DISCLAIMER: l’articolo contiene spoiler provenienti da Infinity Blade e Infinity Blade II, oltre che dal racconto Infinity Blade: Awakening. Addentratevi a vostro rischio e pericolo.
Nell’articolo precedente abbiamo lasciato il Campione nella Sala del Trono della Cittadella Oscura con l’Infinity Blade in pugno e il cadavere del Re Dio ai propri piedi, quella che tutti i videogiocatori conoscono come la fine “ufficiale” del videogame. È tempo di vedere come continua la vicenda tra le righe del primo racconto della saga, ad opera dello scrittore americano Brandon Sanderson: Awakening.
Dunque, completata l’opera, Siris torna a casa. Drem’s Maw è un villaggio incassato dentro una grotta, la cui popolazione cerca di sostentarsi raccogliendo i preziosi metalli conservati nelle stalattiti, che finiscono in massima parte per gonfiare le tasche del feudatario locale e per ingrassare l’erario del Re Dio. Il ritorno di Siris sembra il tipico ritorno dell’eroe: brandisce l’Infinity Blade, dimostrando di aver ucciso il Dio oppressore; massacra gli scagnozzi del signorotto che vorrebbe governare in nome proprio, ora che Raidriar è morto, e pone fine prematuramente al suo dominio. Siris riabbraccia sua madre, ma presto deve rendersi conto che, a dispetto del suo successo in un’impresa epocale come l’uccisione del Re Dio, non è il benvenuto. Gli anziani di Drem’s Maw gli fanno capire come la sua sola presenza basti a mettere tutti in pericolo: il Re Dio era il più potente, ma non l’unico fra gli Immortali. La sua uccisione ha creato un precedente pericoloso, gli altri Immortali vorranno certamente mettere le mani su Siris e sulla spada, la sua presenza a Drem’s Maw mette a repentaglio l’esistenza stessa del pacifico villaggio. Più interessato a salvare la propria madre che i propri compaesani, Siris torna sui suoi passi fino al Tempio di Lantimor, dove un troll da lui stesso accecato lo accoglie come nuovo padrone del castello. Siris sulle prime è diffidente, poi però la sua ingenuità prevale e la trappola si chiude intorno a lui.
Nel frattempo, infatti, in un diverso tempio, assistito dai propri sacerdoti e con il tipico (per la serie di Infinity Blade, perlomeno) singulto di chi torna in vita dopo la morte, è risorto Raidriar, il Re Dio. Grazie ad un complesso gioco di incastri (poco meno complicato dell’incrocio di bacchette che “sorregge” il finale di Harry Potter…), Raidriar non è stato definitivamente ucciso dall’Infinity Blade, come pure si poteva essere portati a credere. Le sue riflessioni ci fanno capire che l’arma non era ancora attiva quando ha tolto la vita a Raidriar, ma si è attivata solo con la successiva uccisione, quella di Acharin, nelle segrete della Cittadella Oscura. Si viene inoltre a sapere che tutta la leggenda del Campione, nato e allevato proprio per sfidare il Re Dio, è stata alimentata nei secoli dei secoli da Raidriar in persona, che credeva di aver individuato nella famiglia di Siris una stirpe di discendenti di un Immortale, le cui uccisioni avrebbero dovuto “tarare” la spada, rendendola funzionante. Adesso, dunque, l’Infinity Blade è in grado di uccidere gli Immortali, dissolvendone l’anima – o, come lo chiama Raidriar, il Q.I.P. (Quantum Identity Pattern, Tracciato di Identità Quantistica: un concetto evidentemente ultratecnologico, in linea con quanto già fatto notare a proposito della commistione fra fantasy e fantascienza). Sollevato per il pericolo scampato, incollerito per la propria sconfitta, incapace di credere che un umano qualunque possa averlo surclassato nell’arte della spada, Raidriar spia le mosse di Siris grazie alla avveniristica tecnologia che, in quanto immortale, padroneggia. Alla fine, chiuso in un’armatura nuova di zecca, convinto che Siris non sia chi finge di essere, ma celi un trucco dell’odiato rivale Ausar, Raidriar decide di seguire il suo nemico e di recuperare l’Infinity Blade.
