Elen sila lumenn omentielvo, avventurieri! Quanti di voi ancora si commuovono di fronte alla bellezza di una storia d’amore? Quanti di voi hanno ancora il coraggio di cantare canzoni alla propria amata, di scrivere poesie e di esaltare questo sentimento con puro slancio romantico?
Si sa, anche noi rudi avventurieri abbiamo bisogno – tra una guerra tra razze magiche e un anello da portare a fondere – di un po’ di zucchero con cui guastare il sangue. Allora giù di intrighi, relazioni da scandalo e situazioni sentimentali così intricate che a confronto Beautiful pare The Muppet Show. Sotto il possente e villoso petto del guerriero indomito batte un cuore di panna, noi di Isola Illyon lo sappiamo. Allora non stiamo qui a smuovere le molliche di pane con la ruspa, partiamo subito!
Fantasy, mon amour: mille e un cliché.
Sin da quando siamo bambini siamo stati abituati a determinati concetti che poi, crescendo, sono diventati dei veri e propri canoni di pensiero su cui basare la propria vita. Poco importa se il resto del mondo ci emarginerà bollandoci come sognatori, un cavaliere resta tale per tutto e nonostante tutto, fino alla morte. Primo cliché delle storie romantiche è infatti il guerriero senza macchia e senza paura, il principe bello e nobile che affrontando mille e più pericoli salva e infine sposa la sua amata. O anche il ragazzo poverissimo che, però, grazie ad una serie di sue abilità, scala i ranghi sociali fino a diventare ricco sfondato e a sposare la principessa di turno. Tra gli altri stereotipi molto usati ci sono quelle relazioni complicate e apparentemente impossibili tra protagonisti di sesso opposto, dove all’inizio i personaggi battibeccano in continuazione per poi innamorarsi inevitabilmente l’uno dell’altro (tipo Ron e Hermione in Harry Potter).
Nelle opere di letteratura abbiamo numerosissimi esempi di come il Cavaliere abbia affrontato ogni tipo di difficoltà per la sua dama. Partendo da elementi classici come i Cavalieri della Tavola Rotonda e i Templari, questa figura è l’apice estremo di ogni storia. Elric di Melnibonè è uno di questi: il personaggio, per quanto risulti un caso a sé stante per la sua caratterizzazione tormentata, è interessante da analizzare. Infatti il principe albino versa litri e litri di sangue combattendo strenuamente per riprendere il comando di Melnibonè e sposare così Cymoril.
Altro punto interessante lo si può trovare nel secondo film de Lo Hobbit. Sì, continuate a dirmi che Tauriel non esiste nel libro, che il film è una tragedia, pieno di elementi senza sostanza (lo dico perfino io, tranquilli), ma la storia tra lei e Kili è stato un piccolo raggio di luce su una landa desolata e poco avvincente. Si tratta, a mio parere, di una buona aggiunta, non troppo aggressiva come nel caso di alcuni film in cui l’eventuale relazione con annesso limone/sveltina è più scontata di “Una Poltrona per Due” a Natale. Credo che in una società come la nostra, dove si grida al razzismo per ogni minima sciocchezza, un po’ di sano amore interrazziale faccia più che bene… in barba ai soliti predicatori troppo infervorati dalle proprie convinzioni.
Lúthien e Beren: quando l’amore non conosce confini.
Ogni appassionato tolkieniano che si rispetti conosce a menadito la storia di Lúthien e Beren ed io, come tale, ho il dovere di menzionarla. Narrata ne Il Silmarillion, il buon Tolkien esalta questa relazione con toni sublimi e meravigliosi. Riprendo un passo di questa storia, trascrivendo dal libro il loro incontro.
