Su Isola Illyon oggi parliamo di high fantasy, con il primo libro di una trilogia che ricalca ambientazioni e strutture del fantasy classico: “La Stirpe di Gatra“.
La trilogia di Demetrio Battaglia prende il titolo di “I veggenti di Arkhesya” e questo mese recensiamo il primo libro di questa storia. Subito salta all’occhio la cura delle grafiche, che la casa editrice e l’autore hanno voluto seguire con attenzione: i disegni delle copertine, le impostazioni del sito e le informazioni sulla collana sono facili da reperire e molto belle da vedere online o anche sulle grafiche dei libri. Tutto il plauso alla casa editrice Nadia Camandona Editore.
Ma veniamo al libro. Come specificato in anteprima si tratta di un high fantasy, un racconto medieval che tra cavalli, spade, diademi e stregoni narra di un mondo fantasy classico dove le forze interne in contrasto ne dipingono caratteristiche e contenuti. “La Stirpe di Gatra” è quindi il primo libro della trilogia e narra di Dhyan Teagrin, un giovane ragazzo che, raggiunta la maggiore età, scopre cosa il destino ha in serbo per lui e quanto c’è di misterioso nel passato della sua famiglia. Cercando tra vecchi volumi e oggetti misteriosi capisce di avere un’antenata importante per quello che è stato il passato del mondo e cerca il suo ruolo nel tempo che vive. Intanto all’orizzonte un perfido stregone nero, sopravvissuto alla sconfitta dallo scontro con le forze del bene trama per ricostituire ordini malvagi mentre i dravidi, maghi bianchi leggendari si configurano nella personaggio di Fohat. Uno scontro tra bene e male si infiamma, in pagine che si leggono tutte d’un fiato e che raccontano attraverso le gesta del protagonista la sua avventura e le sue peripezie.
Bene, la scrittura è molto fluida, ci si sofferma sui dettagli quanto basta, e sono abbastanza evocativi gli scenari e le azioni anche concitate. Però, a parte questa capacità che rende il libro piacevole da leggere, la storia non mi è piaciuta assolutamente. In primis, per una mancanza di caratterizzazione dei personaggi, e nello stesso tempo per una troppa stereotipata suddivisione di questi nell’ormai strasuperato, a mio avviso, scontro tra bene e male.
I personaggi hanno delle espressioni tutti uguali, che si tratti dello stregone nero o del dravide bianco i dialoghi sono tutti scritti nello stesso modo, non c’è cambio di registro, epicità alcuna nelle parole di personaggi millenari, i quali si esprimono con la freschezza e chiarezza del giovane Dhyan Teagrin, con lo scopo di comunicare al meglio al lettore cosa avviene e quali siano i punti di vista dei personaggi ma perdendo ogni tipo di spessore. Sembra che siano tutti ventenni, nessuno è di poche parole o parla diversamente dagli altri, tutto estremamente chiaro, tutto estremamente poco caratterizzato.
Andiamo al secondo punto, nel 2013 la letteratura fantasy non può più offrirmi la storia di un ragazzo che è figlio di una profezia o che è magicamente il prescelto o discendente di una magia potentissima, e non può raccontarmi uno scontro tra forze del bene e nemici ammantati di nero per le sorti del regno di nuovo minacciato. Ritengo, sempre per un parere personale, che questi due elementi siano stati estremamente abusati nella letteratura e nel costrutto videoludico, tanto da risultare poco credibili, quanto quelle storie di personaggi che diventano eroi dopo che gli viene distrutto il villaggio. Questo tipo di impostazione, a mio avviso deve abbandonare la letteratura, creando nuovi planisferi emotivi e caratterizzanti. Trovo stantie e false dicotomie tra bene e male, i personaggi non riescono a trovare complessità alcuna e tutta la storia, e le storie di questo tipo, che sono tantissime continuano a sfruttare il discorso dello scontro epico succhiando latte da Il Signore degli Anelli, che ormai è stato ripreso in ogni modo.
Suggerisco, nell’analisi dei personaggi, come teoria più moderna di rappresentarli ad esempio, Il Trono di Spade, che non è neanche un libro recentissimo, ma che risulta manchevole di suddivisioni tra bene e male, ma molto più vicino alla vita reale con personaggi negativi e positivi insieme, maledetti e sognatori, storpi e sfruttatori delle proprie debolezze. Di Martin ce n’è uno e non sto facendo paragoni, semplicemente non penso che siano più credibili, storie con questa impostazione in una letteratura così satura e seriale come quella di oggi.
Concludendo, questo libro mi è piaciuto per il modo di scrivere, lo scrittore non è di certo un pivellino e comunica bene cosa sta accadendo, dove e come, ma non mi convincono i personaggi e la storia, avvicinandosi a troppe cose viste e riviste. Se l’avete letto o avete intenzione di farlo lasciate qui i vostri commenti così ci confrontiamo con interesse e piacere su questo medieval fantasy tutto italiano.
Se volete leggerlo ed acquistarlo potete trovarlo su Amazon dove ci sono anche le altre opere dell’autore. Per tutte le informazioni vi invito a visitare il Sito Web di Arkhesya e inoltre il 26 Ottobre si terrà un evento, giunto ormai alla IV edizione che si chiamerà La notte di Arkhesya, per tutte le info visitate questo link!
Buona lettura e buon fantasy!
-Luca Scelza-