Il Tocco che Uccide, un titolo rassicurante eh? Fate gli scongiuri del caso, andiamo a scoprire il nono volumetto di Dragonero!
Certo che i volumetti di Dragonero sono proprio benauguranti: dopo Il Fascino del Male, del numero 8, nel quale ha fatto capolino una terribile Driade dei boschi, prendere in mano questo volumetto e leggere “Il Tocco che Uccide” ti fa davvero ben sperare!
Ian e Gmor sono in viaggio, come da consuetudine, verso la città di Viridàrt, per fare luce su alcune, fastidiose minacce di morte ricevute dal barone che la governa, quando si imbattono in Leario, misterioso individuo dall’abbigliamento di moschettiere, braccato da un paio di mastini da guerra e da altrettante streghe inferocite. Inutile dirvi che lo scontro che ne segue vedrà uscire vincitori i nostri eroi, ma Ian verrà punto da un aculeo velenoso, stile Bella Addormentata della Disney, e giacerà moribondo, fino alla scoperta dei poteri dell’anziano che, con tanto di flashback, si rivela essere un guaritore di serie A.
Il gruppetto decide di intraprendere insieme il viaggio verso la cittadina, per sposare diversi interessi personali. E in effetti “sposare” è il verbo giusto, visto che, guarda caso, i tre capiteranno a fagiolo per le nozze della dispotica e viziatissima figlia del barone, Ilyana, che in un impeto di infinita dolcezza fa irruzione nella sala del padre, e con la stessa simpatia di una spina di riccio di mare nel piede, in una torrida mattinata di agosto, urla che non vuole guardie, che tutti al suo matrimonio debbano ammirarla e osannarla come una dea e che tutti i soldati sono dei cafoni, prima di andarsene sbattendo la porta con furia. Auguri allo sposo!
E tra una rissa nanica e il ripulire la città dai criminali sospetti, mentre il volo di corvi malefici vigila tutto e tutti dall’alto, la situazione precipita: il barone viene assassinato, Leario (stranamente) fugge dalla città, Ilyana fa carpe diem e si appropria del governo e le consorelle delle povere malcapitate di inizio numero arrivano per reclamare la loro vendetta. Se queste sono le premesse, chissà la luna di miele…
Che giudizio dare a questo volumetto? La sceneggiatura di Luca Enoch, che debutta alla penna dopo un monopolio targato Vietti, scorre bene ma forse troppo frettolosamente: nel finale le cose si fanno concitate, e si arriva ad un epilogo che avrei preferito diverso. “Che razza di mondo è quello dove chi guarisce dorme nelle stalle e veste di stracci, e chi uccide ha la borsa piena di monete e veste seta e velluto?”, filosofa Leario con i protagonisti. Un mondo dove non esiste la diplomazia, e le chiacchiere stanno a zero, visto che, con mio sommo rammarico, il confronto finale sfocerà in botte da orbi.
Peccato, avrei preferito un lieto fine, vedendo magari i poteri di Dragonero implementati alla maniera dei “Jedi mind tricks”. Passo indietro anche dal punto di vista grafico: i disegni di Andrea Bormida e Giacomo Pueroni risultano convincenti e dettagliati, tranne che per i primi piani: i tratti somatici si rassomigliano un po’ tutti, e Ian ha sviluppato un mascellone che nemmeno le statue dell’Isola di Pasqua!
Nonostante lo scioglimento dell’intreccio in poche tavole (chi ha assoldato Leario?), questo numero 9 trasuda ironia e una leggerezza decisamente da apprezzare (a “fermo, figlio di un troll!” scappa una bella risata), oltre all’introduzione di due personaggi come il guaritore Leario e la giovane strega che “bacerà” Ian sul braccio destro, condannandolo all’oblio della morte… o dell’amore. E conoscendo il protagonista, non è difficile immaginare che se la spupazzerà. James Bond, sei un principiante.
Appuntamento al numero 10, isolani, Le Fosse del Fargh! E nel frattempo, date un’occhiata al nostro contest mensile: avete la possibilità, fino al 31 maggio, di accaparrarvi il manuale del GdR di Dragonero! Se non partecipate “siete proprio dei cafoni”…
– Mario Venezia –