A fine mese uscirà sul mercato americano l’edizione bluray di Twin Peaks. Cogliamo l’occasione per rivedere l’opera e scoprirne le novità.
Qualche anno fa il mondo allargato dei cinefili è stato scosso da Inception, un conturbante blockbuster diretto da Christopher Nolan che ha saputo stupire il grande pubblico anche grazie a un finale aperto libero a interpretazioni. Si trattava di una pellicola discretamente lineare, ma il pubblico passò lungo tempo a confrontare le proprie opinioni per stabilire quale fosse il significato del suo epilogo e, ancora oggi, si tratta di un argomento discretamente diffuso come riempitivo degli attimi di imbarazzante silenzio durante i cocktail party. Era una piccolezza, di un bivio al termine di una vicenda su binari che, tuttavia, è stato in grado di smuovere milioni di menti intorpidite per decenni da filmoni di successo la cui principale premura era spiegare ogni singola sfaccettatura di trama in modo che anche lo spettatore più disattento si sentisse appagato.
La legge del mercato è crudele e pretende che quasi tutte le uscite su grande schermo siano razionalizzate con una trama che poco lascia all’interpretativo o al pensiero critico, magari introducendo un narratore/maestro saggio che istruisca gli spettatori e che renda evidenti le sensazioni che dovrebbero provare in risposta alle immagini su schermo. Ovviamente questo scenario non è diffuso nel panorama cinematografico indipendente che, consapevole di non stare puntando alla massimizzazione dei ricavi, si dimostra in grado di proporre pellicole quantomai evocative, dirette da registi che tendono frequentemente a convogliare più arti in un’unica opera capace di coinvolgere facendo leva su forti stimoli sensoriali; tra questi registi si annovera David Lynch, noto per le sue pellicole surreali che sacrificano la linearità narrativa per comunicare attraverso suggestioni aperte a mille interpretazioni. Se non avete mai avuto occasione di vedere un suo film, giusto per capire le atmosfere che lo contraddistinguono, vi suggerisco una rapida visione della webserie Rabbits, ove conigli antropomorfi seguono una routine borghese disturbata da visioni infernali e da interazioni asincrone.
Nel 1990 il regista si imbarcò nell’ambizioso progetto – almeno per l’epoca – di creare una serie televisiva di qualità e con uno spessore capace di attanagliare gli americani allo schermo, perturbandoli con provocatorie immagini. Nello stesso anno in cui il noto Timothy Walter Burton suggeriva con tatto che anche le società perbeniste nascondono lati oscuri (Edward mani di forbice), Lynch trattava lo stesso argomento con una violenza disarmante e scandalosa che sfociava spesso nel nauseabondo; Twin Peaks, fittizia cittadina montanara al confine col Canada, ospita pochi abitanti, ma sono tutti custodi di sordidi segreti che li spingono a vivere nell’ipocrisia per poter preservare quel fragile equilibrio che li unisce sotto una maschera di placida serenità. Questo equilibrio viene a mancare quando Laura Palmer, figlia adorata e adolescente apparentemente perfetta, viene aggredita e assassinata senza alcun preavviso, lasciando un vuoto all’interno della comunità e suscitando la curiosità dell’agente FBI Dale Cooper.
Le indagini rivelano presto che la ragazza non era affatto immacolata e le tenebre che le celavano l’animo sono estese anche a tutti gli altri abitanti del paese. Le loro colpe (tradimenti, omicidi, frodi, desideri di vendetta, traffico di droga e molto altro ancora) richiamando l’attenzione di BOB, uno spirito maligno che si nutre di sentimenti negativi quali la paura e la sofferenza, che inizia a commettere azioni ignobili impossessandosi di ignare vittime.
La ricerca dell’omicida, evidente MacGuffin, consente di entrare prepotentemente nell’intimità con i personaggi, generando una sensazione di disagio e introducendo una matura analisi dicotomica su di una morale umana che vede vincente il male subdolo e seduttore. Questa percezione della realtà emerge anche nella mitologia orbitante attorno alla vicenda, con spiriti malevoli che si manifestano frequentemente nel mondo reale, dando a intendere di avere soppiantato, assorbito o corrotto le loro controparti positive. Nonostante la situazione disperata, tuttavia, gli abitanti non risultano mai essere enfatizzati e, anzi, mostrano un nutrito spettro emotivo che li caratterizza di mille sfumature, elevandoli dagli archetipi convenzionali fino a concedere loro vita e credibilità. Gli episodi si caricano di ulteriore sensibilità grazie alla fotografia perturbantemente lynchiana che riesce a infondere tensione anche nel rappresentare scene innocue quali corridoi vuoti o semafori, accompagnandosi con un magistrale uso di effetti sonori e una squisita colonna sonora curata da Angelo Badalamenti.
