismo!), qualcuno decise di mettere fine alla sua misera esistenza. A proposito di quest’ultima ipotesi, viene riportato che qualche tempo dopo la sua misteriosa scomparsa, furono ritrovate in una cloaca delle ossa che avrebbero potuto essere proprio quelle del nostro piccolo disgraziato (e, da questo, la capacità del mostriciattolo di abitare le fognature e di spostarsi agevolmente nell’underground napoletano).
Quali sono gli effettivi poteri o le abilità del Munaciello? Perché è riuscito a radicarsi così profondamente nella tradizione napoletana ed in tutta quella del meridione? Le espressioni fisiche di questo spiritello, se così possiamo definirlo, sono quelle che ci si potrebbe aspettare da ogni presenza del genere: dagli scherzetti imbecilli per scegliere numeri da giocare al lotto (sempre perché da queste parti la smorfia gioca di casa), ai palpeggiamenti nei confronti delle donne più avvenenti; dalla cattiva abitudine che il Monaciello ha in comune con tutte le madri più ordinate (quella di far scomparire le cose, per intenderci), al condurti verso un tesoro nascosto. L’ultima, ovviamente, è la prerogativa principale delle “manifestazioni fisiche” della curiosa creatura: si narra che, qualora qualcuno abbia il coraggio di seguirlo durante una delle sue apparizioni notturne per i vicoli di Napoli e dintorni, verrà condotto dalla strana creatura al luogo di un misterioso tesoro (ecco, qui si dimostra che noi Italiani non abbiamo bisogno di nessun cazzo di quadrifoglio o folletto arrogante con pipa e capelli arancioni, per arricchirci). E’ quindi facile capire quale sia il filo rosso che lega questa figura alla superstizione ma soprattutto alle botte di fortuna. E proprio come nel Westeros con i re, anche in Campania ognuno ha voluto il proprio Munaciello: da Secondigliano a Piazza Garibaldi, dal Centro Storico di Napoli a Castellammare di Stabia, con il tempo le apparizioni dello spiritello si sono moltiplicate e diventate sempre più frequenti, fino a scomparire nel marasma e nell’indifferenza diluendosi con cartoni animati e videogiochi nelle ultime generazioni (dicono che la critica sociale sia di moda n.d.r.). E siccome abbiamo già scoperto che vostra nonna è fantasy, provate a chiederle se abbia mai sentito parlare o, addirittura, abbia incontrato “o ’Munaciello”, e a farvi raccontare l’esperienza!
– Antonio Sansone –