Da pochissimi giorni Arkane Studios è tornato alla carica con Prey, shooter in prima persona (che, devo dirlo, considerare come tale è certamente riduttivo) per PS4, PC e Xbox One che da subito si è conquistato un posto d’onore tra i migliori prodotti di un 2017 che ci sta davvero stupendo sotto il punto di vista dei titoli di qualità (e siamo ancora a maggio!).
Da appassionato di giochi di ruolo, mi è risultato impossibile muovermi tra le varie aree della stazione spaziale Talos-1 senza provare a immaginare come verrebbe fuori un RPG fantasy se decidesse di adottare molte delle caratteristiche di Prey di cui continueremo certamente a sentire parlare per molto tempo ancora. Proviamo ad analizzarle.
L’IMPORTANZA DELLA SCENEGGIATURA
In Prey si vestono i panni di Morgan Yu, un tizio sfuggito a una sorta di esperimento che si ritrova a dover fronteggiare un’infestazione di Typhon, degli alieni molto particolari, che sin da subito gli fanno mettere in discussione tutto ciò che lo circonda, che si tratti di esseri umani o inanimati. Avete presente Bioshock? Beh, la fase iniziale di Prey ricorda molto il titolo di Irrational Games, salvo poi esplodere dopo qualche ora con una storia dall’impatto fortissimo, in grado di lasciare un segno indelebile, qualsiasi siano le scelte intraprese – e andando spesso a pescare il meglio dalle opere sci-fi più amate di sempre.
L’abbiamo detto e ridetto (e letto e riletto) tante volte: oggi il budget stanziato per la produzione di un videogioco è pari (e spesso superiore) a quello di un film o di una serie tv. Prey dimostra come il team si sia impegnato molto sotto questo punto di vista: dunque, non credete sia arrivato il momento di pretendere che la smettano di proporre volutamente trame semplici e scontate? Il pubblico ha più volte dimostrato di essere pronto ad apprezzare anche narrazioni più articolate. Che ci sia un drago da ammazzare o una pozione da consegnare mi va anche bene, ma quanto dovremo aspettare ancora prima che queste azioni vengano inserite all’interno di una storia emozionante, viva e coinvolgente, anche a discapito di una minore libertà di azione?
MISSIONI SECONDARIE FUNZIONALI ALLA TRAMA
Un’altra caratteristica che chi gioca a Prey certamente apprezzerà è che le missioni secondarie non sono state realizzate come mero riempitivo tra un frammento di storia e l’altro. Ognuna di esse mira ad aggiungere ulteriori pezzi al puzzle principale, arricchendo la trama con nuovi dettagli che contribuiscono a sciogliere sempre di più la matassa nella quale il giocatore si trova coinvolto.
Può sembrare banale, ma immagino sarete d’accordo con me nel dire che sacrificheremmo con piacere anche 50 ore di gioco, se le restanti 30 venissero implementate assicurandosi una varietà che vada oltre il semplice “spostati dal punto A al punto B, uccidi i nemici, recupera il tesoro, torna al punto A”…
ADATTABILITÀ DEL GAMEPLAY
Di sparatutto in prima persona ne vediamo di nuovi ogni mese, ma pochi riescono a lasciare il segno. Ho già citato Bioshock, ma in questa categoria non possono non includere, ad esempio, i due Half-Life, come anche un’altra perla che i fan Nintendo hanno adorato, ovvero la trilogia di Metroid Prime, vera e propria capostipite di un nuovo genere, l’FPA (first-person adventure). Non è un caso che Prey peschi un po’ da tutti i titoli appena citati: le fasi di shooting sono in effetti forse quelle meno curate, e il team non nasconde affatto la sua intenzione di voler spingere il giocatore ad approcciare il gameplay in modo sempre diverso. Perché non evitare lo scontro diretto trasformandosi magari in oggetti inanimati, come tazze o lampade, o prendere il controllo di armi giocattolo in modo da sparare proiettili finti per attivare interruttori? Ve lo ricordate quanti scenari apriva l’utilizzo della Gravity Gun di Gordon Freeman, vero?
Sarebbe davvero figo se una varietà del genere venisse applicata anche ai titoli fantasy. D’altronde, quale genere è più aperto a un approccio del genere, se non il nostro preferito? E un assaggio delle infinite possibilità da poter offrire al giocatore lo abbiamo avuto poco più di due mesi fa con l’ultimo The Legend of Zelda, Breath of the Wild, dove incendiare una foresta generando delle correnti ascensionali e attaccare dei palloni a una zattera ci permetteva di creare in poco tempo una macchina volante!
LA GRAFICA È IMPORTANTE O NO?
Annoso dilemma, questo: meglio un titolo più vasto, ma che per forza di cose non può offrire un livello tecnico eccellente, oppure concentrarsi nel creare un gioiello di grafica, ma con ambientazioni più limitate? Possiamo anche autoconvincerci, ripetendolo allo specchio, che “la grafica non sia tutto”, ma è indubbio che nell’era dove ormai anche le console fanno a cazzotti per raggiungere risoluzioni e frame rate quanto più alti possibile, l’aspetto tecnico giochi un ruolo chiave. Prey, ad esempio, ha adottato una versione modificata del noto CryEngine, che tutto sommato (almeno su PlayStation 4) gira senza troppe difficoltà (al netto di qualche texture in bassa definizione e qualche modello poligonale un po’ povero), offrendo macroaree da esplorare, in ogni caso non paragonabili a nessun open world pensato come tale: per quanto mi riguarda si tratta della soluzione migliore.
Voi che ne dite? Avete già provato Prey? Ci sono altre caratteristiche del gioco che adottereste per un titolo fantasy?
–Mario Ferrentino–
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