Ricordate la webserie The Gamers? Gli stessi autori, Zombie Orpheus, sono tornati con un nuovo progetto, Attacking the Darkness, un mockumentary (cioè un finto documentario) comico su una coppia di fondamentalisti cristiani intenzionati a bandire il gioco di ruolo e sul loro epico tentativo di realizzare un film che demonizzi D&D e affini.
Harmony Hope Bryant (Lauren O’Neill) vuole aprire gli occhi al mondo dimostrando che i giochi di ruolo sono una manifestazione del demonio. Per questo convince suo marito Brady (Brian S. Lewis), un affabile wedding planner, ad aiutarla a produrre un film su due ragazze innocenti che vengono trascinate loro malgrado in un turbine di vizio e perdizione dal loro amore per i giochi di ruolo. Il film potrà essere realizzato grazie ad un modestissimo budget messo a disposizione dalla gigantesca parrocchia che i coniugi Bryant frequentano.
Il mockumentary racconta i dietro le quinte di questa caotica produzione, che ben presto si rivelerà completamente disperata, tra un gruppo di allibiti filmmaker indipendenti interessati solo a portare a termine l’opera, dei credenti troppo impetuosi il cui unico scopo è quello di diffondere la parola del Signore, e alcuni giocatori che difendono strenuamente la loro passione preferita. In pratica si tratta di un finto backstage del precedente successo di Zombie Orpheus, Dark Dungeons.
Con queste premesse ci sarebbe da aspettarsi un prodotto divertente che strizzi gli occhi a tutti gli amanti dei GdR. Purtroppo la situazione è un po’ più complicata.
Il mockumentary non è un genere facile, e quando parliamo di un lungometraggio di un’ora e mezza circa, il rischio di annoiarsi è sempre dietro l’angolo, nonostante il gruppo spinga molto su una comicità che spesso sfocia nel grottesco.
La prima metà di Attacking the Darkness, titolo che cita una serie di sketch a tema D&D del gruppo Dead Alewives, si focalizza in modo particolare su questa coppia di cristiani, dipingendoli come ignoranti, bigotti e ipocriti. Lo spettatore riesce a farsi anche due risate guardando Brady alla prese con la sua omosessualità repressa e Harmony Hope che tende a vedere il maligno ovunque, ma al susseguirsi di situazioni sempre simili, i primi quaranta minuti o giù di lì rischiano di essere un po’ pesanti.
Nella seconda parte, quando anche gli altri personaggi vengono affrontati in maniera più corposa e hanno un minimo di sviluppo, si delineano tutte le varie interazioni, e fortunatamente la musica cambia in meglio. C’è il flirt tra il produttore-pastore e l’addetta al catering, il giovane parrocchiano ritrovatosi attore strafatto di meth, e finalmente due giocatori di ruolo entrano in scena come consulenti.
In effetti il vero punto dolente del film è l’assenza quasi totale di quello che, a leggere intenti e sinossi, sarebbe dovuto essere il fulcro centrale della narrazione, ovvero il rapporto tra questa coppia di ultra bigotti e il gioco di ruolo visto come manifestazione di Satana. Se Dark Dungeons si proponeva di fare esattamente questo, e cioè ridicolizzare una certa critica religiosa mai del tutto sopita (soprattutto in America) che vede nell’immedesimazione richiesta dai giochi di ruolo un atto perverso, Attacking the Darkness parla invece di ben altro, ovvero di cosa gli uomini siano disposti a fare in nome delle loro passioni, toccando solo molto marginalmente il tema dei GdR.
Dunque, se siete alla ricerca di un film che parli di gioco di ruolo, Attacking the Darkness sarà inevitabilmente una delusione. Se invece avete apprezzato i passati lavori di questo gruppo e avete voglia di guardare un’opera scanzonata ambientata nei folli meccanismi di un set cinematografico, allora armatevi di santa pazienza: una volta superata la prima, ostica metà di film, la seconda vi darà esattamente quello che state cercando.
Attacking the Darkness è visibile on-demand qui.
–Simone Formicola–
Attacking the Darkness: recensione del mockumentary
Simone Formicola
- Tanti personaggi variegati con dinamiche divertenti;
- La seconda parte del film funziona benissimo e presenta sviluppi inaspettati;
- Il vero (finto) dietro le quinte di Darkest Dungeon!
- Prima parte monotona e ripetitiva;
- Non parla quasi per nulla di gioco di ruolo;