A quanto pare il gergo degli MMORPG è ormai così diffuso che alcuni lettori italiani, evidentemente esterni a tutto il mondo dei giochi di ruolo online, ci si sono imbattuti, avendo la reazione tipica di ogni n00b. Così, alcuni di loro, confusi da tutti quegli “aggrare”, “skillare”, “droppare” e “laggare”, si sono rivolti agli esperti del settore: non gli utenti stessi, ma l’Accademia della Crusca, che ai giorni nostri offre anche consulenze linguistiche.
È così che è nato questo articolo, in cui la linguista Lucia Francalanci non solo spiega il significato, l’etimologia e la forma dei più comuni termini gergali degli MMORPG, ma offre anche un interessante resoconto sul mondo dei giochi di ruolo. E non solo quelli online: il pezzo si apre con una brevissima storia dei giochi tabletop, a partire dalle esperienze di Gary Gygax e Dave Arneson che poi sono sfociate in Dungeons & Dragons.
In generale, però, l’articolo non cerca di creare un dizionario con tutti i termini usati negli MMORPG, anche perché sarebbe impossibile: spesso ogni gioco online ha la sua nicchia di lessico specifico, tale che certi glossari individuano oltre 1000 termini, e solo una cerchia relativamente ristretta di neologismi specifici può essere definita comune. Pertanto, la Francalanci si concentra su questi ultimi, spiegandoli in maniera breve, ma efficace. In alcuni casi perfino noi potremmo trovare delle sorprese: sapevate che “mana” è una voce melanesiana, con la quale i parlanti nativi indicano, cito direttamente dall’articolo, “la forza vitale, soprannaturale propria di ogni essere vivente”?
Ora, sebbene a noi appassionati un glossario del genere non colpisca più di tanto, credo sia interessante soffermarsi sulla spiegazione, data dalla linguista, sulle cause scatenanti della formazione di questo lessico: la ricerca di identità condivisa e il bisogno di brevità. Se la seconda è tipicamente propria degli MMORPG, in cui i giocatori chattano nel mezzo dell’azione e hanno bisogno di tantissime sigle, la ricerca di un’identità comune, di un senso di appartenenza a un gruppo, è propria di qualsiasi fandom.
Alla fine condividere le stesse passioni è un collante fortissimo per gli esseri umani, e tutti noi che leggiamo o scriviamo su Isola Illyon possiamo testimoniarlo: la passione per il fantasy ci unisce, tanto negli interessi quanto, a volte, nel linguaggio. Di sicuro abbiamo tutti un grosso bagaglio terminologico sui giochi di ruolo pen-and-paper, molti dei quali sono elencati anche dalla Francalanci (visto che ovviamente gli MMORPG sono ispirati ai GdR cartacei): se fosse stato Isola Illyon il sito esaminato, quante volte sarebbero comparsi “dungeon”, “tank”, “healer”, “party”, “quest” o “loot”? Certo, probabilmente non avremmo avuto molto gergo derivato dell’informatica, quali “quittare”, “patchare”, “crashare” o “bindare” (per quelli dobbiamo vedere le Simon’s Tales!), ma forse sarebbero apparsi “build”, “TPK”, “house rules”, “dungeon crawl”, “powerplayer” o “diceless”.

Villa medicea di Castello (FI), sede dell’Accademia della Crusca – Foto di Avemundi
Ma quindi, alla fine di tutto questo discorso, non è che il nostro caro linguaggio settoriale sia stato analizzato e sviscerato solo per essere tacciato di eresia dalla terribile Accademia della Crusca?
Ebbene, no. La Francalanci conclude l’articolo sottolineando come il nostro gergo, molto debitore all’inglese e fortemente vicino ai linguaggi giovanili, sia “molto particolare, sicuramente ricco e innovativo ma soprattutto dinamico, in continua evoluzione”. Niente roghi, niente fucilazioni in pubblica piazza, se non in uno solo dei commenti al relativo post sulla pagina Facebook della Crusca.
Strano, vero? In realtà vi assicuro che non lo è: i linguisti non sono grammar nazi (anzi, i grammar nazi sono i linguisti niubbi), non prescrivono le “regole” della lingua, ma si limitano a descriverne i fenomeni per capire come essa funzioni. E il nostro gergo settoriale è un fenomeno nuovo e interessante, che è giusto e utile studiare, anche perché non ucciderà l’italiano, né lo imbastardirà o creerà un fantomatico “itangliano”.
Questo gergo va condannato solo nel caso in cui non sia comprensibile da chi ci ascolta o legge: se i vostri compagni di party fanno una faccia strana quando dite che il vostro tank, con 120 PF, 30 di CA e TS altissimi, critta i PNG del master, è il momento di tornare a usare un lessico un po’ meno criptico. Poi certo, questi neologismi possono anche non piacere, ma i gusti personali non scrivono le grammatiche, sebbene influenzino i fenomeni della lingua.
L’unico mio motivo di rammarico è che la Crusca abbia aspettato il 2018 per parlare di questi termini, ma si sa: gli accademici sono lenti a fare le cose e arrivano quando la festa è già finita.
Quindi, che ne dite di proporre ai Cruscanti qualche altro termine del nostro linguaggio? Scriveteli nei commenti: poi glieli gireremo!
–Gloria Comandini–
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