The Legend of Zelda: The Wind Waker (2002)
Quando nel 2000 Nintendo mostrò al pubblico della fiera Space World una demo tecnica per dimostrare le potenzialità grafiche del GameCube, molte persone raggiunsero l’orgasmo: il filmato in computer grafica metteva in scena una lotta tra Link e Ganondorf, e per il tempo era qualcosa di mai visto, qualcosa che faceva ben sperare per il futuro di The Legend of Zelda. Per questo motivo, quando The Wind Waker fu presentato ufficialmente l’anno successivo, la società giapponese stupì tutti: invece che una grafica realistica sullo stile degli episodi apparsi su Nintendo 64 (e dello stesso filmato della demo tecnica), Miyamoto e compagni decisero di sperimentare un nuovo tipo di grafica cel-shading (ovvero con quel particolare effetto da cartone animato, oggi stra-abusato), e di raccontare col primo Zelda a 128-bit una favola più “leggera” e meno matura di quelle precedenti. La decisione divise praticamente a metà il pubblico, con molte persone che si aspettavano un degno sequel al livello almeno di Ocarina of Time e che, probabilmente, a distanza di anni non ha ancora “perdonato” Nintendo per quella decisione. Ma al tempo Nintendo era sinonimo di massima qualità, e i saggi che sono stati fiduciosi, gioco alla mano, sicuramente non se ne sono pentiti.
Partiamo parlando della storia raccontata in The Wind Waker, che si svolge un migliaio di anni dopo la fine di Ocarina of Time: attraverso i secoli si è tramandata la leggenda dell’Eroe del Tempo, un guerriero che apparve per porre fine alla minaccia di Ganon, sconfiggendolo e sigillandolo completamente. Nonostante ciò, tempo dopo il cattivone riuscì a liberarsi, ma l’Eroe del Tempo non tornò una seconda volta per sbarazzarsi di lui, costringendo le divinità a scatenare un diluvio che inondò Ganon insieme a tutto il Regno, del quale, nel momento in cui si svolge l’avventura, ne rimangono solo delle isole. Il nostro Link, un semplice ragazzo che vive sull’Isola Primula, viene coinvolto nelle vicende quando, il giorno del suo compleanno, riceve una spiacevole visita: un uccello gigante rapisce la sorella e la porta lontano.
Per salvare la piccola Aril, naviga in compagnia di Dazel e del suo gruppo di bucanieri, scoprendo che quello schifoso di Ganondorf non è affatto affogato, e che Dazel è ben più di una semplice piratessa. Ma per quanto riguarda la storia mi fermo qui, magari c’è qualcuno che non ci ha giocato, e ne approfitterà in questi giorni per farlo (su WiiU, vi ricordo, è in uscita il remake in HD del gioco).
Sotto il punto di vista del gameplay, non ci discostiamo quasi per nulla dall’ottimo sistema di gioco adottato già da Ocarina of Time e Majora’s Mask, così come non cambia la struttura di avanzamento dell’avventura tipica di ogni Zelda. Questa volta non abbiamo una vasta pianura da esplorare, ma tante isole (alcune piccole, altre più grandi) raggiungibili a bordo della nostra imbarcazione. Anche in The Wind Waker ritorna l’elemento musicale, stavolta sotto forma di Bacchetta dei Venti, strumento che permette – appunto – di cambiare la direzione del vento (permettendoci di navigare a maggiore velocità), modificare il ciclo giorno-notte, evocare tifoni che possono trasportarci in punti specifici dell’enorme mappa, e diverse altre cose, molte anche legate alla risoluzione di enigmi nei dungeon. Il particolare stile grafico ha permesso di rendere i personaggi incredibilmente espressivi – e ciò, oltre ad essere visivamente piacevole, è anche utile ai fini del gameplay, in quanto lo stesso Link ci dà ogni tanto una mano indicando col suo sguardo dei punti dell’ambiente circostante con i quali possiamo interagire. I pazzi completisti saranno anche felici di sapere che nel gioco si ottiene una macchina fotografica, con la quale si possono scattare foto ai nemici, ai personaggi non giocanti e alle varie creature sparse per tutta la mappa, da portare poi a “sviluppare” presso uno scultore che ne ricaverà delle statuette (e, se volete raccoglierle tutte è una bella sfida, perché sono 134!). Il GameCube, poi, sfruttava in molti giochi una caratteristica interessante, ovvero quella di poter collegare il GameBoy Advance alla console, e utilizzarlo come schermo secondario: in The Wind Waker a darci questa possibilità è una vecchia conoscenza, Tingle (che abbiamo amato follemente in Majora’s Mask), che tramuta il nostro GBA in una sorta di metal detector, da usare per analizzare il terreno dei dungeon alla ricerca di preziosissime statue (e non solo: chi ha detto “bombe”?).
