«Il mondo sta andando in pezzi. Le bandiere imperiali imperversano nella galassia». Parole che suonano come un vero e proprio The story so far…, mentre escono dalla bocca del veterano della Guerra dei Cloni Saw Gerrera (Forest Whitaker). Parole pesanti quanto il suono della sua voce profonda, che riportano immediatamente la nostra memoria a momenti bui, all’ascesa dell’Impero, allo sterminio dei Jedi, alla caduta di una fiorente e pacifica Repubblica nell’oscurità. Perché è lì che ci riporterà “Rogue One: A Star Wars Story”, primo spin-off non d’animazione ufficiale del franchise creato da George Lucas, diretto da Gareth Edwards.
Lo sentite anche voi che l’attesa questa volta è diversa? Sarà forse perché esattamente un anno fa usciva “Il Risveglio della Forza”, il film della saga che più di ogni altro ha scatenato discussioni e scissioni tra fan? Il mondo è diviso tra chi si aspetta una conferma e chi un risarcimento danni?
LA MAGIA LASCIA SPAZIO ALL’OSCURITÀ
Nella pellicola torneremo indietro nel tempo, a quando tutto quello per cui integerrimi ed eleganti cavalieri avevano dato la loro vita sparisce all’improvviso, sotto i colpi dei blaster delle truppe imperiali e del risorgere del Lato Oscuro per mano dei Sith; a quando svaniscono le atmosfere fatate che avevano visto nascere l’amore tra due giovani idealisti, capaci di teneri abbracci sui verdi prati di Naboo, ma anche di accendere il loro fuoco guerriero; a quando il Bene sembra essersi nascosto come in latitanza, nell’attesa di ritrovare una speranza degna di essere seguita, che avrà gli occhi sognanti di un giovane contadino Tatooine.
È il dopoguerra, il crollo di una civiltà e dei suoi valori fondanti. Una specie di virata neorealista in cui ci sono solo macerie e violenze, spionaggio e guerriglia, e nessuna magia. Come possono uomini e donne “normali”, con le loro sole forze, affrontare un momento come questo?
È LA GUERRA, BABY
C’è un motivo se ho fatto questa digressione sulla trama: credo che dal film che vedremo nei nostri cinema da giovedì 15 dicembre dobbiamo aspettarci qualcosa di molto diverso da tutti gli altri episodi di Star Wars. La lunga ellissi che intercorre tra la risurrezione di Anakin Skywalker come Darth Vader e la distruzione della prima Morte Nera riguarda il periodo più cupo nella storia della Galassia lontana lontana. E noi, fino ad ora, non ne sapevamo nulla. Un lasso di tempo in cui un ordine sovversivo ha strappato a tutti i popoli la libertà, i sogni e il futuro. Quindi niente cavalieri senza macchia, niente droidi dall’aspetto simpatico e rassicurante, niente principesse da salvare. C’è solo la realtà di chi ha perso tutto, ma non la forza di combattere per regalare a chi verrà dopo la speranza di un mondo migliore.
STAR WARS, MACCHINA DA SOLDI
La Disney ha di certo rivoluzionato Star Wars, sfruttandone l’influenza sull’immaginario collettivo di milioni di persone per farlo uscire dalla nicchia di un fandom definito e trasformarlo definitivamente in un prodotto dell’industria culturale di massa del tutto pop. “Perché non lo era già?”, vi starete chiedendo. Certamente sì, ma qui siamo di fronte a una svolta che, complice l’evolversi di una società interconnessa e transmediale, toglie valore ai simboli invece che ridare loro nuova linfa. Una tendenza iniziata con l’uscita de “Il Risveglio della Forza” e continuata con l’annuncio dei più svariati spin-off, l’apertura di parchi a tema e la produzione del merchandising più variegato che si sia mai visto. Insomma, il mastodonte dell’intrattenimento fagocita tutto, tritura e rimacina i nostri sogni, e incassa denaro.
E I NOSTRI SOGNI?
Ma il potere del mito non si ferma di fronte al fatto che nei Disney Store possiamo trovare Winnie Pooh al fianco di Capitan America e Kylo Ren. L’attesa per “Rogue One” non sarà ugualmente eccitata e spasmodica come quella che ha preceduto Episodio VII un anno fa, ma stiamo pur sempre parlando di una pellicola capace di entusiasmare alla follia fan e giornalisti americani che hanno assistito all’anteprima mondiale del 10 dicembre. Un prodotto capace di dar luogo a una disputa politica tra i sostenitori del neo eletto presidente Trump e Chris Weitz, uno degli autori del film, reo di aver paragonato l’ascesa del tycoon a quella dell’Impero («organizzazione di suprematisti bianchi, osteggiata da un gruppo multiculturale guidato da donne coraggiose»). Una pellicola per cui tanti fan hanno espresso il proprio sdegno, perché se non ci sono le spade laser non è Star Wars (però c’è Darth Vader, cosa volete di più!), ma che è piaciuta talmente tanto a George Lucas – che aveva bocciato invece Episodio VII – che il regista Gareth Edwards può, per sua stessa ammissione, «morire felice». E devo dire che questa è una rassicurazione anche per il sottoscritto.
IL FASCINO DEGLI EROI NORMALI
Nonostante mi troviate in quella metà di esseri umani che hanno masticato amaro dopo aver visto “Il Risveglio della Forza”, e nonostante non sentissi certo la necessità di uno spin-off dedicato ad Han Solo, né tantomeno delle presunte pellicole su Boba Fett e Yoda, personalmente attendo con impazienza l’uscita di “Rogue One”. Perché se da una parte non mi interessa scalfire l’aura di mistero che avvolge alcuni dei personaggi più amati dagli appassionati – che piacciono anche per il “non detto” su di loro –, dall’altra devo dire che mi incuriosisce molto il carattere prettamente bellico e più realistico del film diretto da Edwards. Perché se è vero che i nostri eroi spesso provengono dal basso, siamo portati a dimenticare tutti coloro per cui questi eroi combattono. Incantati dai loro volteggi, restiamo sordi di fronte alle urla delle anime in pena di Alderaan, come non riserviamo il minimo interesse per i tanti caduti nel nome della resistenza. Come nella vita vera, troppo spesso celebriamo i grandi e dimentichiamo i piccoli. Ma è anche grazie al sacrificio di queste persone “normali”, unite da un comune senso di appartenenza, se la speranza nella Galassia (e nella nostra realtà) non è ancora definitivamente svanita.
Sarei davvero felice di sapere cosa ne pensiate voi, cari amici. Nel frattempo il vostro capo squadriglia vi augura buona visione e vi dà appuntamento su queste pagine per la recensione spoiler-free del film!
–Michele Martinelli–