Potrei riassumere “The Queen’s Justice”, terzo episodio della settima stagione di Game of Thrones, così: ricompense, soddisfazione, «oooh, finalmente!».
L’abbiamo già detto, qui si sta correndo, cari i miei spettatori. Tre puntate ed è già successo di tutto: non grandi eventi in sé, ma tutto quello che doveva accadere per preparare l’inevitabile scontro finale è già accaduto (o quasi). E poi c’è il mito, un senso della storia più ampio e inevitabile rispetto alle misere vite umane di cui siamo stati spettatori finora. Insomma, non c’è tempo da perdere in frivolezze, le pedine devono muoversi più velocemente possibile e, a proposito di pedine, in questo episodio la strategia militare vince sui muscoli 10 a 0.
A Roccia del Drago avviene ciò che tutti aspettavamo con trepidazione da anni: Jon incontra Daenerys. Se vi aspettavate delle campane a festa, sarete rimasti delusi. Sapevamo che dovevano incontrarsi prima o poi, e l’hanno fatto nel momento più cupo, quando serve molta concretezza e poca retorica. Ma, appunto, niente frivolezze, c’è una sola vera guerra da combattere, e Jon deve giocarsi tutte le sue carte, perché è il solo a sapere quanto siano in gioco i destini di tutti – una minaccia che solo il vetro di drago (e magari dei draghi veri) possono sventare. Bellissimo il contrasto tra l’austera ed elegante Targaryen e il montanaro di poche parole e abituato ai fatti Snow: nonostante la diffidenza, prevalgono il buon senso e il rispetto tra due re finalmente maturi. Bravi Emilia e Kit, mi siete davvero piaciuti!
Colpi di genio degli sceneggiatori, tra l’altro, sono stati l’ironia dietro le parole di Dany, che proprio di fronte a un altro ignaro Targaryen ribadisce di essere l’ultima rimasta della sua casata, e il drago che passa a volo radente (che nemmeno Maverick in Top Gun) sulla testa di un incredulo Jon, mentre lui dice «io non sono un Targaryen». Applausi.
Tyrion, comunque, ci mette del suo per perorare la causa di Jon, e se alla fine Dany accetta di lasciare che gli uomini del Nord estraggano il prezioso minerale, è soprattutto per merito del Folletto – anche se questa volta in tattica militare il nostro Lannister preferito non ne azzecca una e si fa prendere in giro da Cersei, Jamie ed Euron. Ma andiamo con ordine.
Cosa troverà Dany nei meandri di Roccia del Drago assieme a Jon? Forse la “verità” che la maga Quaithe le aveva predetto qualche stagione fa? «Per trovare la luce (metafora di verità, ndr) dovrai passare per le tenebre», le disse, e ora sappiamo che la Khaleesi non dovrà recarsi ad Asshai come tutti, compresa lei, pensavano. Quindi occhio a quello che succederà là sotto.
C’è il tempo di assistere a un emblematico scambio di battute tra Varys e Melisandre. Lei dice di aver compiuto il suo dovere nel far incontrare il Ghiaccio con il Fuoco, e che il suo tempo su questo continente è finito (anche perché con Davos nei dintorni…), poi predice all’eunuco che è scritto che entrambi muoiano in terra straniera, dunque a Westeros. Quindi è facile immaginare che la sacerdotessa rossa tornerà, magari per dare una mano contro gli Estranei nel momento decisivo.
Dicevamo dei giochi di strategia in casa del leone rampante. Senza più la flotta Greyjoy, si spera nella presa di Castel Granito da parte degli Immacolati. Questo avviene – con una bellissima sequenza narrativa raccontata in tempo reale da Tyrion – ma la gioia dura poco, perché l’esercito dei Lannister in realtà è quasi tutto ad Alto Giardino. Verme Grigio non ha nemmeno il tempo di rendersi conto che Jamie gli ha volutamente lasciato prendere la fortezza, che arriva Euron a distruggere le restanti navi di Daenarys. Un giorno speriamo che ci spiegheranno come minchia abbia fatto a essere lì dopo che aveva appena catturato le Serpi delle sabbie e Yara da tutt’altra parte, ma vabbe’. A proposito di Serpi e dorniani: Euron entra trionfale ad Approdo del Re, acclamato dalla folla. Chissà poi perché… porta finalmente in dono le prigioniere a Cersei, che gli concede la sua mano. Ma solo a guerra finita.
Alleati con i Greyjoy, tenuta buona la Banca di Ferro di Bravos e disarmati i Tyrell – tutti ci aspettavamo la Montagna che torturava Ellaria e sua figlia, e invece Cersei paga sempre i suoi debiti, in questo caso con la stessa moneta – i Lannister vanno alla conquista di Alto Giardino. Un’ellisse narrativa non ci mostra la battaglia, ma quello che importa è ciò che succede tra Olenna e Jamie. Potete essere fighe quanto volete, ma non lo sarete mai come la Regina di Spine, che muore, obbligata a bere del veleno, confessando di aver ucciso Joffrey. Dignità batte muscoli. E ora lo Sterminatore di Re sa pure che Tyrion è innocente!
Menzione d’onore per il solito e sempre più mio idolo personale Sam. Jorah è ufficialmente guarito e può tornare dalla sua bella Dany – che avrà bisogno anche di lui, ora che tutti i suoi alleati sono stati sconfitti – e l’Arcimaestro Ebrose si congratula, a suo modo, con il giovane Tarly. La ricompensa? Non dovrà più svuotare pitali, bensì copiare dei vecchi volumi che si stanno sgretolando. E se vi trovasse qualche altra informazione succulenta per combattere il Re della Notte?
Non posso che finire parlando del grande ritorno che tutti aspettavamo, quello di Bran a Grande Inverno. Devo ammettere che mentre Sansa lo abbracciava una lacrima mi è scesa, cosa che invece non è successa all’impassibile quartogenito Stark. Ma in effetti lui è a conoscenza di cose che al confronto un ricongiungimento familiare può sembrare un’inezia. Distaccato, perso, un’altra persona rispetto al fratellino che ricordava Sansa.
Cosa mi aspetto? Che anche Arya faccia ritorno a Grande Inverno e che possiamo finalmente vedere gli Stark riuniti sotto lo stesso tetto; che Dany dia ascolto a Olenna e decida di fare il drago; che Jon finalmente scopra le sue origini, anche grazie a Bran; che riappaia il Mastino, perché voglio vederlo brandire la spada finalmente verso il nemico giusto.
–Michele Martinelli–
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