Nella nostra analisi di oggi tenteremo di fare luce su uno degli aspetti meno considerati del famoso Dark Souls. Uno dei temi che probabilmente è la chiave dell’opera: l’Amore.
Il titolo forse di questo articolo non sarà tanto chiaro ai più, ma mi si lasci spiegare il senso di tale frase prima di cominciare la nostra analisi, che forse potrà sembrare azzardata o non troppo chiara, ma che comunque prende spunto e va a trattare di un’opera che ha mille sfaccettature, mille interpretazioni e di certo non un’unica verità. Dopo aver giocato a lungo ai capitoli Souls (sia Demon che Dark) e dopo aver notato le grandi discussioni createsi intorno a questa saga non ho mai notato, in realtà, un qualcosa che si riferisse all‘Amore che permea (a mio avviso) tutta l’opera. È un concetto tanto latente quanto manifesto ed è per me uno dei primi moventi di ogni singola azione dell’intero mondo creato da From Software. Un primo motore immobile aristotelico.
Ma di che tipo di “amore” si sta parlando? Non a caso è spesso riportato con la lettera maiuscola proprio per evitare la banalizzazione del concetto stesso: non parliamo di amore solo come “semplice” sentimento tra due animi affini, ma del concetto esteso in tutte le sue forme. Ma di questo ve ne darò prova proseguendo nel discorso. Per adesso bisogna tenere a mente che il sentimento primo a cui ci riferiamo ora è “Amore” come “Desiderio” e/o “Volontà“. Chi ha giocato al secondo capitolo di Dark Souls potrebbe già aver strizzato un occhio al sentire queste ultime parole, ma la nostra analisi si concentrerà soprattutto sul primo capitolo (con semplici citazioni o rifacimenti a Demon e Dks 2″), quindi mi dispiace smorzare così le vostre supposizioni ma oggi niente seguito per noi!
Ora veniamo, dopo parecchio girarci intorno (ma era giusto farlo), al vero contenuto di questa analisi: dov’è l’Amore in Dark Souls? Ma soprattutto: chi lo esplica? Chi sono gli “amanti”?
Non è un mistero che per conoscere ogni singola sfumatura di tale opera bisogna avere un’occhio allenato, magari anche un cipiglio un po’ fuori dal comune, ma soprattutto bisogna porre tanta attenzione a tutto ciò che ci circonda quando ci approcciamo a giocarlo. Non solo nel gioco: a volte lo sguardo deve superare la barriera della semplice consistenza e guardare a tutto il lavoro dietro le quinte che può molto spesso fuggire il nostro sguardo.
Molto di questo amore (ma non solo eh!) viene direttamente dall’ ideatore e direttore Hidetaka Miyazaki. Nelle sue intervista non nasconde mai il suo profondo compiacimento per tutto l’interesse che Dark Souls ha generato nella comunità video-ludica globale, nonostante sia un titolo “non per tutti”; questo, del resto, è normale che lo dica, ma ciò che riporta spesso quando si concede a qualche interview, e che più mi ha colpito, è la motivazione primaria che lo ha spinto a creare un tale CRPG: il suo era un amore, un desiderio incondizionato di riuscire a creare un gioco (così come lui lo immaginava e amava) capace di far emozionare e far innamorare ogni vero appassionato del genere. Una sorta di dono completamente gratuito e puro per noi video giocatori. Un connubio perfetto tra desiderio personale di vedere finalmente un grande capolavoro fantasy come egli stesso lo intendeva e immaginava, e un amore più aulico e altruista espresso nella condivisione con tutti noi del suo gioiello. Ovviamente nessuno poteva sapere che il suo lavoro sarebbe stato così apprezzato, meno di tutti proprio il giovane Hidetaka, ed è stato proprio questo l’atto d’amore più grande: un salto nel buio, un atto di fede. Per fortuna ripagato.
Se questa era la punta dell’iceberg e vi ha incuriosito allora spero che nell’anima di questa analisi che adesso affronteremo vi troverete ancor più interesse: nel gioco sono molti i personaggi che lasciano (in maniera più o meno esplicita) lasciar pensare che agiscano per “Amore”, “Onore”, “Desiderio“. Forse tutti lo fanno, e visto che lo spazio non è sicuramente abbastanza per analizzare ogni singola loro sfaccettatura andremo a fare (almeno per adesso) rifacimenti solo ad alcuni dei più importanti.
