È sottile la linea che separa il fantasy dalla fantascienza: per questo è spesso superato, volontariamente o meno, il confine tra questi due mondi.
Giocare con le facoltà della mente ha dato all’uomo la possibilità di emulare la realtà, arricchendola con futuribili avvenimenti o improbabili ipotesi. Quali sono i nostri limiti? Dove si ferma la fantascienza per dare spazio alla narrativa fantasy e viceversa?
Partiamo dalle definizioni che dà Wikipedia: “il fantasy (termine mutuato dalla lingua inglese) è un genere letterario sviluppatosi dalla seconda metà dell’Ottocento, i cui elementi dominanti sono il mito, il soprannaturale, l’immaginazione, l’allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale. In questo filone rientrano quelle storie di letteratura fantastica dove gli elementi fantastici non vengono spiegati in maniera scientifica.”
L’elemento immaginario è quindi dominante in questo particolare genere. Possiamo però già smentire in parte quanto indicato dall’enciclopedia online: questo filone letterario, da cui poi sono scaturiti videogame, giochi da tavolo, film e serie tv di ogni tipo negli ultimi 20 anni, ha origini remote, ritrovando la propria fonte nella mitologia greca come il viaggio di Ulisse per tornare ad Itaca, che lo vede impegnato con Ciclopi, Sirene, Maghe, nonostante questo viaggio abbia implicazioni molto più complesse ma che non è nostro compito valutare.
Facendo un salto direttamente nel ‘900 ci è agevole ricordare le opere ambientate nel mondo fantastico della Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien, i romanzi di Harry Potter di J.K. Rowling, le Cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi e, perché no, le Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin, tutte in grado di trasportare il lettore in mondi paralleli o confrontarsi con situazioni scientificamente impossibili.
Il fantasy quindi nasce dalle capacità proprie del nostro genere di immaginare e ricreare in forma narrativa o visiva realtà inesistenti o attualmente non riproducibili al di fuori dei libri o degli schermi televisivi. Grandi visionari del passato ci hanno però aperto la mente e resi consapevoli che non tutto ciò che immaginiamo è irrealizzabile.
In ogni secolo gli esseri umani hanno pensato di aver capito definitivamente l’Universo e, in ogni secolo, si è capito che avevano sbagliato. Da ciò segue che l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che sono sbagliate. (Isaac Asimov)
Da questo svilupperei un’ulteriore considerazione: la scienza ci ha messo nella condizione di poter sperare in un mondo dove tutto o quasi sia possibile; assistiamo di giorno in giorno allo sviluppo della ricerca, dalla genetica alla robotica, dalla clonazione animale (futuri uomini geneticamente modificati con le orecchie a punta?) all’aeronautica, assottigliando sempre più il confine tra realtà e fantasia.
Collegandoci quindi a questo discorso possibilista per tornare al percorso iniziale e alla distinzione tra fantasy e fantascienza, troviamo sempre su Wiki la definizione della seconda: “La fantascienza è un genere di narrativa popolare di successo sviluppatosi nel Novecento (sicuro sicuro? ndr), che ha le sue radici nel romanzo scientifico. […] La fantascienza ha come tema fondamentale l’impatto di una scienza e/o una tecnologia – attuale o immaginaria – sulla società e sull’individuo. [..] Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura di fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di racconto fantastico; un certo grado di plausibilità scientifica rimane tuttavia un requisito essenziale.”
Questa descrizione ci aiuta a comprendere come fantasy e fantascienza abbiano un’origine in comune: l’impossibilità di vivere il prodotto della propria immaginazione ha trovato sfogo nella scrittura e nelle arti. La fantascienza però, a differenza del fantasy, include fattori di possibilità scientifica che quest’ultimo (tecnicamente) non ha, ovvero: vi faccio vedere dove non siamo arrivati, ma dove realisticamente potremmo arrivare da qui a qualche anno.
Avendo come precursore ideale niente meno che Luciano di Samosata (vissuto alla fine del II secolo!) con la sua “Storia vera”, che tanto di vero non ha, le sci-fi e la narrativa fantascientifica è cresciuta con nomi altisonanti quali I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, Frankenstein di Mary Shelley, Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, il Grande Universo della Fondazione di Isaac Asimov e più recentemente il Cyberpunk degli anni ’80 o ancora una narrativa che fonde fantasy, horror, gotico e giochi di ruolo.
Abbiamo quindi compreso quali siano i tratti principali dell’uno quanto dell’altro genere. La domanda ora è questa, il tempo continuerà ad assottigliare il confine che separa questi due meravigliosi mondi o avremo sempre la capacità di distinguerli?
– Alessio Giaquinto –