Quando si parla di Pathfinder, difficilmente si riesce a passare inosservati. Il titolo di Paizo si colloca ancora oggi al primo posto tra i GdR più venduti di sempre, senza considerare quel paio di progetti videoludici in cantiere, e ora su piattaforme mobile è disponibile anche Pathfinder Duels, un gioco di carte collezionabili online per dispositivi iOS e Android, realizzato su licenza dal team 37 Games.
Si tratta di un’app che utilizza la solita formula free-to-play con feature aggiuntive acquistabili dal gioco. Da questo punto di vista nulla di nuovo: è un sistema che sembra funzionare bene, nonostante si incorra spesso nel rischio di virare la rotta verso il pay-to-win.
All’apertura del gioco veniamo invasi dalle immagini che hanno reso Pathfinder noto, e la sua famosa copertina con il drago ci catapulta sulla plancia di gioco, accogliendoci con un tutorial. Ecco, appunto, la plancia di gioco: ci sono le varie icone che ci permettono di entrare nelle principali modalità di gioco (Duel, Tavern), più il tab social, il proprio mazzo e l’immancabile negozio. Fin qui tutto pratico e semplice, anche se la grafica non si può certo dire stupefacente.
Qualunque sia la modalità scelta, il gameplay resta identico: ci si scontra con un avversario, che si tratti della CPU o di un giocatore umano, ognuno con la sua mano di carte casuale e la sua quantità di Arcana, il Mana necessario a metterle in gioco. Le meccaniche di Pathfinder Duels non si distaccano di molto da tanti altri giochi della stessa categoria, come Hearthstone o Magic the Gathering, giusto per citarne un paio, sebbene possa comunque contare su alcune particolarità. Innanzitutto, il tempo di attesa è ridotto al minimo, e questo perché i due utenti giocano il loro turno in contemporanea, eliminando così anche qualsiasi vantaggio derivante dall’essere il primo o il secondo giocatore a iniziare la partita – scelta interessante, che è stata realizzata dando un preciso ordine di azione al campo di battaglia.
Ogni partecipante ha la sua metà di campo composta da sei caselle, dove può giocare le sue creature o gli incantesimi. Ogni casella è numerata, e alla fine del turno le carte interagiscono in contemporanea dalla numero 1 alla numero 6, in ordine crescente. Inoltre, l’effetto delle creature è solitamente limitato a un’area di campo, tipicamente la colonna di fronte nello spazio avversario.
Questo, oltre a ridurre i tempi di attesa, rende necessario un approccio strategico: non solo bisogna decidere quali carte giocare, ma anche dove farlo, determinando immediatamente quali avversari si andranno ad attaccare, o quali alleati a difendere.
Dal punto di vista degli eroi che il giocatore può controllare, non c’è molto da dire. Le classi disponibili sono le stesse di Pathfinder, come Stregone, Druido, Paladino, ecc., e ognuna di esse può contenere nel mazzo delle carte generiche e altre specifiche. Inoltre, ogni giocatore può equipaggiare svariati oggetti magici per potenziare il proprio eroe.
Un elemento sul quale gli sviluppatori dovrebbero lavorare di più è certamente quello tecnico: certo, un titolo graficamente più semplice in grado di funzionare anche su dispositivi più vecchi è sempre apprezzato, ma questo Duels non si sforza, ad esempio, di proporre qualche illustrazione che vada oltre le classiche del manuale che, seppure ne rappresentino un punto di forza e di riconoscibilità, non possono non lasciare quella sensazione di già visto.
In ogni caso, Pathfinder Duels è un buon gioco che può tenere attaccati al proprio smartphone per diverse ore. Il vero problema è che si piazza in un mercato ormai saturo, e di certo non si può dire che il titolo abbia la cura del dettaglio che può avere un Hearthstone o un The Elder Scrolls: Legends, né tantomeno una fan base alle spalle come quella di Magic.
Di giochi di carte collezionabili disponibili per mobile ce ne sono a decine, ognuno con i suoi punti di forza e debolezza: questo Pathfinder: Duels ha certamente dei punti di forza, ma forse il richiamo principale resta nel suo marchio. Il mio consiglio è comunque di scaricarlo e dargli una possibilità.
–Daniele Gabrielli–
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