Se si parla di Dark Souls, e si parla di Amore, come non pensare immediatamente alla storia più strappa lacrime che ci sia? Ovviamente si parla di Artorias e di Sif. Il duo più affascinante e intrigante di tutti i Souls, capace non solo di attizzare interesse sin dal primo sguardo (quanto è figa l’armatura di Artorias?), ma di commuovere nel profondo una volta portata alla luce la vera storia dei due compagni inseparabili. Il leggendario cavaliere Artorias, lo conosciamo tutti, mosso da una fedeltà incrollabile e da un desiderio immortale di salvare coloro che soffrono, decide un giorno, in un lontanissimo passato, di viaggiare verso le terre in pericolo di Oolacile, dove qualcosa di funesto si sta per abbattere. Nulla, nemmeno il più temibile dei pericoli può dividere il cavaliere dal suo bellissimo lupo Sif, compagno di tante avventure. Trovandosi infine al cospetto del pericolo imminente conosciuto anche come Abisso, l’amore così forte che Artorias prova nei confronti del suo cucciolo gli impedisce di proseguire sapendo che quella, probabilmente, sarà la fine di entrambi. Così il Camminatore degli Abissi decide di rinchiudere il cucciolo Sif in una barriera magica protettiva, lontano dallo scontro con l’Abisso, nella speranza di credere che il futuro possa essere più radioso per il suo compagno a quattro zampe. Artorias quindi è un personaggio che abbonda di Amore e di sentimenti, in primis perché essendo un cavaliere non può far altro che agire altruisticamente, e secondo perché anche al cospetto con la morte, non dimentica che prima di tutto viene la salvaguardia di chi veramente lo ha amato.
Il combattimento con l’Abisso è un tremendo scontro e Artorias è un cavaliere formidabile, ma non così tanto da poter sperare di uscirne vittorioso (e in cuor suo ne era consapevole) così egli perisce, fallendo la sua missione e viene consumato dall’Abisso, perdendo memoria e ragione di tutto ciò che era un tempo. Sif per il dolore ergerà una falsa tomba ove rimarrà a vegliare per il resto dei suoi giorni, in attesa che qualche “prescelto” sia pronto a sfidare lui e ciò che rimane del Camminatore.
C’è ancora una piccola storia d’amore, non tanto chiara, instaurata tra Artorias e un altro cavaliere di Gwyn: Ciaran. Una donna di cui si sa poco, ma che certamente nutriva sentimenti di forte affetto (e probabilmente era ricambiata) per il nostro giovane eroe. Non a caso, una volta affrontato Artorias nel passato (dopo già esser stato divorato dall’Abisso), ci apparirà Ciaran in persona che reclamerà l’anima del suo più fedele e ultimo “amico”, in modo da rendergli giustizia adesso che finalmente è libero dal suo supplizio.
Non c’è storia: l’amore è davvero il motivo primo e ultimo di tutto il ciclo di eventi narrati e non di Dark Souls. Si pensi a Siegmeyer, a Sieglinde, a Solaire e al suo amore per il “Sole”, a Seath e al suo “Amore/Bramosia” per la ricerca del segreto delle anime, a Queelag, a Scarica Infinita, a Gwyn… e al suo disperato desiderio di mantenere viva la Fiamma. Infine persino la Fiamma, l’Oscurità, la Non Morte, la Maledizione e la Vuotezza, sono tutti anelli di una catena che girano intorno all’ingranaggio dei sentimenti del Desiderio. È tutta una continua ricerca dell’appagamento del proprio sentire, dovuta alla propria condizione. C’è chi ama e brama le anime (anche se forse lo fa senza effettiva coscienza di sé), chi brama la Fiamma, il calore, la Vita.
Dark Souls è Vita. La difficoltà nel suo modo di porsi sia nel gameplay che per quanto riguarda la ricostruzione di una storia sensata, sono certamente ricercati dagli sviluppatori per occludere tali verità (che come abbiamo detto a inizio articolo però, di certo non son le uniche). Con occhi attenti, si scorgono molte cose celate a prima vista. Anche tutto l’odio che noi giocatori possiamo provare nelle zone più ostiche del gioco, è uno specchio e rimanda in maniera indiretta ad un concetto di amore. A tal proposito per far luce su quanto detto potrei avvalorarmi della frase di un altro personaggio fantasy a noi molto caro, ma completamente non inerente al mondo di Dark Souls: sto parlando di Gandalf e di una delle sue prime descrizione di Gollum:
…Lui odia e ama l’anello, proprio come odia e ama se stesso.
Non sembra calzare perfettamente? Se ancor non si è convinti possiamo invocare la frase di qualcuno molto più reale, e che ha espresso in antichità le stesse cose semplicemente in una lingua diversa: “Odi et amo” di Catullo:
Odio e amo. Per quale motivo lo faccia, ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade e mi tormento.
Non è forse una frase che potrebbe calzare a pennello con tutto ciò che è Dark Souls? Se giochiamo un po’ con soggetti e/o predicati, ne verrebbe fuori una descrizione perfetta del gioco in sé.
Che dire miei amici, spero che con questa mia analisi cosi strana non abbia offeso nessuno e che vi abbia almeno instillato la punta di curiosità necessaria a tal punto da spingervi a commentare e a esprimervi su queste congetture. Vi aspetto per continuare a parlarne insieme!
Umbasa!
– Giulio Marciello –