Vent’anni fa ero un bambino con i capelli rossi che a scuola subiva le inevitabili prese per il culo associate alla sua genetica. Non potevo farci molto. Inoltre, a casa avevo quella cosa chiamata La Fabbrica dei Mostri: un incredibile fornellino magico con il quale, da un impasto a base di incubi e plutonio, potevo creare serpenti, scorpioni e creature varie che di bello avevano solo l’essere appiccicaticci.
Direte voi: e che c’entrano le due cose? C’entrano. Perché La Fabbrica dei Mostri è stata il precursore del DIY (do it yourself) ludico per infanti. Ne hanno raccolto l’eredità le stampanti 3D, con la differenza che queste ultime permettono ai bambini di costruirsi delle pistole con cui sparare in faccia ai bulli il giorno dopo. Altro che scorpioni di gelatina. Viva il progresso, viva la libertà, viva la rivoluzione!
Se voi che leggete non siete dei bambini vessati è probabile che siate comunque dei poveri sfigati (con tutto il porno che c’è su Internet che ci fate su Isola Illyon?), del genere che a trent’anni gioca ancora con i boardgames e pittura le miniature di Warhammer 40k. Bravi, pure io. Apriamo quindi la sessione straordinaria della rubrica “DIY per adulti” parlando di quello che le stampanti 3D possono fare per un ultra-venticinquenne al quale non piacciano solo le pistole. Spoilero già ora il finale: a meno che il vostro fanciullo interiore non sia enorme, non aspettatevi di poter mettere in piedi dall’oggi al domani la vostra personalissima azienda “Giochi Preziosi”. Qualcosina c’è: la Mattel offre a famiglie e piccini la cosa più vicina immaginabile al giocattolo autoprodotto: ThingMaker, stampante 3D da 300 dollari con cui creare samurai/dinosauri/scheletri/carciofi attraverso moduli componibili. Fra i software creati per l’occasione e la natura “modulare” dei giocattoli si intravede del potenziale, ma quel che ci si può aspettare dal prodotto sono (per ora) pupazzi e giocattoli di dimensioni troppo grandi per poter interessare qualunque appassionato miniaturista.
Al di là della Mattel, comunque, ce n’è davvero per tutti i gusti: siete un giocatore annoiato in possesso di una stampante 3D? Fatevi una ricerca su Google e scoprirete che in giro è pieno di boardgames che possono essere stampati liberamente in quattro e quattr’otto (si fa per dire): TARDIS Run, per gli amanti del Dottore, è grande meno di un pugno e regala a due giocatori mezz’ora di divertimento relativamente a basso costo.
La tecnologia delle stampanti 3D è variegata, e fino a un paio di anni fa non si sarebbe potuti andare oltre un livello di dettaglio grossolano, analogo a quello dei pupazzetti di TARDIS Run – non in grado, insomma, di aggredire quell’altra sfera che ancora oggi ha mercato: quella delle miniature per tabletop games. Tuttavia è un mondo che progredisce a velocità supersonica: è possibile che l’autoproduzione sia già ora una seria minaccia per produttori come Games Workshop?
Abbiamo esempi che spaziano dalla creatività individuale (l’utente di Reddit che si stampa la sua piccola armata di Space Marines) alla vera e propria idea imprenditoriale: Hero Forge è un progetto nato su Kickstarter che promette un servizio di creazione e stampa di miniature personalizzabili, attraverso un processo di composizione il cui dettaglio è (va detto) difficilmente realizzabile con stampanti low budget. In ogni caso per l’oggettistica dei boardgames la tecnologia attuale va più che bene, così tanto che esistono siti come Shapeways nei quali è possibile acquistare dai carri armati di Risiko ai markers di Cthulhu Wars (a cavalcioni dell’instabile confine fra legalità e violazione dei diritti di proprietà intellettuale).
In questo senso la prospettiva forse più interessante, per gli appassionati, è quella della creazione di un mercato aperto di condivisione e sviluppo di idee, nel quale la proposta artistica possa trovare realizzazione immediatamente, piuttosto che dover passare per il filtro della grande casa di produzione. Certo è che attualmente comprare miniature è ancora più economico che stamparsele, se si considera che Hero Forge offre quelle personalizzate a prezzi che partono da 15$ in su.
Le prospettive non sono, economicamente parlando, particolarmente più rosee per chi vuole essere ideatore e produttore: una stampante 3D in grado di offrire una qualità analoga a quella di un prodotto industriale (parliamo sempre di miniature) non costa meno di un migliaio di euro. Mettiamoci anche il costo di realizzazione dei singoli pezzi, e s’intravede un ritorno economico solo dopo parecchi, parecchi, parecchi anni.
Insomma: la tecnologia non è ancora arrivata ad un livello tale da essere seriamente minacciosa per chi produce pezzi in quantità industriale. L’esempio di Hero Forge lascia intravedere un mondo in cui i veri appassionati possono sfruttare le capacità di una community per vedere realizzate in tempi relativamente brevi le proprie idee, ma si parla sempre di realtà imprenditoriali che offrono un servizio al consumatore finale. Lo stesso dicasi per Shapeways. Salvo l’esempio dei già citati boardgames da stampare, le stampanti 3D non sono una scelta ottimale per gli amanti dei giochi da tavolo che vogliano diventare indipendenti sotto ogni punto di vista: offrono gli strumenti a piccole realtà industriali, ma non tagliano ancora del tutto la catena produttiva. A meno che, ovviamente, non vogliate stamparvi una pistola.
– Luca Pappalardo –