Questa mini-saga introduttiva di Dragonero giunge al termine! Ian e soci saranno riusciti nell’impresa di scongiurare la guerra tra uomini ed orchi e fermare i piani della Signora Nera?
Questo mese ci vogliamo proprio rovinare! L’emissario postale dell’Isola, a quanto pare, deve aver abusato di erba-pipa perché, nemmeno due settimane dopo l’ultima (ritardataria) recensione sul numero tre della serie, fantasy ladies and fantasy gentlemen, abbiamo l’onore di parlarvi anche del numero quattro di Dragonero!
Numero quattro che, come promesso dagli autori nel corso del Napoli Comicon di quest’anno, va infine a completare questa mini-saga introduttiva, vero trait d’union tra l’originario romanzo a fumetti datato 2007 e l’imminente ed effettiva partenza della serie dal volume cinque in poi.
Recentemente avevamo lasciato il nostro gruppetto di eroi sull‘Isola degli Orchi, a districarsi tra lo stringere alleanze con i pochi gruppi tribali rimasti neutrali e il pianificare una controffensiva volta a scongiurare una volta e per tutte lo scoppio della guerra civile che, come già accennato, ruota attorno al possesso del terribile fango pirico, arma in grado di mettere in ginocchio intere nazioni.
E se la prima metà del volumetto si concentra sull‘infiltrarsi all’interno della Fortezza Oscura, sgominando le guardie, con l’obiettivo di distruggere il gigantesco artefatto Suanin in grado di rendere invisibili le difese nemiche, permettendo così agli orchi guidati dal possente Hrar di far irruzione, è solo nella seconda metà che avrà finalmente luogo la resa dei conti fra Ian, Myrva e compagni e il sinistro duo formato dalla Signora Nera e l’elfa oscura Atrea.
Una resa dei conti forse troppo “clichettosa”, passatemi il termine, in primo luogo per le modalità in cui si rivela Xara, in seconda battuta per come si scioglie l’intreccio di vendetta da lei ordito. Mi è sembrato tutto un po’ troppo sbrigativo, e la comunione di intenti tra lei e Atrea sembra cedere troppo facilmente quando l’ex-tecnocrata si ritrova al cospetto di Ian, suo antico e unico compagno di vita con il quale intendeva condividere altissime ambizioni di conquista. Ma si sa, l’ammòre è l’ammòre. Ian è il protagonista, lo sappiamo… è l’eroe morale, il buono della storia che, sebbene destinato a compiere la sua missione, non avrebbe mai potuto fare del male alla donna che un tempo amava: ed ecco quindi lo splittarsi dei combattimenti finali, con Myrva da una parte, impegnata in un combattimento all’ultimo sangue contro la Signora Nera, e Dragonero dall’altra, a fronteggiare una tormentata e disperata Atrea (molto efficace seppure breve la sequenza della condivisione dei ricordi infantili con la “vera” elfa oscura, grazie all’aiuto dei poteri di una Sera partita timida e silenziosa, ma volta per volta capace di dimostrare un sempre più grande spessore caratteriale). La fine inevitabile dello scontro renderà possibile il doloroso ricongiungimento tra Ian e Xara, ormai “fantasma e ombra del suo passato”. E Gmor? Beh, l’orco merita sempre più un premio per la burina tamarraggine che dimostra in ogni numero. L’immagine accanto parla da sola!
Tutto sommato un finale appagante, degna conclusione di questo arco narrativo iniziale, nelle solite, bellissime tavole alla cui realizzazione prende parte anche la new entry Luca Malisan, che ha curato la seconda metà del volume. Dragonero e i suoi personaggi sono già talmente sfaccettati da essere in grado di passare da profondi discorsi sull’integrazione razziale o sull’amicizia, alle consuete parentesi di piacevole ironia, a scene di empatia e sofferenza, come quella dello strazio finale di Ian, una liberazione scandita dal battito dei tamburi notturni, per finire con scene di rara bellezza, come l’ultima, magica tavola: sfido chiunque a non aver esclamato “ooh”.
Eppure, sono più che certo che la serie Bonelli sia ancora in pieno divenire, e le sue potenzialità tutte da scoprire. Come fare per carpirne i segreti? Ma ovviamente qui, ogni mese, su Isola Illyon: l’isola col sole 365 giorni l’anno, dove l’IVA non aumenta mai (non esiste, siamo un paradiso fiscale) e l’ombrello non vi serve, perché non rischierete mai di prendere la minima goccia di pioggia! Alla prossima recensione!
– Mario Venezia –