Passo tra la gente alla stazione, quasi sicuramente nessuno nemmeno sospetta che io venga da Illyon, ma sono tornato con la lista che vi avevo promesso. Gli OOpart ci attendono…
Il primo oggetto è una candela, sì, una “Candela d’accensione” nel geode. Nel 1961 il proprietario di un negozio di Olancha (California) trovò un geode (cavità all’interno di una roccia) ricoperto di fossili, nelle Coso Mountains. Quando l’uomo tagliò il geode a metà con un’apposita sega, trovò all’interno un oggetto chiaramente artificiale. L’oggetto aveva un nucleo di metallo circondato da strati di materiale simile alla ceramica, e una copertura esagonale in legno. Sottoposta a raggi-X, l’oggetto ricordò molto la candela di accensione di un motore a scoppio. Il geode è risultato essersi formato almeno 500.000 anni fa.
Forse potrebbe anche interessarvi il chiodo più antico. Nel 1851 The Illinois Springfield Republican riporta il caso di Hiram de Witt, un uomo d’affari che, durante un viaggio in California, aveva trovato un blocco di quarzo aurifero delle dimensioni di un pugno. Quando accidentalmente gli cadde dalle mani, si ruppe e rivelò al suo interno un chiodo intagliato nel ferro. L’età del quarzo è di circa 1 milione di anni fa.
E per gli amanti del fai da te: in una cava di calcare nel 1786, i lavoratori, dopo aver scavato per circa 20 metri sotto il livello della cava, arrivarono fino ad uno strato di sabbia, dove trovarono resti di colonne di pietra e frammenti di rocce semilavorate. Scavando ancora più in basso, rinvenirono monete, alcuni manici in legno di martelli (ormai pietrificati) e resti di altri utensili in legno (anch’essi pietrificati). Lo strato di sabbia dove è avvenuto il ritrovamento era coperto da uno spesso strato di calcare datato 300 milioni di anni.
O ancora, il vaso di Dorchester. Nel Luglio 1851 la rivista Scientific American pubblicò la notizia del ritrovamento di un vaso metallico, contenuto all’interno di un blocco di roccia solida estratto ad almeno 5 metri nel sottosuolo. Il vaso, a forma di campana, è alto circa 15 cm ed è composto di una lega di zinco e argento. Sulla superficie, figure di fiori intarsiati in argento puro. L’età stimata della roccia è di 600 milioni di anni.
Poi la micro-tecnologia antica. Tra il 1991 ed il 1993 dei cercatori d’oro sul del fiume Narada, sul versante orientale degli Urali in Russia, trovarono dei minuscoli oggetti con forma a spirale. Il più piccolo di questi misura addirittura meno di 1/100 di mm. Gli oggetti sono costituiti da rame e da metalli rari, tungsteno e molibdeno. Le misurazioni hanno mostrato che l’età di questi oggetti si aggira tra i 20.000 e i 318.000 anni fa.
Una delle mie preferite è poi la mappa di Piri Reis. Piri Reis, un ammiraglio turco collezionista di mappe, nel 1513 disegnò una carta geografica consultando fonti più antiche. Incredibilmente, la mappa rappresenta il profilo costiero del Nord e Sud America, e dell’Antartide, terra che fu ufficialmente scoperta solo nel 1818.
Queste sono invece le pietre di Ica. Nel 1966 il Dr. Javier Cabrera, un fisico peruviano professore di biologia, ricevette in regalo una pietra da un contadino locale. Su di essa, una figura di un pesce presumibilmente incisa migliaia di anni fa. Dopo ulteriori studi, Cabrera si rese conto che il pesce apparteneva ad una specie estinta da milioni di anni. L’uomo indagò sulla provenienza di questa roccia e ne trovò molte altre migliaia ad Ica, in Perù. Le incisioni rappresentavano scene impossibili: telescopi, operazioni chirurgiche a cuore aperto, uomini che combattevano contro i dinosauri, ecc. L’analisi petrografica colloca le pietre (dal peso specifico anomalo) tra i 65 e i 230 milioni di anni fa: questa forse potrei riportarla sull’isola, ci starebbe bene.
