Dopo un periodo di relativa calma estiva, godendomi il meritato riposo maturato in circa due anni, totalmente privo di ferie, mi trovavo nella mia biblioteca: stravaccato in poltrona, con un mojito in una mano ed una pipa nell’altra, sollevavo pigramente volute di fumo dalla bocca: tutto era silenzio, quiete e pace, rotti solo dal meteo avverso che tamburellava contro le imposte. La pioggerella estiva batteva contro i vetri, regalando alla stanza un’aria malinconica, di quella propria di certi cartoni strappalacrime o delle peggiori fiction che vanno in onda ogni giorno (cioè, una qualsiasi). Il sole, anche quel giorno, non voleva accennare a mostrarsi: in compenso faceva caldo, un caldo, a causa dell’umidità, che risultava insopportabile: sollevai la mano, portando la bevanda alle labbra, assaporando il fresco prima del bicchiere, poi del mojito ed infine quello più intenso, quasi doloroso, del ghiaccio che va sciogliendosi quando impatta contro i denti. Mmm, rinfresc…
“Aho! Leo, ti muovi??? Hai finito di scrivere stupidate? Abbiamo un libro da recensire. Cioè, TU hai un libro da recensire, datti una mossa!”
Mi riprendo dallo shock. Maledetto il mio caporedattore ipergalattico, non posso mai concedermi un momento introspettivo personale, come nei film; è talmente potente nella sua vena polemica che riesce persino ad interrompere il corso dei miei pensieri, quell’uomo: mi trovo costretto a tornare a catapultarmi nella solita, banale, realtà. E si, non c’è biblioteca, non c’è il mojito, non c’è nemmeno la pipa, visto che non fumo.
Salve a tutti, ragazzuoli, e bentornati nell’angolo dei libri: quest’oggi, per Isola Illyon, recensisco un romanzo liberamente scaricabile presso QUESTO indirizzo, denominato Il Nuovo Quarto, scritto da Andrea Zanotti.
Il libro si presenta come il primo libro di una seconda trilogia a cui lo scrittore, parecchio prolifico, va detto, ha dato vita: strutturato in oltre trecentosessanta pagine, esso si mostra come un fantasy sui generis date le atmosfere – che possono richiamare alla mente persino vicende storiche realmente accadute – e lo stile, che si avvicina più al genere di George Martin che a quello “classico” e “favolistico” con elfi, nani halfling/hobbit/kender ed altre creature fantastiche. Un fantasy che, a ben vedere proprio con G. Martin, ha tratto nuova linfa, dando un tocco di realismo a vicende che, altrimenti, di solito il pubblico percepiva come troppo lontane ed aliene dalla propria vita- limitando così la capacità di immedesimazione in esse.
Stile di scrittura e linguaggio
Non essendo la prima opera dello scrittore, non si è certo di fronte ad un racconto che indugia nei tipici errori di chi è alle prime armi: il linguaggio è spesso forbito, a tratti ricercato, i personaggi parlano e dialogano in modo realistico e credibile, conversando senza quegli irrealistici monologhi che nella realtà nessuno pronuncerebbe e che rendono taluni prodotti degli esordienti (ma anche di scrittori più affermati e celebrati) non particolarmente verosimili.
Non ci sono errori di formattazione e salvo un paio di sviste, davvero di poco conto, a livello di punteggiatura, non si registrano altri elementi da dover porre sotto la lente di un severo giudizio: semmai, un appunto che si può muovere è che alcuni personaggi, nella fattispecie gli indigeni adoratori dei Nuovi Dei bestiali del Nuovo Quarto, dovrebbero avere maggiori incertezze nel dialogare e, pur conoscendo la lingua dei protagonisti, pure dovrebbero usare espressioni più terra terra e non indugiare in termini alle volte un po’ troppo altisonanti, se messi in bocca ad un selvaggio. Forse è un eccesso di pignoleria, ma considerato il livello dell’opera e quello a cui lo scrittore è giunto, penso sia opportuno farlo presente così da poter migliorare- l’intenzione è sempre quella di creare una critica costruttiva- ancora di più.
