Neppure lo immaginate, ma in ogni bambina alle prese con le sue bambole c’è una piccola giocatrice di ruolo.
Si sa che immaginare avventure e inventare sempre nuovi giochi è di tutti i bambini. Ma tra tutti, quello che dà maggiori libertà d’azione e possibilità di inventare storie è da sempre monopolio del gentilsesso: le Barbie, che permettono di creare le narrazioni più inaspettate, capaci di rivelare una recondito ma rilevante aspetto fantasy. Leggere per credere.
In caso non vi siate mai soffermati sulle potenzialità del gioco (e già una volta vi invitammo a farlo), riflettete: ma quanti ruoli ha ricoperto la bambola bionda?
È stata sì dentista, dog-sitter, pallavolista, ma anche principessa, sirena, fata ed ha viaggiato per ogni dove: lande nevose e inestricabili savane, spiagge assolate e autostrade che si srotolano per chilometri nel deserto, fondali marini e via elencando ambientazioni di ogni tipo.
Dal reale al surreale, passando per l’irreale de “Il Lago dei cigni”, dove cavalca un unicorno tanto impavido quanto femminile, dai cigliuti e limpidi occhi azzurri, e lilla fino all’inverosimile.
La celebre bambola Mattel ha inoltre vestito i panni di Raperonzolo, e di una certa quantità di creature fatate, marine silvane e celesti, caudate, alate e, tenetevi forte… armate! È il caso delle leggiadre, sorridenti e tutte identiche quattro moschettiere. E come dimenticare la fiaba delle fiabe, la più onirica delle storie per bambini? Una festa, un sogno, magici incontri e scontri improbabili sul canovaccio di un Bildungsroman e infine un’impossibile trasformazione che avvera, ma solo nel sogno, l’amore tra Clara e lo Schiaccianoci, Hans.
Ma, al di là dei ruoli che Barbie stessa o i suoi comprimari hanno già impersonato – nei film, nelle arcinote scatole con minuscoli accessori più o meno glitterati e un nutrito corteggio di gadget, abiti dalle fogge e texture disparate e giocattoli di plastica, pezza e peluche – quando delle bambine giocano, la parte di gran lunga più divertente è lasciata alle imperscrutabili volontà del “master“.
Ecco la sconvolgente verità: quando si gioca con le Barbie una sola decide cosa accadrà, e gli altri personaggi agiscono di conseguenza.
Di norma, necessariamente per esigenze di par condicio, si fa a rotazione, perché la bambina che masterizza, essendo Barbie per sua natura un gioco senza regole, può, oltre a scegliere l’avventura e decidere in gran parte le sorti del gioco, impersonare una bambola.
A conti fatti, si tratta di un master palesemente partigiano, ma se ha inventiva le atletiche fanciulle potranno trovarsi a combattere la fame e la sete per via di una carestia che si sarà abbattuta sul loro ridente villaggio, scalare una parete di roccia ripidissima per portare delle medicine a Tommy (il fratellino di Ken) perché una formidabile tempesta di neve impedisce loro di spostarsi dal rifugio montano dove li aveva indirizzati qualche losco figuro o una chiromante. O ancora unire i mondi e tramutare una storia soap-style un po’ alla Sex and the City in un’avventura urban fantasy, grazie ad un incantesimo o ad un “facciamo che ora la mia rivela la sua vera natura di fata e fa/distrugge/trasforma/risolve…”.
Tutto questo senza sbavare i contorni di un impeccabile bon ton e di un cristallino fair play.
Troppo perfetta? Non dimentichiamo però che anche Barbie ha un passato travagliato, il background sentimentale di ogni eroe: senza genitori di cui si parli (orfana? Abbandonata? Nata da un uovo di drago o, come Venere, da sperma di un dio caduto nella spuma del mare?), con una carovana di sorelline a carico, un amore tormentato che si trascina da troppo tempo (settant’anni!) a traviare il suo povero cuore di supermodella.
Il sorriso di plastica della bambola più chiacchierata del pianeta nasconde certo cupi segreti che neppure agli isolani più impavidi sono stati dischiusi.
Tuttavia ora, viandanti di questi lidi, conoscete tutta la verità (inconfessata dalle bambine e gentilmente da noi spifferata, solo per voi affezionati lettori) sugli incredibili retroscena fantasy della bionda fanciulla.
– Lorena Di Somma –