Ancora, sfere metalliche, le più antiche. In un deposito precambriano del Sudafrica sono state ritrovate varie sfere di limonite (di durezza anomala), lavorate con scanalature parallele. I reperti, conservati al Museo di Kerksdorp (Sudafrica), sono state datati 2,8 miliardi di anni.
E per i cultori del genere “il diavolo non muore mai“, resti diabolici: resti di teschi umani dotati di corna sono stati scoperti in un tumulo sepolcrale a Sayre (Bradford County, Pa) nel 1880. Le proiezioni cornee si estendono per 5 cm al di sopra delle sopracciglia, mentre gli scheletri sono alti circa 2,2 m. A parte queste anomalie, sono anatomicamente del tutto normali. È stato stimato che furono seppelliti intorno al 1.200 a.C.
Doppia dentatura. Nel 1888 a Clearwater (Minnesota) furono recuperati sette scheletri in un tumulo sepolcrale. Anche questi sono anatomicamente corretti, se non per il fato che la loro bocca è caratterizzata da una doppia fila di denti nella mandibola superiore ed in quella inferiore. Tutti sono stati sepolti in posizione seduta con la faccia rivolta verso il lago. La loro fronte è particolarmente bassa e spiovente con le arcate sopraccigliari molto pronunciate.
Meccanismo di Antikythera. In una teca del museo Nazionale di Atene si trova un curioso oggetto che probabilmente rappresenta il più complesso strumento scientifico dell’antichità. Il “meccanismo” fu rinvenuto nel 1900 in una nave affondata nel primo secolo a.C., al largo dell’Isola di Antikythera (tra Creta e la terraferma). Il meccanismo, una volta studiato, oltre a costituire una prova della sofisticata conoscenza astronomica dell’epoca, ha rivelato soluzioni tecniche adottate “ufficialmente” più di 1000 anni più tardi.
Ancora i Dischi Dropas. Tra sperdute ed inaccessibili montagne al confine tra Cina e Tibet sono stati ritrovati alcuni dischi, antichi di almeno 12.000 anni, con una tecnica di registrazione delle informazioni scritte, simile a quella utilizzata oggi sui dischi LP in vinile. Questi dischi sono curiosamente collegati con una tribù locale dalle caratteristiche morfologiche quantomeno singolari e non classificabile in alcun gruppo etnico razziale conosciuto.
Dogon del Mali. La tribù dei Dogon, antica di migliaia di anni, detiene conoscenze astronomiche apparentemente impossibili. In particolare, sembra che conoscano molto bene il sistema della stella Sirio. In questo caso si tratta di conoscenze “fuori posto”.
Ma freniamo gli entusiasmi eccessivi per le scoperte e vediamo alcuni esiti delle analisi. Delle batterie di Baghdad, datate tra il 250 a.C. e il 250 d.C., ce ne sono attualmente conservate circa una dozzina nel Museo Iracheno di Baghdad. È formata da una giara in ceramica contenente una guarnizione di metallo che avvolgeva un cilindro in ferro, che a sua volta aveva un tappo in asfalto. Se riempita con del liquido a tendenza acida, dovrebbe produrre potenzialmente energia in maniera simile al sistema della pila zinco-carbone. Tale processo si pensa venisse utilizzato solo per la placcare dei pezzi di metallo, data la complessità dello sviluppo di un circuito elettrico. Molti altri, invece, considerano sia una casualità che i materiali utilizzati producano energia se sollecitati, e che in realtà si tratti di un sistema per la conservazione di rotoli sacri di papiro.
Il vaso di Dorchester, Massachusetts (USA), ritenuto datato a 320 milioni di anni fa, in realtà non ha nulla di antico, e plausibilmente si trattò di uno scherzo ad opera degli operai del cantiere dove è stato rinvenuto.
Delle pietre di Ica, ne sono state ritrovate circa 15.000, e molte di esse si sono rivelate essere un falso che fanno con certezza dire che si tratta di una bufala.
Il Teschio dello Zambia, o “Teschio di Broken Hill”, è un cranio umano che si dice risalente a 150-300.000 anni fa (le prime datazioni lo ponevano a 38.000 o a 70.000 anni) e presenta sulla tempia sinistra un foro perfetto, privo di linee radiali, come quello lasciato da una ferita d’arma da fuoco. Il buco può essere spiegato più prosaicamente come una ferita dovuta al canino di un grosso predatore, o a una foratura artificiale del cranio, pratica rituale usata per scacciare gli spiriti maligni.
