Alzi la mano chi di voi non conosce “Munchkin”! Ecco, sospetto che nessuno di voi lo abbia fatto, sia perché sarebbe stupido alzare la mano davanti al monitor del pìccì, sia perché una domanda del genere è assolutamente insensata: che siate giocatori da tavolo accaniti, occasionali o anche persone che non masticano molto di giochi da tavolo, sicuramente avrete almeno sentito parlare una volta di questo gioco. Già, perché “Munchkin” è, probabilmente, uno dei giochi da tavolo più conosciuti in assoluto, tanto da far parte, di fatto – assieme a “Risiko!” e “Monopoli”–, della categoria dei classici del genere. Se però tra di voi c’è davvero qualcuno che non ha la minima idea di cosa si tratti, allora cercherò di spiegarvelo brevemente.
Munchkin è molto semplice e veloce: ogni giocatore impersona, appunto, un Munchkin, con l’obiettivo di raggiungere prima degli altri il livello 10. Per fare ciò, i giocatori devono scontrarsi con alcuni mostri, rappresentati da carte presenti all’interno del mazzo “Porta” (che, però, oltre a mostri contiene anche carte trappola e delle più rare carte equipaggiamento), da cui ogni giocatore pesca all’inizio del turno.
Per sconfiggere i mostri i giocatori devono riuscire ad ottenere un valore numerico superiore al livello del mostro, sommando il proprio livello ai bonus forniti dagli equipaggiamenti (acquisibili dal mazzo “Tesoro” una volta sconfitto un mostro) e dalle carte giocate dalla propria mano. Nel caso in cui il punteggio non sia sufficiente a sconfiggere il nemico, si può chiedere una mano a un altro giocatore, promettendogli in cambio parte dei tesori ottenibili una volta sconfitto il mostro. Se in questo modo la bestia viene sconfitta, allora il giocatore pesca un numero di carte Tesoro pari a quelle riportate sulla carta mostro ed inoltre sale di un numero di livelli pari a quelli riportati sulla carta; in caso contrario, perde tutte le sue carte (ma non i livelli accumulati) e gli altri giocatori possono saccheggiare il suo cadavere, spartendosi gli oggetti che il novello defunto portava con sé.
Bisogna aggiungere, inoltre, che ai giocatori viene data la possibilità di interferire nell’operato altrui piazzando carte maledizione o ulteriori carte mostro, nel tentativo di fare secco il malcapitato di turno.
Orbene, veniamo al succo del discorso: Munchkin viene considerato da molti un gioco stupendo. Merito della sua marcata vena comica (i nomi delle carte, degli equipaggiamenti e a volte gli effetti stessi tendono ad essere fortemente umoristici, chiaramente ispirati a personaggi, mostri e situazioni classiche dei giochi di ruolo), delle risate che riesce a scatenare una partita, della libertà di regolamento (sul quale è scritto, testualmente, che barare è consentito, se gli altri non ti vedono), e della sua leggerezza. Ecco, ora io vi dirò ciò che nessuno oserebbe mai dire: Munchkin è ben lontano dall’essere un bel gioco.
Ebbene sì: a mio parere ha decisamente troppi lati negativi. Partiamo dalle meccaniche base (lasciando perdere il discorso barare/rubare le carte altrui), che non presentano problemi di alcun tipo, se non quello di risultare eccessivamente schematiche e ripetitive, dato che il turno inizia pescando una carta, continua con qualche semplice operazione matematica, passando per il giocare una carta dalla mano e il promettere mari e monti a chi deve venire in nostro soccorso, finendo poi con il pescare X carte, che, a meno che non siano dovute a qualcuno per il suo aiuto, vengono giocate istantaneamente per potenziare il proprio personaggio. Niente strategia, niente ragionamento, niente di niente. Credo non esista nulla di più meccanico e noioso.
Parliamo quindi delle carte: illustrazioni spesso grottesche e di poco gusto, molto grezze e curate il giusto, eccessivamente pesanti alla vista, che in alcuni casi riescono a strappare un sorriso ai giocatori, ma nella stragrande maggioranza dei casi la mia reazione è stata “ma chi cavolo ha disegnato questa roba?”. I titoli e le descrizioni sono spesso poco interessanti o, nei rari casi in cui qualcuna riesca ad attirare l’attenzione, simpatiche da leggere la prima volta, ma che difficilmente verranno ricordate, quindi già dopo la prima partita questi elementi verranno ignorati.
E l’interattività tra i giocatori?
Oh, beh, quella è presente, ma si fa sentire poco nel corso di una partita: o un giocatore vi aiuterà a sconfiggere il mostro, oppure state certi che farà di tutto per farvi morire, anche fregandovi le carte dall’equipaggiamento mentre siete al bagno o mentre state parlando con gli altri; dopotutto la libertà nel barare, nel truffare gli altri pescando carte quando non dovreste, eccetera, è l’unica meccanica carina ed interessante di questo gioco. Peccato che tutto il resto lo renda una noia tale da rendere questi fattori ininfluenti.
Purtroppo per voi, che siate d’accordo o meno, il mio verdetto è questo: Munchkin è uno di quei giochi carini da giocare una volta, ma che dopo la prima partita diventa di una noia ed un tedio mortali, proprio a causa dell’eccessiva semplicità e schematizzazione del suo regolamento.
Voi cosa ne pensate? Gradirei da tutti almeno un commento, per cercare di creare una discussione costruttiva su questo gioco che, come ho già detto, secondo me è davvero troppo sopravvalutato in campo ludico.
–Luca Mugnaini–