Campione del bene, nemico delle tenebre, protettore dei meno abbienti: ecco a voi il paladino!
Cavaliere benedetto e leader implacabile, il paladino rappresenta il “braccio armato della legge” al servizio di ordini ecclesiastici e sovrani illuminati. Ma come e perché in moltissime dimensioni fantastiche nasce il bisogno di affidarsi a guerrieri che uniscono l’arte della guerra alla trascendenza divina?
L’idea storica del paladino ha origine a partire dalla mitizzazione romanticheggiante della milizia crociata, idealizzata a tal punto da aver reso i soldati cristiani una sorta di santi in terra; l’immaginario degli sviluppatori dei primi giochi di ruolo contemporanei ha fatto il resto, definendo a caratteri cubitali i lineamenti generali del protagonista di questo testo.
Quand’anche l’ultimo bagliore di speranza sembra essere svanito, il paladino non arretra e non abbandona la sua cerca: è il suo spirito di sacrificio a guidarlo lungo il sentiero che porta al compimento dei suoi obiettivi principali: la difesa degli inermi e la sconfitta del male.
Molto spesso egli si avvale del supporto di potenti incantesimi di cura e difesa per sconfiggere coloro che si oppongono ai dettami della giustizia e dell’onore, i suoi capisaldi morali. I nemici giurati del paladino sono i demoni e i non-morti: i primi perché, per definizione, portatori di caos e distruzione, i secondi perché diretta emanazione della vita corrotta ed estirpata alla redenzione del post mortem.
Per molti è difficile immaginare una realtà a carattere medievale in cui le donne presiedano un qualunque ruolo di potere, ma nel fantasy abbiamo anche la forza di estirpare tali meschini luoghi comuni: non esiste sessismo nella gerarchia degli ordini dei paladini poiché a contare sono soltanto la devozione al bene – in tutte le sue forme – e la lealtà al codice cavalleresco.

Sono la scelta più giusta per i ranghi più alti dell’esercito reale o per la guida di una spedizione.
Non dobbiamo poi sottovalutare il ruolo dei paladini all’interno delle organizzazioni militari: essi rappresentano la scelta più giusta per i ranghi più alti dell’esercito reale o per la guida di una spedizione segreta grazie alle doti elevate di leadership di cui godono, un po’ per l’indefesso coraggio con cui perseguono i propri obiettivi, un po’ per l’eccezionale carisma che la loro presenza ispira fin’anche nei meno impavidi.
Essendo normalmente di estrazione nobiliare, il paladino può permettersi di scegliere l’equipaggiamento di cui disporre, mentre coloro che abbracciano il candido manto partendo dai ranghi sociali più bassi si accontentano delle armature messe a disposizione dagli ordini a cui appartengono. In fondo non è l’abito a fare il paladino, no?
A differenza dei chierici – dei quali parleremo nei prossimi appuntamenti- gli aspiranti paladini non devono sottoporsi a lunghi e tediosi praticantati: è possibile infatti che esperti guerrieri o feudatari di lungo corso decidano di abbracciare la via della giustizia anche in tarda età, a seguito di vicende private che finiscono per definire radicalmente la sfera etica personale.
Qualunque sia la ragione che vi spinge a vestire i panni di un paladino, ricordate che tutto è giusto se la legge lo consente e che nulla può impedirvi di combattere il male!
Sì, anche a costo della vostra stessa vita…
– Pasquale Palma –