Per un bambino cresciuto nei turbolenti anni ’90 molti erano i segreti terrori connessi all’universo dei giochi da tavolo: le partite a Monopoli in grado di sfasciare intere famiglie, il terrore cieco e impotente di vedersi appioppato un +4 giocando a UNO, nonché una certa dose di preoccupazione all’idea di essere intrappolati improvvisamente nel perverso gioco di un boardgame demoniaco in grado di alterare la realtà a piacimento, imprigionare bambini per anni e anni in un limbo da incubo, e scagliare contro ragni giganti, bestie selvagge e spietati serial killer assetati di sangue.
Almeno, quest’ultima parte risulterà familiare a quanti avranno visto Jumanji, il film di Joe Johnston tratto dall’omonimo libro per ragazzi di Chris Van Allsburg, divenuto nel tempo un piccolo cult grazie anche alla partecipazione del sempre compianto Robin Williams.
Per chi lo ha amato, questo dev’essere un periodo di alti e bassi emotivi. Sì, il film sta per ricevere un sequel (uscita prevista: dicembre 2017), ma considerate le informazioni trapelate fino a questo punto, sembra che Jumanji 2 abbia in comune con il proprio predecessore solamente il titolo e un bonario razzismo stereotipato nei confronti del continente africano.
Parecchie sono state le critiche mosse alla pellicola, prima fra tutte quella alla sua esistenza: si sentiva veramente il bisogno di un sequel dell’originale Jumanji? Ora il bimbo degli anni ’90 che è in me sta urlando “sì” a pieni polmoni, ma lo pseudo-adulto che scrive per Isola Illyon non può fare a meno di chiedersi quanto e se l’idea sia invecchiata bene negli ultimi vent’anni (risposta: non tanto), e soprattutto quanto fosse valida tanto per cominciare. Jumanji è stupendo, certo: ma quanto dell’apprezzamento è dovuto alla maestria di Williams e quanto alla complessità della trama? Non so se vi ricordate di Zathura, 2005, di Jon Favreau. Probabilmente no, ma vi dico che è Jumanji nello spazio senza Robin Williams.
In secondo luogo: ha senso produrre un film di Jumanji senza Jumanji? Perché, vedete, nel timore che le generazioni moderne fatichino a capire il concetto arcaico di “gioco”, gli sceneggiatori Chris McKenna e Erik Sommers hanno pensato bene di togliere l’obsoleto boardgame con dadi e pedine in favore di un massiccio arcade stile anni ’90 che, anziché divertirsi a modificare la realtà e creare linee temporali alternative, si limiterà a risucchiare i quattro protagonisti in un universo parallelo dove saranno interpretati da degli avatar il cui casting appare… ampiamente opinabile.
Se provassimo a pensare ai possibili protagonisti per il sequel di un film con Robin Williams, è difficile che Dwayne “The Rock” Johnson possa apparire in cima alla lista (per quanto una Mrs. Doubtfire 2 impegnata in corse clandestine assieme a Vin Diesel sembri comunque migliore del reboot di Ghostbusters). Per sicurezza, comunque, aggiungiamo Jack Black, Kevin Hart e una Karen Gillian solo leggermente ipersessualizzata, per poi iniziarci a chiedere (come del resto ha fatto notare un fan su Twitter) se l’obiettivo non sia un reboot di Tropic Thunder (2008).
Scopriamo poi che questi sono solamente gli avatar, e che i veri protagonisti sono quattro adolescenti, due ragazzi e due ragazze, che durante una detenzione scolastica si imbattono nel suddetto arcade stregato, venendone intrappolati. Oltre a chiederci che genere di scuola tenga nei presi di un’aula di detenzione dei giochi arcade (stregati o meno), sono molti i dilemmi socratici sollevati dalla frase precedente: ma il fatto che una teenager si reincarni in un Jack Black non fa un po’ troppo teoria del gender per i cinema italiani? E poi, è legittimo apprezzare una Karen Gillian intenta a correre mezza nuda sapendo che, formalmente, si tratta pur sempre di una minorenne? Quando esattamente Hollywood si stancherà del massacrare l’infanzia di un’intera generazione a colpi di reboot?
Ah, ma ci hanno rassicurato che il film conterrà dei rinoceronti in CGI. È questo che abbiamo amato dell’originale, no? Rinoceronti in computer grafica di qualità scadente. Brilliant!
–Federico Brajda–
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