Un aspetto che, al contrario, all’inizio mi ha messo in seria difficoltà è dato dai protagonisti, o meglio dai titoli e dai loro nomi, che sono veramente tanti da mandare a mente, forse troppi quando sono concentrati nello spazio di una pagina o due, o di una manciata di pagine se teniamo conto delle vicende narrative della Centuria e della Torre Fortezza di Askeen: confrontarsi con un’ambientazione nuova, e venir catapultati subito nel vivo dell’azione, specie con così tanti membri della compagnia mercenaria da ricordare ed a cui attribuire un aspetto ed un carattere, di primo impatto – solo di primo impatto, preciso- appena abbozzati, non rende le cose facili. Le cose via via tendono a migliorare, perchè ciascuno di essi ha un carattere ed un aspetto che tende a renderli facilmente riconoscibili con il prosieguo della narrazione e la curiosità di scoprire altre sfaccettature del loro animo è abbastanza forte, segno che si tratta di personaggi ben caratterizzati.
Trama & Intreccio
Il mondo che ci viene presentato è figlio delle azioni di un sovrano, Re Kevlan, le quali hanno contribuito a plasmarlo: l’abbandono del culto degli Dei Antichi, rei agli occhi del sovrano di essersi disinteressati delle miserie cui il suo regno è stato esposto nella grande guerra contro il Mago Folle, Isyl l’Astronascente, e delle devastazioni conosciute dalle regioni e dalle legioni che si sono scontrate contro di lui; la morte delle più alte cariche ecclesiastiche, giustiziate (massacrate) nello stesso giorno, nella stessa sala in cui il Re sanciva la nascita dei quattro nuovi regni, ciascuno affidato alla gestione di uno dei figli del re e nei quali gli unici culti ammessi sarebbero stati quelli consacrati agli Elementi (Terra, Aria, Fuoco, Acqua), per mano degli invocatori e degli evocatori.
Un mondo che è quindi nato nel sangue e che del sangue si sarebbe sempre abbeverato per sopravvivere, con i Quarti, appunto, i regni, in perenne conflitto tra di loro, così come in conflitto erano gli elementi gli uni contro gli altri: l’unico gesto assennato di Re Kevlan fu quello di sancire l’erezione di una impenetrabile fortezza, protetta da tutte e quattro le forze elementali, per preservare la prigione delle spoglie di Isyl, l’Astronascente, sconfitto ma non, evidentemente, ucciso del tutto. Da questo giorno sono passati secoli, fino a giungere alle vicende narrate in questa nuova trilogia di cui, appunto, Il Nuovo Quarto è il primo capitolo.
Nel romanzo possiamo discernere la presenza di tre filoni principali che si dipanano su binari paralleli prima di una progressiva fase di avvicinamento e confluenza in modo da unificare, sia pur idealmente, le vicende.
Un primo filone guarda alle vicende del gruppo di mercenari più scaltro e pragmatico di Alenna, la Centuria, composto dal capitano Rovers, dall’anziano denominato Maestro d’Ossa, sempre accompagnato dal suo sacco/feticcio che chiama “Santo”, colmo di terra e liquami, Deifobo, il ciarliero esperto di polveri che, come vuole il nome, disdegna qualunque contatto col soprannaturale, la graziosa cerusica e studiosa Elyn, l’imponente barbaro ReCorvo, la sua brutale compatriota Siqqara, una vera guerriera nerboruta legata da vincoli di amore all’assassina Zitara, avvenente e letale donna della compagnia, l’esploratore ed arciere Fëanor Miratur ed “il senza lingua” ed ex domatore di Demoni di nome Morte; ad essi si aggiunge anche Yorik, giovane guerriero che racconta in prima persona le vicende che lui ed i suoi compagni vivono per accompagnare, dietro lauto compenso, il Duca Savio Palwen, novello ma potente templare della Dea della Pace Lena. Costoro si avventurano nel territorio solo da poco esplorato che, non a caso, prende il nome di Nuovo Quarto e che richiama parecchio l’America scoperta intorno al XVI secolo e lo sfruttamento – e le ingiustizie- che in seguito quelle terre hanno conosciuto.
La seconda linea narrativa vede il presidio e la difesa della fortezza di Askeen da parte del Rabdomastro Malet dalle oscure trame di un’ insolita cabala di Domatori di Demoni intenta a tentare di ridestare Isyl, l’Astronascente, lo stregone la cui malvagità e il cui potere hanno devastato i regni del Re Kevlan, spingendolo fino alla disperazione di rinnegare gli Antichi Dei in favore del culto elementare. L’anziano Malet, usufruitore dell’Acqua, sarà comunque chiamato non solo a combattere con le sue arti contro gli invasori, ma anche a doversi scontrare con i suoi riottosi compagni di guardia, ossia il Geomastro Hokmah, praticante della Terra (col quale pure esiste una sorta di rispettosa affinità), l’Aereomante Keter dell’Aria e la focosa Piromante Binah del Fuoco.
