Un regista-sceneggiatore-scrittore? Si può fare! Guillermo del Toro fa all-in: nel 2014 arriva The Strain, serie TV tratta dalla trilogia omonima, realizzata a quattro mani dal messicano e dallo scrittore Chuck Hogan.
Dite la verità, era da un po’ che non vi rompevamo le scatole con i nostri pallidi amici succhiasangue. Poco male! Quest’estate, i vampiri l’hanno fatta da padroni sul nostro paradisiaco arcipelago (che culo…): lanciandovi l’imminente telefilm su Dracula e, successivamente, immergendovi nelle glitterate atmosfere teen di Vampire Academy, per qualche mese voi isolani avete fatto il pieno, in attesa dell’imminente (e gelido, stando gli ultimi sviluppi meteo) inverno 2014. E se prima potevate almeno sperare di riposare di giorno, al sicuro nel vostro sarcofago, ed uscire a caccia di prede col favore delle tenebre, per voi amanti del vermiglio sangue umano “l’inverno sta arrivando” davvero: il virus di The Strain contagerà anche voi!
¿Y qué coño es, The Strain? Buoni, buoni, riavvolgiamo il nastro, e facciamo il punto, per non creare confusione. Pochi cazzi: quante volte ve l’abbiamo detto, ultimamente, che le idee originali ormai scarseggiano quanto i neuroni a Pomeriggio Cinque? Sei, forse sette… troppo poche! Oggi, ragazzi, non siamo solo davanti alla classica paraculata libro/fumetto/graphic novel —> film/telefilm/anime. No! Oggi abbiamo un bel triplo salto mortale carpiato/crossmediale, romanzo —> graphic novel —> telefilm, perché finché si può scavare, si scava. Solleviamo questo velo di mistero e partiamo dal primo anello della catena, tirando in ballo uno dei registi più famosi a livello globale: Guillermo del Toro. Questo cuccioloso signore sarà noto alla stramaggioranza di voi per aver diretto il fantasy-storico de Il Labirinto del Fauno, ambientato nel corso della Guerra Civile Spagnola, ma soprattutto, da grande nerdazzo e appassionato di fumetti, per aver portato sul grande schermo Blade II (in assoluto il migliore dell’intera trilogia sul Diurno), i due piacevoli Hellboy e, purtroppo, quel grande omaggio ai mecha che è Pacific Rim, megapompato da effetti speciali, certo, ma con una trama che mia nipote di 5 anni era capace di scriverla meglio… e senza tanti buchi. Ebbene, questo signore qui, tra una sceneggiatura e l’altra de Lo Hobbit (del quale inizialmente doveva anche esserne regista), dando fondo alla sua passione per i nosferatu, nel 2009, si è dilettato, a quattro mani con lo scrittore di thriller Chuck Hogan, a buttare giù una trilogia vampiresca, The Strain, edita in Italia da Mondadori con il titolo di La Progenie. Il successo è stato considerevole in terra statunitense, tanto che la Dark Horse ha pubblicato, due anni dopo, la graphic novel omonima, scritta da David Lapham e illustrata da Mike Huddleston. Qualora foste interessati, da noi è pubblicata dalla Panini.
The Strain si apre con uno scenario alquanto inquietante: tutti i passeggeri di un Boeing 777, atterrato a New York, sono misteriosamente rinvenuti morti. Ad indagare sul posto, il dottor Ephraim Goodweather, capo del CDC (Centro per la Prevenzione di Malattie) della Grande Mela, e la sua collega Nora Martinez, ovviamente decisi a fare luce su quanto accaduto. Quello che non sanno è che l’incidente aereo è soltanto un tassello di un assurdo puzzle che coinvolge una vera e propria cospirazione globale. L’epidemia si diffonderà molto in fretta, tremendo spettacolo di burattini dove a tirare i fili sono antichi ed oscuri signori dei vampiri.
La trama, che sembra già pronta per la sua naturale infornata nel grande o piccolo forno di Hollywood, può all’apparenza sembrare scontata, ma la critica non disdegna commenti positivi. The Strain è un gigantesco frullato ben riuscito tra Fringe, X-Files e altre opere recenti, dal retrogusto frenetico tipico del thriller, di cui lo stesso Stephen King dice: “l’elemento fantasy viene impiantato con dettagli così soddisfacenti da renderlo assolutamente credibile”. La fisionomia e i modus operandi degli infetti/vampiri, infatti, vengono ridefiniti in maniera più funzionale, decisamente modernizzati. Scordatevi capello impomatato, canini aguzzi, ali da pipistrello e debolezze varie ad aglio e crocifissi: i ciucciasangue del terzo millennio sono pelati, immuni a certi ridicoli espedienti cristiani, e trasmettono il virus tramite un pungiglione posto su un’infinita lingua, tipo Venom. E che schifo!
E il telefilm? Recentemente confermato dalla rete americana FX dopo la visione dell’episodio pilota, diretto proprio da del Toro, la serie ha iniziato, giusto in questi giorni, le riprese della prima stagione, che dovrebbero terminare nell’aprile 2014. Vedremo come verranno recepiti i primi 13 episodi, dal momento che l’idea di partenza della rete è di arrivare almeno a tre seasons.
Il cast si preannuncia stellare: oltre a Corey Stoll (Slevin, Midnight in Paris, House of Cards) nel ruolo principale del Dr. Goodweather, Mía Maestro (The Twilight Saga – Breaking Dawn), ad interpretare Nora Martínez e Kevin Durand (Dark Angel, Lost), ritroviamo due nostre vecchie conoscenze fantasy: Sean Astin, il Sam Gamgee de Il Signore degli Anelli, nei panni di Jim Kent, amministratore della CDC e collega dei protagonisti, e David John Bradley, il custode magonò Gazza nella saga potteriana e il vendicativo Walder Frey ne Il Trono di Spade, nei panni di Abraham Setrakian, professore in pensione che sembra sapere anche troppo sulla recente epidemia…
Chiudiamo il cast con quello che non può mai mancare, un villain. Ad interpretare il Maestro, uno dei sette vampiri originari, sarà Robert Maillet, colossale ex wrestler già visto in 300, Sherlock Holmes e Pacific Rim.
Musiche d’eccezione, composte da Ramin Djawadi, già autore di colonne sonore quali Prison Break e, manco a dirlo, Game of Thrones e Pacific Rim.
Che ve ne pare, chicos? L’uscita è ancora lontanissima (si parla della prossima estate), ma ovviamente vi terremo superaggiornati sull’evoluzione della serie! Nel frattempo, in attesa di approfondire il discorso sui libri e sulla graphic novel di The Strain, nel caso li aveste già letti, fateci sapere cosa ne pensate. E mi raccomando, attenzione al prossimo aereo!
– Mario Venezia –