Probabilmente al giorno d’oggi non esiste opera che abbia influenzato il fantasy a venire (e non solo il fantasy) come Il Signore degli Anelli e tutta la immane mole degli scritti tolkieniani. La mitologia della Terra di Mezzo – perché di ciò si tratta – ha bene o male lasciato il segno su tutte le forme di comunicazione, compreso il mondo dei videogiochi.
Curiosamente, però, mentre l’influenza sulla maggior parte dei videogames fantasy fin dagli albori del mezzo è innegabile, risultano pochi i titoli ambientati direttamente nella Terra di Mezzo – o in qualunque dei continenti di Arda, se è per questo. Che si sia trattato di questioni di diritti, o di timor sacro da parte delle software house nell’avvicinarsi all’unico vero moloch del fantasy moderno, poco importa in questa sede: il risultato è che i prodotti in questione si contano nell’ordine delle due dozzine, e quelli che hanno lasciato un segno di qualche tipo nella storiografia videoludica sono ancora meno.
Come è inevitabile per tutto ciò che concerne Tolkien, esiste un prima e un dopo Peter Jackson, e questo fatto è ancora più vero nel caso del digitale: prima della trilogia cinematografica, infatti, si contano una manciata di titoli, quasi tutti concentrati nel decennio a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90. Si va da avventure testuali ad abbozzi di strategici a turni come la serie Guerra nella Terra di Mezzo della Melbourne House, da Il Signore degli Anelli Vol I e Vol II: Le Due Torri della Interplay, primi rudimentali tentativi di RPG ambientati nella Terra di Mezzo, all’omonimo gioco del 1994 per SNES che però aveva un gameplay differente, molto simile a The Legend of Zelda. Poi, per quasi un decennio – sembra incredibile – non fu pubblicato nessun gioco riguardante le opere di Tolkien, finché tra il 2002 e il 2003, sull’onda del successo della trilogia cinematografica, vide la luce un’altrettanta trilogia videoludica che, benché slegata al suo interno, copriva tutti gli eventi del romanzo. Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, sviluppato da Vivendi e basato non sui diritti cinematografici ma su quelli letterari, era un action-adventure in terza persona con una componente ruolistica appena abbozzata, accolto in modo ambiguo dalla critica di settore. Nonostante fosse risultato un discreto successo commerciale, fu surclassato dai due titoli della EA (che contava invece sulla licenza cinematografica) Il Signore degli Anelli: Le Due Torri e Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re, due giochi pesantemente votati all’azione, degli hack’n’slash in terza persona che sconfinavano in picchiaduro 3D a scorrimento con piattoni di ascia bipenne e Fiamme di Anor assortite a sostituire ceffoni e sganassoni vari (mentre la componente ruolistica era ai minimi termini, nonostante la scelta di poteri e combo dei personaggi tra una missione e l’altra).
Arrivò quindi la volta, tra il 2004 e il 2006, della serie La Battaglia per la Terra di Mezzo, ottimi strategici in tempo reale dal taglio inusitatamente realistico (ancora oggi due dei pochissimi giochi a rendere l’idea dell’impatto di uno squadrone di cavalleria pesante su una formazione di fanteria mal disciplinata). Il tempo di godere (?!) de Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord (altro prodotto dalla natura prettamente action) nel 2011 e di qualche altro trascurabile titolo, che arriviamo direttamente al 2014 e a La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor e il seguito L’Ombra della Guerra, di cui sappiamo vita, morte, miracoli, pregi e difetti (tra i quali una certa disinvoltura, alcuni sostengono troppa, nel disporre di famosi personaggi di ere differenti della continuity tolkieniana).
Risulta paradossale, ma è evidente come il genere videoludico meno frequentato direttamente dalla Terra di Mezzo sia proprio quell’RPG che invece tanto deve, indirettamente, proprio alle creazioni del Prof. Tolkien. Ed ecco cosa mi piacerebbe personalmente giocare in futuro, un bel, sano RPG ambientato direttamente su Arda. Meglio ancora, una serie di bei, sani RPG ambientati direttamente su Arda che esplorino tutte le differenti incarnazioni del genere. Perché probabilmente il maggiore ostacolo allo sviluppo di un gioco di ruolo riguardante Il Signore degli Anelli è stato finora il fatto che si abbia a che fare con una storia e con personaggi talmente iconici che andare a sondarli con il genere nel quale il giocatore esercita il libero arbitrio per antonomasia sarebbe stata un’impresa improba senza far gridare al sacrilegio. Però, grazie ai Valar, Arda è immensa e Tolkien stesso, come abbiamo detto più volte, ha solo abbozzato gran parte della sua geografia e della sua storia. Per cui butto lì un paio di desiderata che non hanno sicuramente la pretesa di essere assoluti, ma che mi sembrano densi di suggestioni. Per esempio, giochereste un RPG isometrico old school alla Pillars of Eternity (nel quale i fondali predipinti potrebbero dare il meglio di sé nella rappresentazione della Terra di Mezzo) al comando di un party impegnato a ostacolare gli sgherri dell’Oscuro, magari a Bosco Atro, nel Nord, nella Contea o sulle coste di Gondor, mentre le vicende principali de Il Signore degli Anelli vanno avanti? Io sì. Oppure, giochereste un bell’open world ambientato nel Beleriand durante la Prima Era, o nell’Eregion e nei territori circostanti, Khazad-Dum compresa, durante la forgiatura degli Anelli del Potere? Io sì. In fondo, se in Skyrim ci si è riusciti con un’ambientazione vergine, non dovrebbe essere impossibile dettagliarvi, per la gioia del fantasy esplorativo, temi, ambientazioni e missioni senza tradire la visione originale di Tolkien.
E voi, quale videogame di ambientazione tolkieniana amereste giocare? Fateci sapere la vostra!
–Luca Tersigni–
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