“Aggirandosi d’estate nei boschi di Neldoreth, si imbatté in Luthien, figlia di Thingol e Melian, ed era sera, nel momento in cui la luna saliva in cielo, e Lúthien danzava sull’erba sempre verde nelle radure lungo le rive dell’Esgalduin. Ed ecco il ricordo di tutte le sue sofferenze abbandonò Beren, ed egli cadde in preda ad un incantesimo, poiché Lúthien era la più bella di tutti i figli di Iluvatar. Azzurro era il suo abito come il cielo senza nubi, ma grigi i suoi occhi come la sera stellata; il suo mantello era contesto di fiori dorati, ma i capelli erano scuri come le ombre del crepuscolo. Simili alla luce che resta sulle foglie degli alberi, alla voce di acque chiare, alle stelle che stanno sopra le brume del mondo, tali erano il suo splendore e la sua grazia; e il suo volto era luminoso. Ma Lúthien scomparve alla vista di Beren, il quale divenne sordo come chi sia in preda d’incantesimo, e a lungo s’aggirò per i boschi, selvaggio e vigile come una belva, cercandola. In cuor suo la chiamava Tinuviel, che significa Usignolo, come vien detta nella lingua degli Elfi Grigi questa figlia del crepuscolo, perché non sapeva quale altro nome darle. E la scorgeva lontano come foglia ai venti d’autunno e, d’inverno, una stella sopra un colle, ma una catena gli gravava le membra. Vi fu un momento, poco prima dell’alba, la vigilia di Primavera, che Lúthien danzava sopra un verde colle; e d’un tratto prese a cantare. Acuto tanto da trapassare il cuore era il suo canto, simile a quello dell’allodola che si leva dalle porte della notte e riversa la propria voce tra le stelle morenti, lei che scorge il sole dietro le mura del mondo; e il canto di Lúthien sciolse i vincoli dell’inverno, e le acque gelate parlarono e i fiori balzarono su dalla fredda terra là dove si erano posati i suoi piedi. Allora Beren fu liberato dall’incantesimo del silenzio, ed egli la chiamò, invocando Tinuviel; e i boschi echeggiarono del nome. Lúthien si arrestò meravigliata e più non fuggì, e Beren venne a lei.”
Tolkien decise anche di omaggiare la sua sposa, facendo incidere il nome di Lúthien sulla lapide di lei quando morì, e quello di Beren sulla sua. L’incarnazione stessa del romanticismo.
L’amore nei film e nella letteratura di genere: funziona o non funziona?
Quando si parla di film sono piuttosto esigente. Se si deve trattare una storia d’amore, poco sopporto le banalità melense e scontate. Mi piace vedere sempre qualcosa di diverso, qualcosa che possa sentire in sintonia con quello che potrei provare. Mal sopporto quelle pellicole alla maniera di Twilight et similia, realizzate esclusivamente per rimbecillire generazioni di adolescenti il cui unico problema è disfarsi di una verginità mal accettata o di sbavare copiosamente sul belloccio/figa di turno. Con questo non voglio dire di tornare al 1800: i tempi cambiano… solo che certi problemi rimangono. Per difenderci da una società lobotomizzata dai media, dalla tv spazzatura e dal malcostume abbiamo bisogno nuovamente dei romantici, di credere in un mondo diverso, di costruirlo veramente. Un romantico non è semplicemente un innamorato che abbaia canzoni alla luna. Un vero romantico è colui che dei propri sentimenti e delle proprie emozioni non se ne fa né uno scudo né un bastone per appoggiarvisi, ma una base solida su cui costruire la propria integrità. Ed è tutto qui, veramente.
Signori! Questo articolo finisce qui. L’amore nel fantasy è una cosa seria (!), soprattutto per me. Non fatevi mai incantare da chi vi dice che ormai fare i bravi ragazzi non vada più di moda, che non serva a niente. Siate sempre forti e degni di essere chiamati Uomini, poiché non c’è vergogna nell’accogliere dentro di sé la purezza di un sentimento così profondo. Spesso chi lo deride lo fa perché incapace di comprendere e di provare qualcosa di sincero. Storie d’amore ed eroici sacrifici fanno al caso vostro? Lasciate una poesia qui sotto con un commento! Buona fortuna, avventurieri!