Twin Peaks ha guidato una rivoluzione che ha stravolto l’intrattenimento da salotto, facendo da ponte tra le narrative ingenue che si tramandavano dagli anni ’60 e quelle più elaborate del recente decennio. La sua influenza non solo ha toccato direttamente celebri telefilm (X-Files, Lost), ma molti omaggi espliciti sono riscontrabili anche da parte di registi e scrittori che hanno voluto citare esplicitamente l’opera nei loro lavori, ringraziando con affetto Lynch per le opportunità artistiche che ha concesso loro con il suo esperimento d’avanguardia. Queste situazioni sono ben lungi dall’essere limitate alla televisione! Per chi di voi quattro lettori si destreggia nel mondo dei videogames, mi permetto di ricordare il celeberrimo Alan Wake e il più oscuro Deadly Premonition che mostrano evidenti parallelismi sia per quanto concerne le ambientazioni che nella presentazione di alcuni personaggi e che sono divenuti a loro volta fenomeni di culto in grado di avvicinare molti nuovi spettatori al materiale di origine.
Il lavoro di Lynch, tuttavia, non è esente da gravose pecche. In seguito ad una prima stagione breve quanto spettacolare, infatti, il regista affrontò un severo diverbio con la rete televisiva e si lasciò la sua creatura in mani altrui per dedicarsi alle riprese del film Cuore Selvaggio. La serie perse repentinamente la qualità grafica a cui aveva abituato i telespettatori e, ancor peggio, nella speranza di accattivarsi anche il pubblico occasionale che per forza di cose non riusciva a seguire l’intricatissima trama generale, iniziò a introdurre vicende secondarie autoconclusive degne delle soap opera di bassa lega. Sempre col desiderio di spopolare nell’etere, la rete decise di rivelare l’identità dell’assassino, violando per intero le volontà di Lynch, il quale considerava l’elemento thriller come motore immobile della serie e avrebbe desiderato chiudere la saga senza mai esplicitare la risposta all’enigma.
Privati dell’ultima vera motivazione per seguire gli episodi, i telespettatori sono scemati per favorire la concorrenza; a nulla è servito introdurre un incoerente serial killer che cambia frequentemente modus operandi per adattarsi alle necessità dell’audience o far nascere intrallazzi amorosi che andassero a toccare direttamente il protagonista, la serie era ormai condannata a una spirale discendente interrotta in extremis dal rientro tardivo di Lynch. Nonostante l’ultimo episodio, da lui personalmente diretto, risvegliasse la passione e le paure che avevano caratterizzato il mondo di Twin Peaks, infatti, lo spettacolo era ormai abbandonato e la terza stagione non vide mai il sorgere del sole, concludendo gli avvenimenti con un cliffhanger che ha tormentato più di una generazione.
Per la gioia degli appassionati che avevano imperturbabilmente resistito fino alla fine, un anno dopo venne pubblicato il lungometraggio Fuoco cammina con me, lungometraggio che avrebbe dovuto fornire risposte e chiarire i diversi punti lasciati in sospeso dalla prematura estinzione della saga. La pellicola si dimostrò capace di approfondirne sensibilmente la mitologia e il misticismo, ma generò anche ulteriore confusione a causa di uno sviluppo acronico che gli ha fatto rivestire in contemporanea il ruolo di prequel e sequel, senza contare l’introduzione di ulteriori misteri e personaggi enigmatici. Vista la sua natura anomala, il film venne aspramente criticato al suo debutto al Festival di Cannes. Totalmente incomprensibile per chi non aveva seguito il telefilm e fin troppo cupo per chi ne aveva apprezzato gli sfoghi umoristici, si rivelò un flop sia al botteghino che agli occhi della critica, finendo emarginato in una damnatio memoriae che è stata interrotta solo recentemente grazie a un’analisi a posteriori che ne riconosce il vero valore.
Sempre seguendo l’ondata di questa riscoperta nostalgica e festeggiando il venticinquesimo anniversario di Twin Peaks, David Lynch ha annunciata una ghiottissima edizione Bluray ribattezzata The Entire Mystery. Recentemente proiettata in anteprima per la stampa, si riporta che il cofanetto includerà la versione estesa – ben 90 minuti aggiuntivi – di Fuoco cammina con me che ha affascinato i fortunati in sala grazie a aggiunte significative e appaganti il desiderio di informazioni che è andato crescendo nelle decadi. Sono state invece completamente bocciate le indiscrezioni che suggerivano un reboot o un prosieguo della saga; la ricerca di attrici che aveva scatenato le più spinte fantasie dei fan, infatti, pare fosse direzionata alle riprese di una promo atta a reclamizzare il prodotto sopra menzionato, lasciando parzialmente a bocca asciutta i più fantasiosi. Forse, tuttavia, è meglio che Twin Peaks non subisca variazioni, che rimanga cristallizzato nell’ambra della memoria con la consapevolezza che i temi trattati saranno sempre contemporanei, custoditi e nascosti nel profondo dell’animo umano.
–Walter Ferri–