Chi, a sette anni di distanza dall’uscita del primo capitolo della serie videoludica The Witcher, non conosce ancora Geralt di Rivia? Per chi non lo sapesse, trattasi di uno strigo, un professionista della caccia al mostro, frutto di un addestramento e di una serie di sperimentazioni magiche e scientifiche (ante litteram) tendenti a renderlo una creatura dalle capacità sovrumane: un mutante. Lo si riconosce al volo dai capelli albini, che gli hanno fruttato il soprannome di Lupo Bianco, e dalle due spade che porta sulla schiena: una d’acciaio e una d’argento. Come ogni professionista che si rispetti, Geralt ha un codice etico severo: non è un tagliagole buono per tutte le tasche, ma si riserva sempre di decidere se quello che ha davanti sia in effetti un mostro o qualcosa di diverso, degno invece di rispetto. Evitate di chiedergli di ammazzare un drago senziente, per esempio: potreste pentirvene. In ogni caso, quale che sia il vostro problema, preparate una borsa carica di sonanti monete d’argento. L’ho detto che è un professionista, no? Vi assicuro che non è sua abitudine lavorare gratis.
Ormai da tempo CD Projekt RED, la software house polacca nata dal nulla e che, ciò nonostante, è riuscita a dar vita a due dei migliori action RPG degli ultimi anni, ha annunciato l’uscita del terzo capitolo della serie di videogiochi ispirata ai racconti e ai romanzi scritti da Andrzej Sapkowski fin dai primi Anni Novanta – recentemente “importati” anche in Italia, sia in ebook che in formato cartaceo, da Editrice Nord. Dopo una lunga gestazione, sotto il segno di un’uscita per lungo tempo fissata a data da destinarsi, The Witcher 3: Wild Hunt dovrebbe vedere la luce nel corso dell’inverno prossimo venturo (24 febbraio 2015), a meno di uno slittamento dell’ultimo minuto. Le piattaforme di destinazione saranno, oltre all’immancabile PC, le console di nuova generazione: Xbox One e PlayStation 4. Questo terzo (e per il momento ultimo) videogioco si preannuncia, manco a farlo apposta, come il più grandioso di sempre: un titolo radicalmente votato all’open world che lascia allibiti per la cura delle ambientazioni, per le possibilità di esplorazione praticamente illimitate e per la pura e semplice quantità di ore di gameplay promesse (almeno un centinaio, tra quest primarie e secondarie, secondo le più recenti dichiarazioni).
Ma cosa spinge il nostro strigo a tornare nuovamente in azione? Manco a dirlo, la guerra. Gli eserciti dell’Imperatore di Nilfgaard (doppiato da Charles Dance, l’indimenticabile Tywin Lannister di Game of Thrones) hanno invaso i Regni del Nord, che stanno collassando sotto quella temibile forza d’attacco. Mentre il caos sconvolge le regioni coinvolte nel conflitto, però, una forza ancora più oscura si prepara ad approfittarne: la Caccia Selvaggia, un esercito di spettri che, di quando in quando, calca la Terra devastando tutto ciò che incontra. Al centro del mirino di quest’armata di fantasmi sembra esserci una persona in particolare, la bambina-sorpresa al cui destino è inestricabilmente legato quello dello strigo, la sola persona che Geralt sente come parte di sé.
Quella della Caccia Selvaggia è, in realtà, una tradizione molto ricorrente nel folklore mitteleuropeo e nordeuropeo. Nella originaria impostazione pagana si credeva che nel periodo “buio” dell’anno, coincidente con il cuore dell’inverno, un esercito di fantasmi percorresse in lungo e in largo la Terra, sotto la guida della divinità posta a presidio degli ìnferi (Hölle König); successivamente, con l’avvento del cristianesimo, questo mito è stato riadattato in quello della cavalcata degli spiriti dei dannati, assumendo una più pregnante connotazione demoniaca. In questa ridda di demoni cavalcavano anche le Herlequins, nel corso dei secoli riunite in un’unica figura maschile: Harlequin, il Re dell’Inferno dal ghigno demoniaco. L’Arlecchino che tutti noi conosciamo nella sua versione burlona e un po’ “cazzara” è, in effetti, il nemico giurato dello strigo in ‘Wild Hunt’.
