Demetrio Battaglia, autore de “I Veggenti di Arkhesya“, ci racconta in questa intervista il suo mondo e il suo parere sul fantasy classico letterario.
Il creatore del mondo di Arkhesya si racconta, scopriamo insieme il suo rapporto col fantasy, con la letteratura italiana di genere e qualche curiosità sul suo lavoro.
Come inizia l’avventura di Demetrio Battaglia nelle vesti di scrittore?
La mia avventura come scrittore inizia a fine anni ’90, quando, ispirato dal mio scrittore preferito Terry Brooks, ho iniziato a immaginare un mondo High Fantasy. Non ho però iniziato scrivendo, ma stranamente disegnando, ho infatti desiderato prima di tutto ideare un vero e proprio mondo sul quale avrei poi ambientato le mie storie, i miei racconti. Arkhesya nasce quindi verso la fine degli anni ’90 per poi perfezionarsi anno dopo anno fino ad oggi. Ho iniziato a scrivere quasi fin da subito alcuni racconti lunghi e poi verso metà del 2000 ho auto-pubblicato la prima raccolta di racconti con il titolo “Gli Albori”, tre racconti che narrano la genesi delle etnie, che attualmente abitano Arkhesya, da un popolo primordiale di semidei. Il promettente inizio mi ha permesso di conoscere la mia attuale casa editrice, NCE Editore di Orbassano, e di pubblicare poi la trilogia “I Veggenti di Arkhesya”, presentata al Salone internazionale del libro di Torino negli anni 2010-2011-2012.
La tua trilogia, “I Veggenti di Arkhesya”, è un fantasy puro e medieval, qual è il tuo rapporto con questo genere?
Ho tentato di essere più fedele possibile al mio genere preferito, l’High Fantasy, perché è quello che più mi appartiene visto il mio background culturale. Per 11 anni sono stato speaker radiofonico tenendo una trasmissione con tematiche attinenti alla filosofia e alla mitologia classica e medievale. Attualmente tengo conferenze su queste tematiche un po’ in tutto il Veneto e questa mia passione mi ha portato a cercare un mezzo per comunicare queste tematiche anche ai più giovani. Quale miglior strumento se non il genere fantasy, vista anche la mia passione per la scrittura? Nella storia della letteratura vi sono maestri di incredibile grandezza che hanno utilizzato questo strumento. L’High Fantasy affonda le radici direttamente nella mitologia e nella letteratura epica di tutti i tempi ed io mi trovo a mio agio con queste tematiche, conoscendone gli archetipi e i simboli che da essa prendono vita.
Dal 2000 ad oggi te ne sei distaccato o hai continuato ad approfondirlo?
Arkhesya non smette mai di crescere e per questo, qualche anno fa, abbiamo deciso con la mia compagna e con degli amici di dare vita a wiki.arkhesya, un sito dedicato e molto nutrito che raccoglie tutti gli appunti di questi anni sul mondo di Arkhesya. Chiunque lo può consultare come una sorta di grande enciclopedia ad accesso gratuito per comprendere la complessità di questo mondo. Sono descritte le etnie, i luoghi, le genealogie delle case regnanti, la storia, le armi, gli ordini magici, quelli segreti e chi più ne ha più ne metta. Nel tempo è diventato utilissimo non solo per me, che altrimenti avrei perduto letteralmente la bussola in un mondo sempre più vasto, ma anche per i giovani e giovanissimi che tutti gli anni si cimentano nel concorso letterario e grafico del festival “La Notte di Arkhesya”.
La storia del primo libro recensito mi è risultata un po’ troppo facile, eri alle prime armi o è solo perché il libro era dedicato ad una fascia di giovanissimi?
Venivo dall’esperienza della trilogia di racconti brevi e per me cimentarmi in una trilogia di romanzi era di certo una novità. Oltre a questo vi era il mio desiderio di essere il più fedele possibile ai crismi dell’High Fantasy più classico e quindi l’adolescente sprovveduto coinvolto, o forse travolto, da una trama più grande di lui era per me un must. Poi l’idea era proprio quella di avvicinare al fantasy i giovanissimi e coloro completamente a digiuno di questo genere. Quindi l’impianto narrativo è stato pensato per approcciare in maniera diretta e semplice a qualsiasi tipo di pubblico, forse penalizzando un po’ i lettori più scafati, più avvezzi alla fantasy. In ogni caso pur dipanandosi in maniera semplice, la storia mantiene tutte le caratteristiche che era mia intenzione comunicare. L’ulissismo, ad esempio, quindi sottolineando il tema del viaggio non fine a sé stesso, ma strumento per un superamento interiore dei propri limiti. Il gruppo, portando in luce l’idea che solo attraverso il gruppo, l’unione e la cooperazione si riesce a sviluppare un progetto o raggiungere un obiettivo. Oppure temi ancor più profondi come l’iniziazione e quindi il passaggio di Dhyan da un maestro prettamente pragmatico, Edom, ad uno più “spirituale” il capo dei maghi Fohat. Ecco quindi la mia intenzione di realizzare un substrato complesso e articolato seppur ammantato da una storia di certo dall’impianto semplice e diretto. Ci sono riuscito? Non saprei dire se completamente, ma intenzione e buona volontà non sono di certo mancate.