L’ultima vicenda vede il giovane eppur capace stratega Firion impegnato in una missione importante: il Generale Enoc incontra questo abile Maggiore con lo scopo di affidargli un ruolo di ausiliario in incognito per tentare di scoprire di più e, nel caso, unire le proprie forze a quella della misteriosa Qilana La Pura, voce della Dea Lena, una fanciullina che però appare in grado di sollevare le masse perché si affranchino dal giogo e si ribellino ai loro signori e sfruttatori, quasi una novella Pulzella d’Orleans. La recente conversione del Duca Palwen e la sua partenza con la Centuria verso un luogo non meglio precisato ha a che vedere con la vicaria della Dea della Pace? Qual’è il ruolo della Centuria in tutto questo?
Volendo, c’è un’ulteriore filone narrativo che segue le vicende di alcuni esseri decisamente non mortali e che mi ha riportato alla mente gli dei ed alcune delle figure divine del pantheon di Dragonlance, specie quello dell’Araldo, molto più vicino ad Astinus di Krynn che non ad una figura tutto sommato assimilabile, che è Darknight/NotteFonda delle Marche d’Argento di Faerun.
Considerazioni finali e Giudizio
L’opera all’inizio mi è risultata difficile da affrontare, vuoi perché in questo periodo il mio livello d’attenzione è scarso, vuoi perché in effetti c’erano molti nomi da “incarnare” nei personaggi ed una trama all’inizio non chiara, nel senso che si dipana e si segue bene ma non si comprende dove andrà a parare. Eppure, questo senso di iniziale smarrimento mi ha anche giovato nel proseguimento della lettura, perché la maggiore attenzione richiesta ha permesso di iniziare a far mie le vicende e prendere le parti dei personaggi, esaltandomi per una loro vittoria o dispiacendomi per una morte improvvisa (credo l’autore aderisca al credo della Chiesa di G.R.R. Martin) ma sempre restando con l’attenzione abbastanza alta, salvo forse nelle vicende che interessano Firion, Polina e Qilana, quest’ultima una figura fortemente cristologica, a volerne cercare metafore religiose.
E’ interessante l’idea di una cosmologia vasta ed è senza dubbio ambizioso il progetto di dar vita ad un proprio “multiverso”, cosa che si rivela palese nelle intenzioni dell’autore (oltre che per sua stessa ammissione); è piacevole assistere al dibattersi per la propria sopravvivenza dei nuovi culti e dei Nuovi Dei, così come delle Divinità Antiche che cercano di riaffacciarsi all’attenzione delle genti, il tutto posto in un crogiolo complesso ed arricchito anche dalle arti oscure dei Domatori di Demoni e degli Invocatori e degli Evocatori degli Elementi.
Si consiglia, quindi, di prendere visione dell’opera, dato rappresenta un fantasy parecchio interessante, un po’ più crudo dello standard a cui si è abituati ma decisamente superiore alla media: è un romanzo che probabilmente andrebbe assaporato solo dopo aver recuperato e letto la precedente trilogia di cui, invece, sono a digiuno, ma ciò che mi ero proposto era proprio confrontarmi con l’opera come un qualsivoglia lettore che si trovi a voler iniziare da questo racconto la propria, personale avventura nell’universo descritto da Andrea Zanotti.
Recensiamo il nuovo fantasy di A. Zanotti, “Il Nuovo Quarto”
Isola Illyon
- Un fantasy che intrattiene;
- Tematiche affrontate in modo realistico e concreto;
- Moltissime situazioni e tanti personaggi da conoscere ed approfondire;
- E' consultabile gratuitamente;
- Fa parte di una saga che difficilmente esaurirà le idee;
- Scritto in un buonissimo italiano.
- Linguaggio alle volte molto crudo (per chi possa considerarlo tale);
- Molti nomi di personaggi, luoghi e vicende concentrati nelle prime pagine;
- Trama sulle prime non facile da seguire.