Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? All’Uomo Nero ovviamente! Ecco le origini della leggenda che ha spaventato tutti noi da bambini!
Vostra nonna è fantasy e voi non lo sapevate ancora. Quante notti insonni avete passato grazie alla famosa filastrocca (che per ovvi motivi non starò qui a ripetervi), rintanandovi con la testa sotto le coperte e tremando fino a fare il giro della stanza sul vostro lettino? Avete mai provato ad immaginare quale sia il valore storico e da dove nasca questa leggenda, usata in molte culture nel mondo soprattutto come spauracchio per i bambini? Diamo uno sguardo al valore educativo/terroristico ed alle molte forme e nomi che questo mostro riesce ad assumere!
Origine ed etimologia del nome
Come è ovvio che sia, l’origine della leggenda non ha radici ben definite e, come già anticipato, acquisisce fisionomie diverse rispetto ad ogni paese che adotta questi racconti e li fa diventare propri della cultura nazionale. Sicuramente, la storia più accreditata è quella che vede la nascita di questa figura terrificante in Inghilterra, per la precisione durante il periodo coloniale. Ovviamente, mettetevi nella testa di una mamma nel diciassettesimo secolo: quale modo migliore per persuadere il vostro pargolo rompiscatole a non fare qualcosa di sbagliato se non terrorizzarlo a morte dicendogli che un uomo nero (non meglio definito) è lì pronto in agguato per rapirli e portarli con sé per sempre? Diciamo che il pretesto storico, se così possiamo definirlo, ha le proprie radici nel fenomeno dei Bogman, uomini esiliati dalle città e costretti a vivere in territori paludosi fuori dal controllo dello stato e molto comuni all’epoca, chiamati appunto “Bogs”. Instaurare nei bambini il terrore dei banditi era un facile pretesto per evitare che gli stessi si allontanassero troppo dal villaggio e corressero realmente un qualche pericolo. Facile intuire quanto da Bogman a Boogeyman il passo sia breve. Il nome potrebbe derivare anche dall’espressione in middle English boggelbugge, presumibilmente l’origine anche della parola bug, insetto; non è un caso che spesso venga rappresentato, come anche nel celebre “Nightmare before Christmas” di Burton come un’accozzaglia di sacchi di iuta ed insetti (il nome del personaggio nella versione originale della pellicola è Oogie Boogie, mentre in quella italiana è stato adottato e tradotto come Bau Bau, nome volutamente simile al nostrano Babau, parente strettissimo dell’uomo nero!). In culture distanti, come quella orientale e nello specifico quella sud asiatica , il nome potrebbe riferirsi ai “Bogis pirates”, criminali dell’arcipelago indonesiano avvezzi ad attaccare navi commerciali inglesi ed olandesi, resi prigionieri dai coloni e deportati giustamente a scontare la propria pena ai lavori forzati. Qualche assonanza in particolare con il mondo e la cultura del fantasy classico? Per tutti voi buongustai un’altra chicca: è probabile che la parola Boogyeman sia legata in qualche modo anche al nostro carissimo Bugbear , in inglese l’unione delle parole insetto ed orso, presumibilmente per suggerire l’idea dello spietato mostro pronto a divorare i piccoli bambini prendendo appunto l’aspetto di uno degli animali selvatici più temibili della fauna europea (e non solo).
C’è un uomo nero per ognuno di noi!
Come già anticipato, non solo il nome dell’uomo nero cambia di paese in paese, ma anche la fisionomia e la leggenda che lo accompagna assume diverse sfumature: andiamo a scoprire insieme quali sono le principali versioni nel mondo del mostro più indefinito (e forse anche per questo uno dei più efficaci) della cultura mondiale.
Il Babau è la versione italiana classica dell’uomo nero. Come molti di voi potrebbero immaginare, è possibile che sia ricollegato al motivo storico delle invasioni saracene che, durante il nono ed il decimo secolo hanno letteralmente terrorizzato la penisola italiana; ricollegato a questo motivo è anche l’etimologia del termine, probabilmente derivata dall’arabo Baban. E’ attestata la presenza di questo termine anche nella cultura romena e greca, nelle opportune varianti. Diciamo che questa è la versione più “soft” e meno aggressiva del mostro, in genere raffigurato ed immaginato come un grosso uomo senza volto che veste di nero (guarda un po’!) e porta semplicemente via con sé i bambini, realizzando la più profonda paura insita negli stessi che è quella dell’allontanamento dai propri genitori (Ed è per questo che una delle varianti regionali del nome del mostro sia Mommo, inequivocabilmente legato al familiare “Mamma” e reso cupo dal suono della o). Questa versione è fra l’altro molto simile a quella del Sack Man, conosciuto nei paesi di lingua spagnola e portoghese come “Hombre del saco” o “homem do saco”, che sceglie il modo più pratico per portare con sé i bambini, vale a dire in una pratica sacca a spalla. Una chicca per voi più nerd dei nerd: in “Guild Wars”, celebre MMORPG sviluppato dall’ArenaNET, il popolo degli Asura per spaventare i propri piccoli e dissuaderli dall’emergere dalle profondità della terra utilizza il termine Babau per indicare gli umani, selvaggi e violenti. Più infami di così, non si può.
El Coco invece ha a che fare proprio con le noci di cocco. E’ infatti nelle regioni tropicali colonizzate da spagnoli e portoghesi che questa leggenda ha inizio: tutte le filastrocche cantate ai bambini nella speranza di farli addormentare (e vi posso garantire per esperienza personale, che questa è davvero un’idea del cazzo!) narrano di questa sorta di fantasma ispirato a quello che nell’immaginario dei coloni è uno spirito con la testa di cocco (immagino a questo punto le teste d’ortaggio vi riportino alla mente qualcosa di familiare!), che infestava le terre selvagge pronto a far spaventare gli avventori, indubbiamente segno di cattivo auspicio per i marinai. Un’altra versione de “El Coco” è il Cucuy, molto diffuso nella cultura messicana e dell’America centrale: un mostro malvagio che si nasconde sotto il letto dei bambini pronto a divorarli brutalmente qualora loro non obbediscano agli ordini dei genitori, oppure come un’umanoide con occhi rossi e scintillanti che sceglie sistemazioni più pratiche e probabilmente anche più inquietanti come cassetti ed armadi.
Molte sono anche le “speculazioni mediatiche”, da quelle più dirette che riprendono la figura del “Boogeyman” classico alle citazioni in tutti gli ambiti multimediali, dalla cinematografia d’autore a quella hollywoodiana ed ovviamente più commerciale, alla narrativa fino ad arrivare alla fotografia ed alla pittura, come il celebre “Que viene el Coco” di Francisco Goya che già a fine settecento riesce a dare una dimensione realmente inquietante in acquatinta del mostro ammantato e dei bambini traumatizzati dall’apparizione dello stesso.
Infinite sono le altre versioni del mostro che, come descritto sopra, cambiano di paese in paese ed è stupefacente quale sia il riscontro con la realtà storica e geografica di ogni varietà del mostro: in sostanza, quanto fantasia e realtà (o necessità) riescano a collimare ed allo stesso modo a dare vita ad altre leggende e voci a loro volta. Quindi, adesso tutti da mamme e parenti ad indottrinarle su quanto siano fantasy ed a rimpiangere il fatto che voi, prima d’ora, non l’abbiate mai capito! Vedrete che fra spranghe e mazze qualcosa per spaventarvi la troveranno sempre!
– Antonio Sansone –