Lasciando da parte questa piccola nota di… colore (non a caso), procediamo con le notizie finora diffuse sul videogioco. Si è detto che The Witcher 3 punterà decisamente all’open world: CD Projekt ha promesso di annullare completamente i tempi di caricamento per il passaggio da una macro-zona all’altra, con la conseguenza che il vasto mondo proposto costituirà un unicum in cui lo strigo, inquadrato rigorosamente secondo una prospettiva in terza persona, potrà muoversi del tutto liberamente. Vi è di più: Geralt potrà nuotare, saltare, arrampicarsi, pilotare delle piccole barche a vela e – ciliegina sulla torta – andare a cavallo. Queste ultime due possibilità, indispensabili per evitare un eccesso di tempi morti nel transito sulle lunghe distanze, valgono anche a conferire alla libertà di movimento e di azione una profondità finora mai vista: come gli sviluppatori non hanno mai mancato di evidenziare, tutto quello che vedremo – un’isola lontana, una catena montuosa che delimita una pianura – sarà esplorabile e soprattutto percorribile, scalabile e/o navigabile.
All’ultima E3 di Los Angeles è stato mostrato un video di gameplay in cui Geralt di Rivia è impegnato in una caccia al grifone (trovate il video qua sotto): il protagonista si muove in un ambiente creato in maniera quantomai raffinata, fra paesaggi ricchi di vegetazione e scorci di panorama che mozzano il fiato, e sfrutta il proprio istinto di cacciatore di mostri (che nell’aspetto ricorda vagamente l’Occhio dell’aquila di Assassin’s Creed o la modalità detective della serie Batman: Arkham) per affrontare la creatura, esibendosi in schivate, segni magici e fendenti di spada, fino ad assicurarsi un macabro trofeo. Il combattimento, anche contro altri avversari umani, è più dinamico che mai, le animazioni sono fluide, i particolari – come la polvere sollevata dall’atterraggio del grifone – resi in modo maniacale. Promette bene anche la colonna sonora, indicibilmente coinvolgente, con i suoi ritmi serrati e le urla quasi belluine a fare da sottofondo a una natura mai così viva e selvaggia.
Ma The Witcher non è mai stato soltanto esplorazione e combattimento. Il perno dell’intera saga, così come delle sue fonti letterarie, è la trama, tesa, incalzante, con il suo carico di dubbi e di scelte morali. Lo strigo è chiamato a prendere delle decisioni che influenzeranno in modo irrevocabile l’esistenza in vita di taluni comprimari e l’evoluzione della trama. A partire dal secondo gioco, poi, gli sviluppatori hanno pensato di inserire un limite di tempo per l’assunzione delle decisioni più difficili, con l’intento di rendere questi passaggi quanto più realistici possibile e di non sminuire il climax, garantendo il massimo dell’immedesimazione. Anche in questo caso premesse e promesse appaiono ottime: massima libertà di scelta, circa trecento cambiamenti possibili e ben trentasei finali differenti. Molte le trame aperte, molti i cerchi che si chiuderanno, in quello che si annuncia come il capitolo finale della serie. Non mancherà il sesso che, come dichiarato recentemente, sarà “trattato con parsimonia e maturità”. Torneranno, ovviamente, personaggi già incontrati nei capitoli precedenti. Che sia finalmente il momento in cui vedremo anche l’intrigante maga Yennefer di Vengerberg, più volte menzionata e comparsa solo da poco nel live action trailer lanciato per promuovere un nuovo cosplay contest a tema The Witcher? Chissà. Intanto potete informarvi sul concorso a questo link e ammirare una Yennefer in versione femme fatale in questo video:
Insomma, ancora una volta CD Projekt sembra aver messo in cantiere un nuovo successo di critica e di pubblico anche se, chiaramente, il responso finale si avrà solo con la “prova su strada”. Riuscirà il David polacco a battere il gigante BioWare sul suo stesso terreno?
E voi, Isolani? Anche voi attendete ardentemente l’uscita di The Witcher 3: Wild Hunt? O puntate su altre IP e sul altre software house? Se sì, quali? Scrivetecelo!
– Stefano Marras –