Siris, intanto, cerca di attivare lo “specchio magico” – il datapad –, ma in definitiva non ottiene nulla di più che una litigata a senso unico con il marchingegno, che pretende insistentemente la password. A questo punto nella stanza fa irruzione un golem metallico, che costringe Siris a ricorrere a tutte le proprie abilità di combattimento e ad attingere ai poteri di cura dell’anello sottratto al Re Dio. Tutti i giocatori conoscono questi anelli, legati a uno o più poteri: alcuni consentono di guarire in un batter d’occhio, altri di incendiare l’avversario, di congelarlo, di avvelenarlo. Tanto è banale il loro utilizzo nel videogioco, quanto è articolato – come spesso accade nei sistemi magici creati da Brandon Sanderson – nel racconto. Il potere di guarigione, ad esempio, non medica magicamente le parti interessate, ma accelera il passare del tempo per chi lo indossa del tempo necessario perché il corpo guarisca. Così un Siris con le unghie, la barba e i capelli lunghi incontra Isaline, meglio nota come Isa: una ladra straniera, dal buffo accento e con qualche difficoltà con la lingua diffusa a Lantimor, che cerca di uccidere il Campione e di derubarlo dell’Infinity Blade.
Tra i due è destinata a scoccare la scintilla dell’amicizia, se non qualcosa di più profondo. In fuga dal castello, il guerriero e la ladra intrecciano un legame dalle tante ambiguità. Siris spiega di non volere la spada per sé, anzi, di volersi mettere alla ricerca dell’Artigiano dei Segreti (Worker of Secrets nell’originale), il costruttore dell’Infinity Blade, il solo in grado di spiegargli come utilizzare correttamente l’arma e come annientare per sempre tutti gli altri Immortali. Trovarlo, Siris lo sa, non sarà facile: l’Artigiano è scomparso da millenni. La ragazza promette di aiutare Siris nella sua ricerca, a condizione di poter tenere per sé l’Infinity Blade, nel caso in cui il Campione fosse ucciso – naturalmente non da Isa.
Una notte, Siris si sveglia con Isa che gli punta contro la balestra, minacciando di ucciderlo, accusandolo di “essere uno di loro”, ma ancora una volta la scaltrezza di Siris, che aveva sabotato il grilletto dell’arma, gli salva la vita. Solo la reciproca utilità tiene insieme la strana coppia… anche perché nella mente di Siris si insinuano quelli che lui stesso chiama Pensieri Oscuri (Dark Thoughts): idee cupe, sanguinarie, tremendamente violente e vendicative, del tutto estranee al giovane Siris, che ne riconduce immediatamente l’esistenza al possesso della spada, secondo un cliché abbastanza tipico della letteratura fantasy, legato alla detenzione di oggetti “magici”. Ai due vagabondi si unisce TEL (acronimo che sta per Transubstantive Entity – Lower class), quello che per Siris e Isa è un golem, mentre per qualunque lettore è chiaramente un robot particolarmente evoluto. Per soccorrerlo da una schiera di predoni, Isa viene ferita e quasi uccisa. Siris tenta di utilizzare l’anello con il potere di guarigione su di lei, ma senza nessun risultato. Alla fine solo le cure di TEL riescono a salvare la ladra, che si riconcilia con Siris dopo il tentato tradimento di qualche giorno prima. Isa decide dunque di condurre Siris alla Tenuta di Saydhi, una venditrice di informazioni, forse l’unica persona al mondo a conoscere l’esatta ubicazione della prigione dell’Artigiano dei Segreti.
A questo punto la fine del racconto e l’inizio del secondo videogioco della saga si saldano, con alcune piccole, impercettibili modifiche: Saydhi, ad esempio, nel videogame appare una creatura veramente soprannaturale, alta circa tre metri, con una maschera che ricorda il teatro kabuki, al centro di un castello in pieno stile giapponese, difeso da samurai e da creature magiche riconducibili al folklore dell’Estremo Oriente. Nel racconto, invece, nulla distingue la venditrice di informazioni da una comune mortale, se non un’accentuata bellezza, che Siris non manca di rilevare. L’incontro con l’Immortale si rivela l’ennesima trappola tesa appositamente per Siris: prima Saydhi gli offre di divenire il suo nuovo Campione, poi, davanti al suo rifiuto, gli rivela l’ubicazione della Cripta delle Lacrime (Vault of Tears), dov’è da mille anni è imprigionato l’Artigiano dei Segreti; ma, avendo capito il suo scopo, tenta immediatamente di ucciderlo.
