Forse l’avrete già letto in giro: la rivista americana Game Informer ha recentemente pubblicato una lista di quelli che – a modo di vedere della redazione – sono i 100 migliori videogiochi di ruolo della storia, a prescindere dalla piattaforma sulla quale hanno preso vita (potete leggerla qua). Ora, ci si potrebbe porre domande sull’utilità di una classifica di questo genere – che lascia inevitabilmente un po’ il tempo che trova sia per l’impresa decisamente improba di racchiudervi l’intera storia di un genere videoludico, sia per l’inevitabile grado di soggettività che una siffatta classifica porta con sé: probabilmente la risposta risiede proprio nel fatto di stimolare il dibattito e la riflessione intorno a un genere ormai abbondantemente sulla cresta dell’onda da un paio di decadi, e particolarmente capace di lasciare un’impronta emotiva e coinvolgente sui videogiocatori – o almeno su quelli che non limitano la loro esperienza videoludica al calzare i pantaloncini di Cristiano Ronaldo in un paio di stagioni di un Fifa qualsiasi.
In quest’ottica la classifica di Game Informer è indicativa, come vedremo, delle due tendenze (soprattutto nei primi tre posti) più in voga negli ultimi anni di GdR digitali, ma fornisce un sacco di spunti interessanti anche per quanto riguarda altri capisaldi dei due decenni appena passati, che in questa sede sarebbe troppo lungo esaminare nella loro interezza. Interessante, per esempio, la presenza di un World of Warcraft al sesto posto e di un Ultima Online (cui WoW deve quantomeno tutto a livello di concept e di filosofia di gioco) al tredicesimo, così come quella della saga di Diablo, tecnicamente borderline trattandosi (a voler essere rigorosi) di un hack n’slash più che di un RPG vero e proprio (segno di quanto sia intesa inclusiva la classifica e in senso latissimo la categoria del GdR digitale). Più significativo di tutto però, si diceva, il podio della classifica.
Al terzo posto la rivista americana piazza Chrono Trigger, un J-RPG del 1995 per SNES che sfido tutti, a parte i più bacucchi come me, a ricordarsi – al netto di riedizioni successive come quella del 2008 per Nintendo DS. Al di là della qualità grafica, notevole per l’epoca, e di alcune novità nel gameplay come l’introduzione di un rudimentale embrione di tempo di cooldown per le abilità all’interno della classica azione da J-RPG (combo, ecc.ecc.), la vera innovazione del titolo consistette nel fatto di essere il primo esponente del genere nel quale le azioni dei personaggi portavano a un’effettiva alterazione della trama successiva di gioco con tutte le conseguenze del caso, tra le quali i finali multipli.
Al secondo posto Game Informer piazza invece Final Fantasy VI (1994, SNES), universalmente ritenuto il migliore esponente di una saga infinita e precursore di quasi tutte le tendenze RPG di là da venire, tra le quali una trama complessa e adulta, un gameplay non lineare, una caratterizzazione dei personaggi superba e pure un bozza di struttura open world, tanto da essere ritenuto dalla critica uno dei migliori videogiochi di sempre e addirittura il miglior videogioco di ruolo di tutti i tempi.
Sul gradino più alto del podio, infine, la sfanga nientemeno che The Elder Scrolls V: Skyrim, titolo che non ha certo bisogno di presentazioni e col quale Bethesda, nel 2011, porta a perfetto compimento la filosofia dell’RPG open world, nel quale la trama principale rimane molto in sottofondo e la componente esplorativa è portata ai massimi livelli, un vero e proprio Simulatore di Vita Quotidiana dell’Eroe Fantasy™.
Una classifica del genere, al di là della strizzatina d’occhio al pubblico più giovane rappresentato dalla presenza di due JRPG su tre (per quanto paradossalmente datati) ha l’indubbio merito, come dicevamo in testa all’articolo, di enfatizzare due dei temi più importanti degli RPG degli ultimi anni: da una parte la tendenza sempre più spiccata all’open world, dall’altra la precisa volontà di offrire ai videogiocatori la vera essenza del genere (a partire dai GdR tabletop), cioè una scrittura di livello al di là della quantità di poligoni e pixel, e soprattutto un’effettiva ripercussione delle azioni dei personaggi sulle vicende successive.
Inutile dire che ognuno di noi potrebbe avere in mente una classifica e un podio diverso. Personalmente, per esempio, escluderei sia Final Fantasy VI (una serie che non mi ha mai preso granché) che Chrono Trigger, innovativi sì, ma come tutti i J-RPG un filo troppo fumettosi e poco “ruolistici” per come la intendo io. Retrocederei poi Skyrim al terzo posto, fantastico ma alla lunga troppo dispersivo come open world non supportato da una solida trama di fondo, mentre per rispettare comunque le linee guida di cui sopra piazzerei al secondo posto il mai troppo osannato Dragon Age: Origins, esempio di superba interazione ruolistica e una delle trame più originali degli ultimi quindici anni, e al primo posto il superbo Planescape: Torment, allo stesso tempo alfiere dell’indimenticabile stagione d’oro degli RPG isometrici ed esempio di gioco al di fuori di ogni schema, capace di lasciare a bocca aperta con una qualità di scrittura che diventa praticamente letteratura.
Diteci, Illyoners, qual è invece il vostro personale podio?
–Luca Tersigni–
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