Decenni di consolidato gameplay, possono essere stravolti per colpa delle esigenze di mercato? The Legend of Zelda: quando forse, cambiare, non è proprio la cosa giusta da fare…
Isolani, state seguendo i nostri articoli dedicati al meraviglioso mondo di Hyrule? No? Male! Perché, per appassionati e non, si tratta di un succulento compendio sulle eroiche gesta di Link, attraverso tutte le sue incarnazioni videoludiche, a partire dal lontanissimo NES in avanti. Nel caso ve li foste persi, vi invito a catapultarvici subito, con un magico click a questo link. No, non voglio certo rubare il palcoscenico al nostro Mario Ferrentino, che sta seguendo più che eccelsamente l’evoluzione cronologica della serie. Quello su cui mi voglio soffermare, oggi, è uno degli aspetti vincenti di Zelda, qualcosa che ne ha fatto, da sempre, il suo tratto distintivo. E sì, ragazzi, perché non c’è niente da fare: che si tratti del Dark World di A Link to the Past, che ci siano mari sconfinati da solcare, o Lune che precipitano, dal fotorealismo di Twilight Princess, allo stile fumettoso di Wind Waker, il suo fulcro e perno centrale è uno e uno solo. Sto parlando, ovviamente, del gameplay, invariato e intoccabile, riassumibile con questo splendido specchietto (si ringrazia di cuore l’ultimo Nintendo Direct per il materiale illustrativo).
Per tutti i non anglofoni (diamoci una svegliata, siamo nel 2013!), i primi due punti dicono in sostanza: ottieni un nuovo oggetto all’interno di un dungeon ed utilizzalo per risolvere gli enigmi celati al suo interno. Amen. La via, la verità e la vita. Le meccaniche di gioco della serie sono diventate talmente un’istituzione, da aver ispirato innumerevoli “omaggi” videoludici. Per dirne un paio, i due recenti Darksiders o, andando a ritroso, la complicatissima serie (a livello di trama) di Legacy of Kain. E ancora, quel piccolo gioiellino passato semi-inosservato (soltanto perché non mainstream) di Okami.
Arco, martello, boomerang o rampino, l‘equipaggiamento che Link si porta dietro per proseguire nell’avventura, le costanti di un metodo sistematico e diciamocelo, ripetitivo, le cui uniche variabili sono date volta per volta dal come/dove/quando utilizzarli. Ma allora, cosa fa di The Legend of Zelda un franchise così amato dai suoi fan? Cosa spinge un videogiocatore a non essersi devastato i cosiddetti, dopo una ventina di titoli, remake compresi, dove ha visto e impugnato contro il Male innumerevoli incarnazioni della Spada Suprema, sparato non si sa quante volte con l’Arpione, e corso come il vento con infinite versioni dei Calzari di Pegaso?
Zelda è così, dotato di un’intrinseca e magnetica magia, capace di far perdere letteralmente il player nel suo mondo. 2D, 3D, non importa la dimensione, non importa la location. Il gameplay si è sempre adattato all’evoluzione tecnica delle progressive generazioni di console, rimanendo però, di volta in volta, fedele a sé stesso. Ben venga allora il passaggio alla terza dimensione, o l’implementazione del Wiimote (per quanto limitata), ad arricchire ed affinare l’offerta proposta. La verità è che chi gioca e si affeziona ad una serie del genere è di fondo un coccolosissimo e nostalgico tenerone. Se compro un GBA e una cartuccia di Minish Cap, o un Wii-U col remake HD di Wind Waker annesso, io, ipotetico maniaco fanboy, che di Zelda ho perfino la suoneria del cellulare, mi aspetto di trovare, stile cartoonesco o no, quello che trovavo di solito nei titoli precedenti. Lo pretendo.
E ora veniamo al terzo, dolente punto dello screenshot, quello traducibile pressappoco con “riconsiderare questa convenzione”. Ultimamente è trapelata un’immagine relativa all’imminente capitolo per 3DS, A Link Between Worlds, immagine che mostra il nostro hyliano preferito in un negozio, alle prese con un‘ampia scelta di oggetti a disposizione, tutti sbloccati e “noleggiabili” fin dall’inzio. La cosa è stata spiegata, in maniera paraculissima, come la possibilità di stravolgere l’approccio ai dungeon e affrontarli in maniera del tutto anticonvenzionale, modificando totalmente quel fulcro ludico di cui si parlava in precedenza. Il timore è che ciò vada a legarsi alle esternazioni del produttore della serie, Eiji Aonuma, il quale, recentemente interrogato sui prossimi capitoli, ha dichiarato “vorrei cambiarlo (il sistema di gioco – Ndr). Sto iniziando ad essere un po’ stanco e sono sicuro che come me la pensi anche molta altra gente. C’è un fondamentale feeling in stile Zelda a cui è necessario rimanere fedeli, tuttavia. Stiamo ancora provando un po’ di cose, esplorando un po’ di opzioni diverse, non siamo ancora arrivati a nulla di definito e stiamo ancora guardando dove possiamo arrivare”. E meno male che è consapevole, dello “stile Zelda”….
C’è il rischio, insomma, che mamma Nintendo, per battere il ferro (e la cassa), sforni un nuovo capitolo all’anno, facendo la fine di Call of Duty, venendo incontro alla fascia di bimbo-negati alle prime armi ed abbassando infinitamente il livello di sfida proposto, soltanto per incrementare le vendite. Ok, è la dura legge di mercato, ma ti prego, Nintendo, non deludermi almeno tu.
E voi ragazzi, come prendereste un’eventuale stravolgimento dei canoni zeldiani? Continuereste a giocare, imperterriti, semper fidelis, o girereste le spalle al nostro eroe dalle orecchie a punta, indignati e traumatizzati dalla piega voluta da Aouma, lasciando trionfare il malvagio Ganon?
Nel frattempo, mentre aspettiamo trepidanti i vostri commenti, vi ricordo che il 22 novembre, al lancio di A Link Between Worlds su 3DS, è prevista una sfarzosissima edizione speciale della console. Lo so, è lingottosa, dorata e pacchiana, ma è comunque Zelda, cazzarola! Sfido chiunque a non sbavare sopra quella Triforza: per i primi 10 di voi che venderanno la loro inutile anima al nostro perfido Direttore, una copia in omaggio!
– Mario Venezia –