La critica possiamo dire che è stata abbastanza unanime nel definirlo un altro capolavoro della saga, ma purtroppo le vendite sono state al di sotto delle aspettative: dai risultati aggiornati comunicati da Nintendo, le copie vendute al livello mondiale hanno superato di poco i 3 milioni. Secondo Eiji Aonuma, altro big di Nintendo, la causa fu dovuta al fatto che, come vi dicevo prima, gran parte degli appassionati occidentali non hanno gradito per nulla il nuovo stile adottato da The Wind Waker: e infatti possiamo vedere che alla fine, con Twilight Princess si è optato per tornare alla grafica realistica, ma per comodità parleremo di questo gioco nell’appuntamento dedicato a Wii.
The Legend of Zelda: Four Swords Adventures (2004)
Lo stesso anno in cui esce The Wind Waker, su GameBoy Advance Nintendo pubblica un porting di A Link to the Past (lo Zelda uscito su SNES, per gli smemorati) che include anche, e per la prima volta in assoluto, un gioco della saga incentrato esclusivamente sul multiplayer, ovvero Four Swords (del quale parleremo meglio nell’appuntamento ad esso dedicato). L’esperimento ha successo, tant’è che si decide di svilupparne una versione ampliata direttamente sulla console “maggiore”, sfruttando la già citata connettività GameCube-GameBoy Advance: è così che nasce Four Swords Adventures.
Per quanto mi riguarda, ho sempre considerato i due Four Swords come spin-off, da non includere nella timeline principale, mentre Nintendo sembra che in qualche modo sia riuscita a ficcarceli forzatamente dentro. In ogni caso, nel gioco possiamo, in compagnia di 3 amici muniti di GBA, affrontare questa nuova avventura alla ricerca del cattivone di turno, Vaati. La grafica è un misto tra A Link to the Past (personaggi, ambientazioni, oggetti) e The Wind Waker (effetti atmosferici, ombre, esplosioni), ad essere sinceri molto gradevole da vedere. Come la versione portatile, anche questa incoraggia i giocatori ad affrontare l’avventura bilanciando cooperazione e competizione: molti degli enigmi vanno risolti collaborando (ad esempio, per spostare alcuni massi è richiesta la forza di tutti e quattro i giocatori), ma alla fine di ogni stage gli avventurieri vengono premiati anche in base a vari fattori (maggiori nemici uccisi, minor numero di vite perse, maggior numero di gemme raccolte, ecc…), quindi alla prima occasione non bisogna farsi troppi problemi a pugnalare alle spalle i propri compagni! Vi chiederete a cosa serve giocare col GBA piuttosto che con un classico controller: lo schermo del portatile Nintendo permette di vedere ciò che accade quando si raggiungono determinati luoghi “chiusi” (abitazioni, caverne, pozzi, ecc..), svelandone il contenuto soltanto a colui che vi entra (facendolo apparire sul piccolo schermo), e non agli altri. Così sì che si possono arraffare di nascosto tanti tesori, in barba a quei pezzenti! Se siete dei poveracci senza amici, sappiate che si può affrontare l’avventura anche da soli (gli altri tre Link li gestisce la CPU), ma ovviamente il gioco è studiato per il multiplayer, e in singolo ci si diverte molto, molto meno. Oltre a questa modalità principale, ce n’è anche una seconda, “Shadow Battle”, dove semplicemente si scende in un’arena e si lotta contro i propri amici, utilizzando oggetti che appaiono in maniera casuale. Nella versione giapponese, poi, c’è anche una terza modalità, “Tetra’s Trackers”, dove utilizzando i GameBoy i vari giocatori devono trovare i pirati della ciurma di Dazel per farsi consegnare degli adesivi (non mi chiedete perché sia stata eliminata dalle edizioni occidentali, è un segreto che Miyamoto si porterà nella tomba).
Il gioco è stato ben accolto dalla critica, anche se le vendite non sono state esaltanti (credo siano state piazzate poco più di 500.000 copie), soprattutto perché se non si avevano amici muniti di GBA e relativi cavi di collegamento, la spesa per poter giocare in compagnia era abbastanza alta. Tutto sommato è stato un esperimento di successo.
Per concludere, ho come sempre il dovere morale di rispondere alla domanda: e se volessi giocare oggi a questi giochi, dove posso reperirli? Come ho accennato prima, The Wind Waker sta per tornare (il 4 ottobre) su WiiU, quindi l’occasione di gustarsi la meravigliosa grafica cel-shading in alta definizione non ve la dovete proprio lasciar sfuggire. Per Four Swords Adventures c’è ben poco da fare, va recuperato il gioco originale: volendo potete eseguirlo su Wii, anche in multiplayer, visto che aperto il magico sportellino superiore della console ci trovate i buchi per collegarci i GameBoy Advance. Se avete qualche soldino da spendere e un paio di amici con la passione per il retrogaming, questo è il gioco che fa per voi.
– Mario Ferrentino –