È forse inutile ripeterlo, ma anche l’ultimo Play di Modena ha visto la partecipazione della vostra Isola di informazione fantasy preferita, i cui redattori, tra due giorni di conferenze e innumerevoli demo, hanno anche trovato il tempo di girovagare tra gli stand degli espositori e le decine di tavoli su cui si consumavano centinaia di avventure epiche, duelli all’ultimo sangue, e terribili battaglie.
Proprio queste ultime hanno attratto l’attenzione del sottoscritto, e in particolare un’area transennata su cui campeggiava orgoglioso il vessillo di The 9th Age, uno dei progetti di wargaming più ambiziosi (e, a nostro modesto avviso, riusciti) del momento.
Chi segue l’Isola da qualche tempo avrà forse presente le travagliate vicende legate alla Games Workshop (tra le principali case di produzione nell’universo dei wargame da tavolo fantasy e fantascientifici), e in particolare il trattamento riservato a uno dei suoi titoli storici, Warhammer Fantasy.
Riassumendo brevemente: un paio di anni fa l’azienda britannica decide, per ragioni mai precisamente chiarite, di cestinare nel giro di pochi mesi il celebre gioco di battaglie fantasy, nonostante i suoi venticinque anni di storia, regole, e lore. A sostituirlo è stato lanciato sul mercato Warhammer: Age of Sigmar, verso il quale i giudizi sono quantomeno contrastanti.
Si è trattato di un duro colpo per gli appassionati di lunga data, che si sono sentiti leggermente traditi da una casa di sviluppo notoriamente poco interessata ad affidarsi ai giudizi dei consumatori per dettare le proprie linee di mercato, al quale va a sommarsi una certa ritrosia da parte dei negozi ufficiali GW (per molti gruppi di giocatori, principale se non unico punto di riferimento sul territorio) a supportare ulteriormente partite di Warhammer Fantasy.
Dalla delusione, tuttavia, si è rapidamente passati alla determinazione (che non esito a definire ammirevole) a tenere in vita il sistema di gioco, emancipandolo se necessario dal marchio Games Workshop.
È così che nasce The 9th Age, la “Nona Era” (otto infatti sono state le edizioni di Warhammer Fantasy rilasciate ufficialmente), quella che potremmo definire una rivisitazione da cima a fondo di meccaniche, armate, e soprattutto lore (per ragioni di copyright) del vecchio universo fantasy, condotta secondo un approccio rigorosamente bottom-up (cioè con un riferimento continuo ai suggerimenti e alle proposte dell’utenza) e assolutamente volontario, con un team internazionale di curatori che vede, tra gli altri, anche un art-director italiano d’eccezione: si tratta di Michele “Thorsen” Bertilorenzi, già collaboratore della DC Comics, al quale preferiamo ora lasciare la parola con la videointervista che ci ha gentilmente concesso.
–Federico Brajda–
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