Lo ammetto, anche io sono un fan di Dark Souls. Mi sono avvicinato alla saga con il secondo capitolo, considerato da tutti quello più orribile, per poi passare al terzo e finirlo in poco meno di una settimana. Ho scoperto di avere un debole per i videogame complicati, squisitamente mortali e con una trama nascosta che va scoperta e non viene spiattellata subito al giocatore. Quando mi è stata recapitata in redazione la copia a scopo recensione di Necropolis: A Diabolical Dungeon Delve (denominato d’ora in poi solo Necropolis per comodità) sviluppato dalla Harebrained Schemes, non ho atteso neanche un istante a lanciarmici senza pietà, analizzandolo nei più piccoli particolari come un piccolo Sabaku no Maiku. Purtroppo, però, c’era ben poco da analizzare…
NECROPOLI DEL PROCEDURALE
La trama di Necropolis gira proprio attorno a Necropolis stessa: una gigantesca città sotterranea (o forse immersa in un’altra dimensione?) creata da Abraxis, un leggendario arcimago. All’interno di questa sono nascosti immensi tesori, e solo pochi avventurieri riescono ad uscire vivi dalle sue stanze. Noi siamo uno di quegli avventurieri. Ironicamente sarà proprio Abraxis a guidarci nella sua creazione, commentando ogni nostro progresso.
Necropolis è un gioco che non vuole farsi prendere sul serio: fin dai primi passi comprendiamo quanto dietro ad ogni oggetto ci sia leggerezza e ironia, tese a rendere piacevole l’esperienza di gameplay. Partendo dalla descrizione delle armi e delle armature per poi terminare con le stanze ed i livelli, tutto è descritto in modo simpatico, lasciando poco spazio alla trama nascosta o a sentimenti di tensione provati giocando i vari Souls. Già nei primi minuti, quindi, spunta questa caratteristica che rende il titolo molto più leggero di quelli cui si ispira.
Il sistema di combattimento è molto fluido e, anche grazie a comandi molto souls-like, ci si getta senza troppa paura contro i nemici. Lo scontro è completamente basato sul tempismo, lasciando poco spazio allo spam incondizionato di colpi grazie ad un sistema molto punitivo di stamina e resistenza, che ci costringe ad arretrare e rimanere spesso sulla difensiva per prendere fiato. Il nemico non è quasi mai solo: spesso ci capiterà di affrontare ondate quasi soverchianti di piccoli bastardi, costringendoci ad un approccio alla mordi e fuggi e sperare che il fuoco amico non faccia il resto.
Ovviamente tutto ciò si ritorce sulla quantità di morte instillata tra le maglie del gioco. Morire è decisamente semplice, esattamente come in un Souls. Il vero problema è, però, la presenza del permadeath, la condizione che distrugge il nostro personaggio ad ogni morte, costringendoci a ripartire da capo tutte le volte, azzerando i nostri progressi, livelli ed quipaggiamento. Capirete anche voi che, in dieci livelli di profondità, questo si traduce in tanta, tantissima frustrazione. Inoltre nemici sempre uguali e ed equipaggiamento ricco ma decisamente ridondante, sono altri problemi rilevanti del titolo.
La grafica piacevole ed il sonoro di alta qualità non riescono ad aiutare queste meccaniche farraginose che, a lungo andare, vi daranno l’impressione di giocare a qualcosa di ripetitivo e difficile senza alcun fine se non quello di rendere la vostra permanenza a Necropolis sempre più frustrante. Ottima la modalità cooperativa, vero fulcro del gioco, che però non basta a colmare le mancanze del gioco.
Prima di andar via non perdetevi il mio gameplay che trovate qui sotto così da farvi un’idea del gioco guardandolo in azione. Ringrazio Nicholas, raccoglitore di cristalli di professione, per aver giocato con me nella modalità coop.
– Yari Montorsi –
Necropolis: A Diabolical Dungeon Delve – Recensione
Yari Montorsi
+ Tono di gioco ironico e leggero
+ Buoni grafica e sonoro
+ Ottima la modalità cooperativa, quasi un must
+ Il dungeon procedurale aiuta a combattere la monotonia
- Poca varietà di mostri e nemici
- Permadeath straziante
- L'equipaggiamento aumenta di poco le statistiche, rendendo inutile qualsiasi build