Dopo aver avuto la meglio nel confronto con la donna, Siris attiva un meccanismo che richiede l’inserimento dell’Infinity blade soltanto per ritrovarsi disarmato di fronte a Raidriar, che lo ha pedinato tutto il tempo e che, rientrato in possesso della spada, minaccia di ucciderlo definitivamente; viene fermato, però, da Isa che, appostata su un tetto in lontananza, colpisce Siris alla testa con un dardo della propria balestra, togliendogli la vita prima che lo faccia l’Infinity blade.
Come ci insegnano i videogiochi, la morte non è un limite nell’Universo di Infinity Blade. Ed ecco Siris risvegliarsi con un singulto nel proprio corpo, su un tavolaccio di metallo, circondato da apparecchiature decisamente fuori contesto in un Medioevo fantasy, all’interno di una Camera di Rigenerazione, dove Isa ha portato il suo corpo e dove ha atteso con pazienza che Siris si risvegliasse. Neanche il tempo di riprendersi da un evento così sconvolgente – dopotutto è appena resuscitato dalla morte…! – che Siris si trova ad affrontare Isa, animata da un furore per lui incomprensibile. Nel corso di un dialogo serrato, lentamente, la verità viene a galla: Siris non è un umano come pensava di essere; è “uno di loro”, un Immortale. E non uno qualunque, no: il peggiore di loro, Ausar il Vile, una delle creature più crudeli e depravate ad aver calcato la nostra Terra… fino alla sua scomparsa, circa un migliaio di anni prima degli eventi narrati. Ecco perché può utilizzare gli anelli, azionabili solo dagli dei; ecco perché è tanto abile nell’arte della scherma da uccidere un Dio. Delusa, prossima alle lacrime, Isa lo abbandona, promettendo di ucciderlo, se dovesse averne occasione.
Lentamente, Siris inizia a capire che anche i Pensieri Oscuri non sono legati alla spada, ma sono una parte inscindibile di lui; ciò che è stato, ciò che forse ancora è e che sempre sarà. TEL, il golem che lo ha seguito per tutto il tempo, è il suo aiutante nascosto, da sempre fedele alle istruzioni che Ausar stesso gli ha impartito: non rianimare il corpo nella Camera di Rigenerazione, ma farlo incarnare nel corpo di un bambino, ogni volta con la memoria totalmente azzerata; affidarlo a una donna, cancellarne la memoria, convincerla di essere la vedova del Campione precedente e a trasferirsi in un nuovo villaggio, in modo da non destare sospetti tra chi la conosceva i precedenza. Ancora e ancora e ancora, mille volte, mille anni. La donna che Siris ha creduto sempre considerato sua madre è un’estranea quanto tutte le altre che lo hanno cresciuto nel corso dei secoli. Siris ha fatto molto più che fallire, perdendo l’Infinity Blade: ha scoperto di essere ciò che ha sempre combattuto. E fa una certa impressione scoprire che questo ragazzino, che ha stilato una lista di tutte le cose che vorrebbe fare nella vita, è in realtà un Immortale, che quella lista l’ha spuntata centinaia e centinaia di volte. Tutti i Campioni che hanno combattuto contro il Re Dio non erano epigoni dei precedenti: era sempre lo stesso Immortale, condannato a rinascere dopo ogni morte come bambino. Tranne uno, Acharin, l’Immortale che Siris ha ucciso nelle segrete della Cittadella Oscura: in realtà un figlio di Siris, frutto di una vita in cui il giovane ha deciso di non affrontare il Re Dio, di sposarsi e di avere una vita lunga e felice… solo per mandare il proprio figlio come nuovo Campione.
Siris dà a TEL dei nuovi ordini: d’ora in avanti, ogni volta che il padrone morirà, sarà compito del golem riportarne il cadavere alla Camera di Rigenerazione e attendere che riprenda vita. Ancora e ancora e ancora. TEL lo mette in guardia: così facendo, i Pensieri Oscuri diventeranno sempre più forti. E con essi torneranno anche i ricordi. Anche senza l’Infinity Blade, anche incalzato dai Pensieri Oscuri, Siris/Ausar ha uno scopo e una meta: trovare l’Artigiano dei Segreti; Saydhi ha rivelato che la sua prigione si trova nel castello di Saranthia.
Volete sapere come prosegue l’avventura di Siris? I Pensieri Oscuri di Ausar prevarranno sui sentimenti del ragazzo in cui si è reincarnato? Quante altre morti attenderanno il Campione? E soprattutto: liberare l’Artigiano dei Segreti può davvero portare alla sconfitta degli Immortali? Lo scopriremo nel prossimo appuntamento!
– Stefano Marras –