Non riuscirò mai a dimenticare i Cd-Rom che trovavo nei cereali da ragazzino. Li sparavi nel lettore del PC e partivano dei punta e clicca di dubbia qualità. Ricordi unici, che mi hanno sempre fatto chiedere se i giochi tratti da film fossero tutti brutti. Fortunatamente poi ci sono state conferme sul fatto che mi sbagliassi, specie per il mondo dei videogame.
Oggi parliamo però di film e boardgame recensendo Labyrinth – Il gioco da tavolo di Alessio Cavatore, pubblicato da dVGiochi in Italia e basato su Labyrinth – Dove tutto è possibile di Jim Henson che, illyoners cari, è un gioco perfetto.
Perfetto perché è la trasposizione migliore possibile di personaggi, dinamiche, stile, grafiche e linguaggio della pellicola cui si ispira – trasuda, insomma, Labyrinth da ogni dado.
Si tratta di un board game da 1 a 5 giocatori (nella modalità a 5 si potrà impersonare Jareth il Re dei Goblin!), della durata media di 30 minuti.
La giovane Sarah, obbligata a far da baby sitter al suo fratellino Toby che piange e strepita impaurito da un temporale, si augura che questi venga rapito dal Re dei Goblin (aka David Bowie) e la smetta così di frignare. La fervida fantasia della ragazza ad un certo punto prende vita e, attraverso le sembianze di un barbagianni, Jareth il re dei Goblin arriva a casa dei due ragazzini e rapisce il piccolo Toby, fornendo a Sarah 13 ore di tempo per ritrovarlo, prima che lo trasformi in un goblin.
Il setup prevede che ogni giocatore scelga uno dei 4 personaggi disponibili (Sarah, Bubo, Sir Didimus e Goggle) utilizzandone la relativa miniatura, i dadi corrispondenti alle caratteristiche di Velocità, Ingegno e Forza, e i segnalini Volontà. Le miniature vengono posizionate sul tabellone centrale, e i giocatori cominciano a muoverle sulle caselle dell’intricato labirinto alla ricerca della porta d’accesso alla ‘Città dei Goblin’. Ogni casella ospita uno slot per una carta e ogni volta che un giocatore finisce il suo turno in una casella vuota pesca una carta Labirinto e ne legge il testo. Questo, collegandosi a scene o momenti del film, obbliga il giocatore a compiere una prova utilizzando le sue statistiche di base: se la sfida viene superata ci sono dei bonus, altrimenti vi saranno dei malus e la carta rimarrà a occupare quella casella fino a che quella sfida non verrà superata.
I giocatori possono anche decidere di muovere le loro pedine insieme, aumentando così le possibilità di superare ogni singola prova, ma dovendosi adattare ai punti movimento del personaggio più lento. Grazie a un sistema di ordinamento delle carte Labirinto, solo una volta completati i 2/3 del mazzo comparirà finalmente la carta ‘Entrata nella città dei Goblin’ che permette ai giocatori di lasciare l’area esterna del tabellone per muoversi al centro della plancia e sconfiggere i mostri che ne sono a guardia. Una volta battuti Goblin e creature avverse l’ultimo nemico da affrontare sarà Jareth, e solo il utente che guida Sarah potrà sconfiggerlo.
Nonostante il funzionamento globale sia abbastanza semplice, quello che anima la ricerca dell’uscita dal labirinto è quell’ansiogenissimo Orologio Goblin che, composto da 13 ore, alla fine di ogni turno ne scandisce una. Sbagliato pensare che la partita debba durare per forza 13 turni, in quanto la sfida con Jareth, ad esempio, consumerà un’ora per ogni fallimento. Questa meccanica è davvero interessante, in quanto è un elemento imprevedibile all’interno di un sistema di gioco canonico e semplice, che ne sconvolge la struttura e crea la necessità di conquistare quanto prima terreno per raggiungere il villain in tempo.
Il prodotto non contiene meccaniche particolarmente complicate, e la struttura ricorda Talisman, nonostante l’ambientazione sia molto diversa. È proprio quest’ultima l’elemento chiave di Labyrinth: il gioco ne è talmente impregnato che anche la colorazione marrone-arancio degli ambienti del film è possibile trovarla un po’ ovunque. È un titolo simpatico, piacevole e destinato a chi ha a cuore la pellicola cui si ispira o a giocatori che vogliono divertirsi con un gioco leggero. D’altro canto chi invece non ama questo film, con il suo stile retrò e i personaggi anche un po’ grotteschi, non troverà innovazioni incredibili.
Il tempo di gioco è ottimale, i turni scorrono veloci, le sfide della carte Labirinto risultano piacevoli, e tutta la dimensione di gioco non presenta sbavature. L’autore è riuscito a creare un gioco e nasconderlo in un labirinto, e tutti quelli che sono appassionati di questo film, scegliendo di avventurarsi in questo dedalo di feels cinematografici, lo apprezzeranno senza alcun dubbio. E poi c’è David Bowie, e quindi deve essere un bel gioco per forza. Altro che i videogame dei cereali.
– Luca Scelza –
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Labyrinth – Recensione Board Game
Luca Scelza
- Il gioco coglie in pieno lo spirito del film;
- Le componenti sono di buona qualità;
- Bellissima la grafica anni '90;
- Il titolo è poco adatto a giocatori esperti;
- Chi non ha apprezzato il film difficilmente troverà interessante il gioco;