Siamo onesti: ci sono mille e uno motivi per essere dubbiosi sul nuovo film Jumanji: Benvenuti nella giungla, in uscita nelle sale italiane il 4 gennaio 2018. Primo, perché è l’ennesimo sequel, e anche se ormai ci siamo arresi al fatto che almeno l’80% di quello che vediamo sul maxischermo sia un sequel/prequel/reboot/revival di qualcos’altro, cominciamo a sentire una lieve nausea da indigestione.
Secondo, perché il suo diretto predecessore in linea di successione, sua maestà il grande classico del 1995 con l’indimenticabile Robin William nei panni di Alan Parrish, è effettivamente un precedente troppo illustre per non rendere rischioso qualsiasi paragone. Insomma, trovare motivi per risparmiare i soldi del biglietto sembra fin troppo facile: la vera sfida, dunque, è capire perché invece i fan debbano dargli una chance. E siccome il film originale uscirà sicuramente imbattuto dallo scontro, i motivi per farlo sono tutti legati ai collegamenti diretti fra le due pellicole. Ecco i cinque che ho individuato!
1) Welcome to the Jungle!
Il film di Joe Johnston, 22 anni fa, non ci ha mai portati nella giungla di Jumanji – d’altra parte, non ce n’è stato bisogno: è stata lei a venire da noi! Quindi ne dovrei dedurre che nessuno di voi ha mai avuto la curiosità di vedere dove Parrish abbia vissuto per 26 anni? Se non altro, questo film ci mostrerà la magia senza tempo che si nasconde dietro il gioco. Tanto più se, come sembra di capire dal trailer, il mondo di Jumanji si è evoluto negli ultimi vent’anni: non so voi, ma io sono curiosa di sapere quanto e in che modo.
2) Com’è nato Jumanji?
In origine era un gioco da tavolo: il fatto che adesso quattro studentelli finiscano nella giungla attraverso un videogioco potrebbe sembrare una contraddizione, ma nelle speranze di chi scrive potrebbe illuminare aspetti misteriosi del mondo di Jumanji. Se infatti esistono diversi giochi con i quali compiere il salto dimensionale da uno mondo all’altro, allora le varie piattaforme di gioco non sono altro che portali per un universo che esiste autonomamente dalla partita: potremmo essere di fronte a un’interessante via di mezzo fra Hunger Games, Stargate e il mondo di Landover concepito da Terry Brooks, un pianeta parallelo in cui bisogna superare delle prove per sopravvivere. Solo speculazioni? Per ora sì, ma il prossimo punto della lista farebbe sperare in qualche approfondimento sul mondo di Jumanji.
3) L’eredità di Alan Parrish
Uno dei motivi per cui molti non erano entusiasti all’idea di vedere la nuova fatica cinematografica di Jake Kasdan (Orange County, Bad Teacher, Sex Tape) è la grande assenza dell’attore che ha dato il volto al personaggio di Alan, il compianto Robin Williams. A risollevarci il morale ci sono però le parole di Jack Black, che fa parte del cast: pare che ci saranno riferimenti ad Alan, anzi molte delle modifiche da lui apportate alla giungla di Jumanji aiuteranno i personaggi a cavarsela nel gioco. La linea guida del film, insomma, sarà quella di renderlo un sentito omaggio a Robin Williams.
4) Un gioco che insegna
L’elemento veramente antesignano del film degli anni ’90 era l’attenzione data al legame fra le meccaniche di gioco e l’apprendimento: giocando, i personaggi imparano a conoscere un mondo diverso, a risolvere enigmi con astuzia e a sopravvivere sviluppando la propria capacità di adattamento. Il fatto che il boardgame ora venga trasformato in un videogioco arcade non cambia la sostanza della storia, in cui il gioco diverte, spaventa, ma soprattutto insegna.
5) La caccia continua
Non sappiamo se nel film vedremo uno dei personaggi più riusciti del cult del 1995, il mitico cacciatore Van Pelt, ma nel trailer appaiono squadroni di cacciatori più tecnologici, dotati di moderni fucili per la caccia grossa e di moto che inseguono i giocatori in folli corse attraverso le radure. Oltre a mantenere il tema della caccia all’uomo, che rende la soluzione del gioco ancora più ardua, questo elemento crea quantomeno i presupposti per mantenere alti gli standard adrenalinici del prequel.
Sentite rumore di arrampicata sugli specchi? Io invece sento tamburi. Siete sicuri di non voler tornare nella giungla?
–Francesca Canapa–
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