L’ho già detto che questo marzo è stato davvero un mese incredibile per i videogiocatori? Nintendo ha lanciato Switch (ma soprattutto The Legend of Zelda: Breath of the Wild), Square Enix ha pubblicato Nier: Automata (qua trovate anche la nostra recensione), e Guerrilla ci ha consegnato un altro pezzo da novanta, l’attesissimo Horizon: Zero Dawn, disponibile in esclusiva per PlayStation 4. Come se la sarà cavata il team olandese, fin ora praticamente responsabile soltanto della saga FPS Killzone, con un action RPG open world?
La protagonista del gioco, lo sapete un po’ tutti, è Aloy, una ragazza inizialmente emarginata dalla sua tribù. Sì, parliamo di tribù, perché Horizon è ambientato in un futuro post-apocalittico dove il genere umano è tornato a vivere in una sorta di stato primitivo, e la natura ha ripreso possesso della Terra, sulla quale però vivono anche delle creature meccaniche. Il giocatore fa la conoscenza della ragazza sin da quando è bambina, e ne segue la crescita durante la prima mezz’ora di gioco circa. C’è l’impressione che la trama sia piuttosto lenta, ma fortunatamente dopo qualche ora inizia a ingranare e propone una storia interessante e piacevole da seguire, pur senza particolari guizzi narrativi.
Anche il gameplay non propone particolari elementi innovativi, ma senza dubbio riesce a “riassumere” con successo tutte le caratteristiche introdotte nel corso del tempo dagli action open world più acclamati di sempre. Aloy può muoversi liberamente nel mondo, avendo a disposizione diverse tipologie di armi con cui affrontare gli avversari meccanici e umani. Si va dal classico arco (col quale è possibile craftare frecce di vari tipi) a una sorta di lancia da mischia, fino ad arrivare a trappole in grado di rallentare il nemico dandoci così un grande vantaggio tattico. Grazie al dispositivo di realtà aumentata che abbiamo con noi, possiamo analizzare poi l’ambiente circostante non solo per individuare i punti deboli dei nemici (funzionalità che ovviamente risulta fondamentale per cavarcela nelle lotte contro le macchine, specialmente quelle più grosse), ma anche per seguire tracce e scovare la fauna necessaria alla creazione di munizioni e altri oggetti utili. Il sistema di crafting funziona piuttosto bene nella sua semplicità, e anche la ricerca di materiali non risulta mai troppo difficoltosa.
Da buon gioco di ruolo, Horizon non si fa mancare neppure un sistema di crescita basato su punti esperienza e punti abilità, questi ultimi spendibili per sbloccare nuove skill passive e attive, come quella che permette di trovare un maggior numero di elementi per il crafting o quella che rallenta brevemente il tempo quando ci prepariamo a scoccare una freccia. In più, a un certo punto dell’avventura è possibile iniziare ad “hackerare” i sistemi delle creature meccaniche, rendendole così mansuete e dandoci persino la possibilità di cavalcarle per coprire rapidamente grosse distanze – senza dimenticare che è possibile sfruttare lo spostamento rapido anche semplicemente accendendo dei falò in luoghi specifici della mappa.
Tutto bello, non c’è dubbio, ma risulta chiaro sin da subito che l’aspetto che colpisce maggiormente di Horizon sia quello tecnico (come avrete potuto notare anche voi durante la nostra live su Twitch). Il motore grafico Decima, già sfruttato in Killzone: Shadow Fall e in procinto di fare la sua bella figura anche col nuovo titolo di Hideo Kojima, Death Stranding, gestisce senza grossi problemi la mole poligonale e i movimenti di tutti gli elementi di gioco, cedendo leggermente solo nelle situazioni più concitate. Seppure ci sia qualche piccolo glitch e qualche texture che a volte carica con un po’ di ritardo (nulla che una bella patch non possa risolvere), la spettacolarità è assicurata: già solo il colpo d’occhio è in grado di lasciare a bocca aperta, se poi ci mettiamo la grande attenzione posta nella realizzazione delle varie tribù (con abbigliamenti e acconciature unici) e la cura certosina dell’architettura di ogni macchina in cui ci imbattiamo, possiamo solo applaudire gli art director di Guerrilla per l’ottimo lavoro svolto. Peccato per una mimica facciale non sempre precisa, e un doppiaggio italiano stranamente meno ispirato del solito.
Per quanto riguarda la longevità, tra storia principale, missioni secondarie e semplice voglia di muoversi per la mappa a osservare la natura che ci circonda, il titolo tiene impegnati per poco meno di 40 ore.
Che altro aggiungere? Complimenti al team di Guerrilla, che si è dimostrato capace di esplorare con successo un genere inedito, specialmente in un periodo in cui realizzare nuove IP che funzionino è sempre il percorso più duro da intraprendere (specialmente per i publisher che devono mettere mano al portafogli). Bene così!
Voi che ne dite? State già giocando a Horizon?
–Mario Ferrentino–
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