A giorni si terrà un evento targato Arkhesya, dicci di più.
Da quattro anni si è realizzato un mio piccolo grande sogno, portare il mondo di Arkhesya qui… nella nostra realtà. Alla fine, aiutato da amici incredibili e votati alla follia, perché per realizzare questa festa solo la follia può aiutare, siamo riusciti a creare una due giorni in cui si parla, si respira, si vive il Fantasy nel comune di Mussolente, a pochi km da Bassano del Grappa: La Notte di Arkhesya.
Quest’anno ridotta per problemi di budget a un solo giorno, la crisi si fa sentire anche qui nel “ricco nord-est”, la festa mira principalmente a coinvolgere i giovanissimi in un genere che è, secondo noi organizzatori, il loro genere. Ecco quindi stage e workshop per piccoli appassionati, concorsi letterari, concorsi grafici e così via per poi finire alla sera con un gran concerto di musica tradizionale irlandese o celtica. Per dare qualche cifra si pensi che il solo concorso grafico, quest’anno, ha prodotto più di 150 tavole disegnate da studenti delle medie e superiori. Un lavoraccio per la giuria che deve assegnare i premi, ma un’enorme soddisfazione per noi organizzatori.
Cosa pensi della letteratura medieval fantasy italiana?
Diciamo che purtroppo conosco poco gli autori italiani di questo genere, a volte mi viene anche voglia di leggere qualche autore italiano, seppur io sia legato ad autori anglosassoni, ma ultimamente, scrivendo, cerco di non farmi troppo coinvolgere o contagiare da altre storie o altri stili e quindi un po’ evito. Diciamo quindi che non sono proprio un cultore del fantasy medieval italiano, ma che conosco ancor meno tutto il resto del fantasy a livello nazionale. A parte Silvana de Mari, madrina per due anni della nostra manifestazione, conosco ben poco, ma prometto che mi farò perdonare e prima o poi sopperirò a questa mia mancanza.
Quanto danneggiano il medieval fantasy vampiri e innesti fantascientifici?
Non vorrei inimicarmi nessuno, ma penso che gli innesti fantascientifici siano decisamente fuori luogo, una bestemmia per il fantasy classico. Per i vampiri ho un’idea leggermente diversa, cioè farei un distinguo in questi termini. I vampiri alla Twilight o Underworld per capirci sono assolutamente da aborrire in una narrazione High Fantasy, ma ricordiamo che nelle opere di Tolkien, seppur non in maniera proprio diretta, se ne trova traccia. Se non vado errato Sauron può trasformarsi in un vampiro, per esempio. Oltre a questo sono delle figure mitologiche ben radicate nelle storie dei popoli, da una mia piccola ricerca ho trovato traccia dei vampiri anche nei miti di popolazioni indoariane vissute migliaia di anni fa nell’India antica. Quindi il loro utilizzo può essere magari fatto, ma molto molto contestualizzato e direi cum grano salis.
Prossimi progetti?
Per la prima volta lo racconto in una intervista. Ho iniziato quest’estate un progetto molto ambizioso. Non ne ho ancora delineato con precisione i confini e quindi non sono ancora certo di dove mi porterà, ma è un lavoro che vorrei connotare in maniera differente dalla mia precedente trilogia. Sarà sempre ambientato in Arkhesya anche se con ambientazioni differenti vista l’idea di storia che ne sta nascendo. I fondamenti saranno sempre quelli classici dell’High Fantasy, ma il tentativo sarà di strizzare l’occhio anche a stili Low Fantasy con trame più fitte e più complesse con un tocco più noir spingendo lo stile da me adottato nel secondo romanzo della prima trilogia “Lo Sciamano Nero” di certo più maturo del precedente romanzo.
Bene, continueremo a seguire lo sviluppo e l’evolversi del tuo lavoro, grazie di questa interessante intervista! Per tutte le informazioni vi invito a visitare il Sito Web di Arkhesya e inoltre il 26 Ottobre si terrà l’evento di cui ci ha parlato l’autore, giunto ormai alla IV edizione che si chiamerà La notte di Arkhesya, per tutte le info visitate questo link! Buon Arkhesya a tutti!
-Luca Scelza-