Si aggiungono alla lista una serie di oggetti scambiati per OOPArt oppure falsificati più o meno abilmente da mano umana, o spesso da avidi rivenditori. Un esempio è il geode di Coso: nonostante il nome, non si tratta di un vero geode ma di un grumo di creta in cui si è trovato anche un pezzo di chiodo. La presenza dell’oggetto è stata strumentalizzata da gruppi creazionisti americani (come “Creation Outreach” e “Institute for Creation Research”), che hanno aggiunto ai pochi dati divulgati dagli scopritori numerose informazioni fasulle, aumentando il mistero intorno all’oggetto. Nel 1999 l’oggetto è stato identificato in base alle prove portate da un gruppo di collezionisti: è senz’ombra di dubbio una candela per autocarro di marca Champion, di uso comune negli anni ’20.
I teschi di cristallo, protagonisti di infinite leggende sulle quali torneremo e attribuiti a civiltà precolombiane, sono in realtà falsi fabbricati a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
Le sfere metalliche di Klerksdorp, Sudafrica, che alcuni pensano essere opera dell’uomo: i geologi concordano sul fatto che tali sfere non sono dei manufatti, in quanto non ci sono segni di lavorazione umana, ed è quindi plausibile che si tratti di semplici pietre elaborate dalla natura, e che accostate tra loro fanno pensare a un mortaio con relativo pestello.
Certo, alla luce di queste scoperte e analisi scommetto che qualcuno avrà già pensato alla Grande Piramide. La piramide di Cheope, o meglio di Khufu (perché tale è il nome trovato all’interno della stessa), che rappresenta ancora oggi uno dei più grandi misteri della nostra epoca, e probabilmente anche di quelle passate. I misteri cominciano proprio dallo studio delle dimensioni: i 4 lati sono perfettamente allineati con i 4 punti cardinali, con un errore medio di 3 minuti d’arco, equivalenti ad un errore infinitesimale inferiore allo 0,015 per cento (l’osservatorio astronomico di Parigi ha un errore di orientamento doppio rispetto a quello della Piramide di Cheope). Un’accuratezza incredibile per qualsiasi edificio, anche attuale. Il bisogno di tanta precisione è incomprensibile, considerato che anche i moderni costruttori dovrebbero ricorrere a sforzi immensi solo per sperare di avvicinarsi ad una simile accuratezza.
Esistono centinaia di esempi di anomalie simili a quelle descritte, abbastanza per sconvolgere le discipline scientifiche tradizionali, ma non sufficienti a riscrivere la storia. Abbiamo già appurato che la natura di molti oggetti fuori dal tempo non regge a un buono studio che li rimette perfettamente in asse, e dal momento che essi non concordano con le teorie convenzionali, sono quasi sempre rifiutati o ignorati, vuoi per giusto senso critico, vuoi per scetticismo. I casi presentati non hanno la pretesa di ribaltare le attuali teorie scientifiche, ma almeno di farci ammettere che forse c’è ancora molto da sapere sulla vera storia del nostro pianeta (o che forse, più semplicemente, c’è da aggiungere che la mente dell’uomo non possiede confine). OOpart o meno, essi sono la prova che non è l’epoca a fare gli uomini, ma il loro desiderio di creare e inventare: quell’eterna sete di conoscenza che li accompagna verso il futuro .
Cosi riparto per la mia fortezza: già la sento, mi chiama, ci sono voluti due giorni di viaggio tra musei e istituti europei e non per raccogliere le informazioni, ma in fondo questa ricerca si chiude con un po’ di amaro in bocca. Una vana speranza di essere sulla pista finale si è rivelata essere un mistero ancora più fitto, fatto di oggetti e menti che vedevano oltre la loro epoca: in fondo non mi dispiace, ammetto che ci tengo molto ai miei libri di storia e senza di essi la fortezza non sarebbe la stessa; al volgere della sera, quando sarò a casa, vi dedicherò qualche ora in attesa del prossimo viaggio, anche se vi confesso di conoscere già la prossima meta…
Shar-kharn, custode di mondi
–Michele D’Elia–