Shadow of the Colossus, famoso titolo uscito su PlayStation 2 nel 2006, sta per subire il trattamento al quale tanti altri suoi “colleghi” sono stati già sottoposti, ovvero una trasposizione cinematografica. E per l’ennesima volta ci chiediamo: quante possibilità ci sono che si riveli un successo?
Sembrava che qualcuno ci avesse fatto la grazia lasciando che tutto finisse nel dimenticatoio, ma dopo tre anni si torna a parlare dell’approdo sul grande schermo di Shadow of the Colossus, videogioco che probabilmente in molti di voi conosceranno per essere stato uno dei più interessanti prodotti della scorsa generazione di console, negli anni in cui su PlayStation 2 usciva l’impossibile e Nintendo non sfornava cagate per bambini a manetta.
Se non lo conoscete, oltre ad intimarvi con una certa insistenza di trovare un modo per giocarlo (è uscita una versione rimasterizzata in HD su PlayStation 3), vi posso dare qualche informazione: l’avventura è opera di Fumito Ueda, lo stesso papà di ICO e di un altro gioco che, visto l’andazzo, probabilmente non uscirà mai (sto parlando di The Last Guardian per PlayStation 3), e ci fa indossare i panni di Wander, giovane cavaliere che ha il compito di far fuori sedici cazzutissimi giganti, e riportare così in vita la sua amica Mono. La trama è trattata in maniera volutamente vaga e, come in ICO, è stato scelto di abbandonare interfacce grafiche, oggetti, menù e quant’altro in favore di un approccio al gameplay più immediato e di una maggiore focalizzazione sull’aspetto onirico dell’avventura. Scopo del gioco, quindi, è andare a caccia di questi colossi, scovarne i punti deboli e abbatterli.
Chi ha giocato Shadow of the Colossus converrà con me che, qui più che in altri casi, trasportare sul grande schermo un’opera del genere è semplicemente impossibile. Il gioco è stato studiato per essere un prodotto interattivo, oltre che destinato ad un pubblico di nicchia (se il videogioco più “poetico” che avete provato è stato l’ultimo FIFA, di certo vi risulterà “leggermente” difficile farvi piacere un titolo del genere), quindi ricrearne una versione cinematografica significherebbe essenzialmente tirare fuori un qualcosa di completamente diverso sfruttando il nome del gioco, pochi cazzi.
Da quel che si sa fin ora, sulla sedia da regista ci sarà Josh Trank, divenuto famoso per il recentissimo Chronicle (film che pare abbia avuto successo, ma qui sull’isola non c’è stata ancora occasione di vederlo), mentre non si conosce ancora chi sarà lo sceneggiatore. In ogni caso, sappiamo già come andrà a finire: la storia tragica dei videogiochi che diventano film è pronta a ripetersi.
Radda, smanettone dell’isola
–Mario Ferrentino–