Nobody Owens è un bambino un po’ particolare. Intanto si chiama “nobody”, cioè “nessuno”. Poi i suoi genitori (adottivi) sono dei fantasmi. Infine vive in un cimitero, accudito da un guardiano che è anche un vampiro. La sua storia, partorita dalla penna di Neil Gaiman in “The Graveyard Book”, suona comunque familiare a qualunque bambino: maestri severi, bulli e desiderio di evadere sono ammantati in una coperta fantastica e multicolore, ma restano il cuore della narrazione. Anche per questo motivo nelle librerie il romanzo sta sugli scaffali dei piccini, il che comunque non è un buon motivo per liquidarlo come tale: è una piccola gemma di letteratura fantastica, e i premi vinti lo dimostrano.
Qui, comunque, non parliamo del romanzo, bensì del suo adattamento a fumetti, uscito in Italia per NPE (Nicola Pesce Editore) con l’apprezzabile titolazione anglofona (“The Graveyard Book”, appunto, e non anche “Il Figlio del Cimitero” come è stata titolata la traduzione del romanzo). L’opera, un brossurato di ben 360 pagine a colori, è adattata da P. Craig Russell, e l’hanno illustrata diverse penne notabili del mondo del fumetto (Kevin Nowlan, lo stesso Russell, Tony Harris, Scott Hampton, Galen Showman, Jill Thompson, Stephen B. Scott, David Lafuente). La NPE aveva già pubblicato un lavoro di Russell, l’adattamento di alcune favole di Oscar Wilde, e con questo volume torna a offrire al mercato italiano un lavoro che mette insieme due autori prolifici e universalmente apprezzati.
La coppia Gaiman-Russell non è nuova: al secondo (che è sia autore che illustratore) si devono i disegni di alcune opere della serie di Sandman, tutte quante memorabili (Ramadan, Death in Venice e l’adattamento di Dream Hunters, originariamente storia di Gaiman illustrata da Yoshitaka Amano). L’intesa della coppia viene fuori soprattutto dall’adattamento, particolarmente fedele e capace di riflettere i toni del romanzo: quelli leggeri e dolceamari di Sandman qui si specchiano in un ibrido fra un “romanzo di formazione” e una serie di racconti autoconclusivi.
Inseguito dagli assassini di una misteriosa confraternita, Nobody Owens si ritrova orfano e cresce in un cimitero, accudito dagli spettri dei defunti e dal misterioso Silas, che nella rappresentazione del fumetto forse tanto misterioso non è: il libro prova a lasciare spazio alle congetture, il fumetto urla in faccia al lettore “È UN VAMPIROOOOOO” con tanto di mantelli neri. Al di là di questa perdonabile scaduta nel cliché, gli altri personaggi (dalla strega alla confraternita dei Jack, dal difficile Sleer allo spaventoso Uomo Indaco) portano tutti sulla carta le immagini disegnate dalle parole di Gaiman.
Il lavoro, in qualche modo, era già stato fatto in larga parte dallo scrittore: la storia si presta bene al mezzo del fumetto, soprattutto perché la divisione in capitoli si lega a una forte autonomia di ciascuno di essi (seppur nel solco di una continuità narrativa). Le avventure di Nobody scandiscono il suo percorso verso l’età adulta, e in ultima analisi la scoperta di se stesso, ma hanno abbastanza del tocco Gaimaniano da parlare anche a un adulto. Allo stesso tempo l’estro di Russell e compagni risulta un po’ limitato nella strutturazione delle pagine, estremamente lineari e prive della fantasia già vista in Ramadan. Trattandosi di un adattamento è perdonabile, anche se su 360 pagine dopo un po’ la pesantezza comincia a farsi sentire. Nulla da dire, comunque, all’edizione della NPE, che con un brossurato corposo e colori di qualità riesce a giustificare la spesa (non irrilevante ma del tutto adeguata a dimensioni e qualità del prodotto).
Potete acquistare l’opera in fumetteria o qui.
–Luca Pappalardo–
The Graveyard Book – Recensione del fumetto
Luca Pappalardo
- Ottimo rapporto qualità-prezzo;
- La storia si adatta perfettamente alla trasposizione a fumetti;
- Il fumetto non aggiunge nulla al romanzo;