Vi è piaciuto il primo? Allora tenetevi forte, perché tornano le vichinghe gesta di Hiccup e del suo nero Sdentato!
Nel 2010 grandi e piccini, come si suol dire in questi casi, apprezzarono un film leggero, dall’animazione sorprendente e morbida, ma portatore di significati e drammaticità tali da rendere impossibile il non affezionarsi ai suoi giovani protagonisti. Quest’estate, la DreamWorks Animation torna a ruggire nelle sale di tutto il mondo lanciando How to Train Your Dragon 2, secondo capitolo di quella che si prospetta la più classica delle trilogie. Riuscirà a riconfermarsi dopo l’inaspettato successo del primo capitolo?
Per tutti quelli che se lo fossero lasciato scappare, facciamo un salto indietro, gettando un occhio alle gesta originarie di Hiccup e compagni.
Ora, per fare i pignoli ipercritici, diciamocelo, How to Train Your Dragon, barbaramente masticato dagli adattatori italiani e sputato in uno striminzito Dragon Trainer – perché i bimbi del nostro paese non studiano affatto inglese sin dalle elementari, no… – non è un capolavoro di originalità. Nossignore. La classica storia del ragazzino underdog, reietto da tutto il villaggio e incapace di dimostrare il proprio valore, è qualcosa trita e ritrita, che abbiamo visto milleduecentosettantasette volte sui nostri schermi. Iniziando il film, sapevamo benissimo in che direzione avrebbe soffiato il vento, che il protagonista avrebbe trovato un posto nel suo mondo, conquistato la ragazza per cui ha una cotta, ottenuto rispetto di suo padre e così via. Ma allora, perché mai questo film ci è entrato così tanto nel cuore? Che domande, isolani: chi nella propria vita non ha mai desiderato di addomesticare un drago?
Quando cresci a pane e fantasia, a volte ti chiedi come sarebbe avere a che fare con un bestione del genere. E se, nella lista di comandamenti del fantasy, Tolkien ci ha insegnato a “non rubare”, Skyrim a “non fusrodare il nome di un drago invano”, e Dragonheart ad “amare il drago tuo come te stesso”, questo film irrompe decisamente con “non avrai altro drago all’infuori di me”. La parte centrale della pellicola, infatti, vede l’avvicinarsi del piccolo vichingo a Sdentato, un Furia Buia che ha catturato nemmeno lui sa come, il loro entrare in sintonia, i loro primi tentativi di volo e le loro prime disastrose cadute. Sono due menomati, nell’animo e nel corpo, che riescono, a discapito di tutto, a creare un legame tale da sovvertire l’intero mondo che li circonda, non trovando uno spazio per loro ma creandosene uno da zero, riadattando l’ordine naturale delle cose ad un nuovo equilibrio, dove uomini e draghi smettono di uccidersi tra loro e collaborano finalmente insieme.
Il classico messaggio di pace, lieto fine alla “volemosebbene”, viaggia veloce sul treno dell’empatia, e tra le carrozze siedono l’acuta ironia e tutta la dinamicità dei classici prodotti DreamWorks che, non a caso, ha sfornato negli anni perle come Shrek, Madagascar, o Giù per il Tubo… sequel esclusi, tranne in rarissimi casi.
Sì, la trama è banale, prevedibile, dite quello che volete, ma a noi la pucciosità di quel drago nero, che sembra un misto tra un axolotl e un gattone, l’imbranataggine di Hiccup e la straordinaria partecipazione corale dei personaggi secondari (Skaracchio su tutti) hanno conquistato appieno. È la pura umanità di questo film che gli ha permesso di ottenere consensi worldwide, e di fare man bassa agli Annie Awards, gli Oscar dell’animazione, nel corso dell’edizione 2010.
Il successo di Dragon Trainer, le cui evoluzioni in 3D hanno contribuito non poco, ha fatto sì che fossero prodotte anche un paio di serie animate, I Cavalieri di Berk, che mira ad approfondire l’universo cinematografico tratto liberamente dai libri di Cressida Cowell. What now?
Quest’estate Hic, la sua bella Astrid e soci torneranno a sfrecciare nei cieli della loro isola nordica: ambientato cinque anni dopo il capitolo originario, Dragon Trainer 2 mostrerà la pacifica vita del nostro adolescente protagonista venire sconvolta da nuove rivelazioni e da una minaccia molto più terribile di quella affrontata anni prima. Il tempo delle corse spensierate sui draghi è già finito: per Hiccup si avvicina il momento di farsi carico del futuro del proprio popolo.
Non voglio rivelarvi altro, regia, vai col trailer!
Vi siete gasati, eh? Dite la verità, non vi aspettavate i draghi di ghiaccio. E a proposito di espandere l’universo del franchise, Dean DeBlois, stavolta regista solitario, grandissimo nerdazzo e amante di Star Wars, ha dichiarato:
“Ciò che ho amato molto de “L’impero colpisce ancora” è che ha espanso Star Wars in ogni direzione: emozioni, personaggi, divertimento, paesaggi. Lo si percepiva come un miglioramento, e quello è l’obbiettivo”.
Occhio ai paragoni azzardati, Dean! Qui qualcuno potrebbe linciarvi.
Qualche info tecnica: il film, sempre avvolto nelle atmosfere celtico-cornamusiane di John Powel, uscirà nelle sale americane il 13 giugno, ma a noi toccherà aspettare ovviamente due mesi, fino al 16 di agosto, per volare in picchiata in sala e scoprire se i nostri eroi riusciranno a fare la pelle al malvagio Drago Blutvist, o se sarà lui ad arrostirli.
L’animazione sembra fortemente migliorata e molto più realistica. Grazie ad una storica partnership con HP, infatti, questo sarà il primo film a godere dell’elaborazione scalabile multi-core, ultimo step evolutivo nella storia del motion-capture, che permetterà di lavorare in tempo reale sulle immagini prodotte, attraverso i programmi Premo e Torch, e godere di una sempre più particolareggiata linearità di volti, dettagli anatomici ed espressivi dei personaggi. Viva la tecnologia!
Piccola nota finale sul cast: ad affiancare tutti i doppiatori originali ci saranno ora la sempre splendida Cate Blanchette nei panni di Valka, desaparecida madre del protagonista, Djimon Hounsou, di gladiatoriana memoria, come Blutvist, bastardo cacciatore di draghi, e Kit Harington, come suo tirapiedi, Eret, che non saprà niente quando interpreta Jon Snow, ma a quanto pare ha una spiccata dote nel prestare la voce ai film d’animazione. Manovra commerciale per pompare le vendite? Valar dohaeris, isolani, valar dohaeris.
Incredibile, siamo riusciti a infilare Game of Thrones anche in un articolo su un cartone animato. Siamo veramente alla frutta! Fateci sapere cosa ne pensate, noi vi diamo appuntamento al cinema ma, naturalmente, prima sulle nostre instancabili pagine, per tutti gli aggiornamenti futuri. A presto!
– Mario Venezia –